L'ultramaratoneta Crippa si supera: correrà da Lecco a Pisa
Dal Matitone alla Torre di Pisa. E cioè “tower to tower”. L’ultramaratoneta olginatese Roberto Crippa pronto alla nuova sfida, in calendario dal 10 al 13 ottobre prossimi: partenza alle 9 del giovedì dalla Canottieri di Lecco e arrivo la domenica nella pisana piazza del Duomo. Per via del rovello delle repubbliche marinare, dice.
Già: dopo la “scampagnata” postcovid dei 150 chilometri di Bormio nel 2021 percorsi in 29 ore e 43 minuti, è spuntata quell’idea lì delle repubbliche marinare. E così nel 2022 c’è stata Genova (203 chilometri coperti in 43 ore e 20 minuti), l’anno scorso Venezia (271 chilometri in 67 e 45 minuti) e quest’anno appunto Pisa, 320 chilometri. «Una maratona in più – dice Crippa – rispetto a Venezia. E soprattutto l’idea di sfondare il “muro” dei 300 chilometri. Pisa è un po’ più in là, ma va bene». Complessivamente, più di sette maratone in fila da compiersi in quattro giorni.
Il nuovo obiettivo di Crippa – 58 anni, professione giornalista - è stato presentato dallo stesso ultramaratoneta, affiancato dal collega Marco Corti.
Il percorso è già ben definito: partenza appunto da Lecco e poi via per Olginate e Brivio, l’attraversamento dell’Adda e dalla Bergamasca verso Crema e Cremona, poi Fidenza e il Parmense. Quindi l’Appennino da scavallare al Passo della Cisa: «A quel punto, il più alto del tracciato, 200 chilometri saranno ormai alle spalle. Mentalmente è incoraggiante: significa che la parte più faticosa è passata e all’arrivo mancano soltanto120 chilometri». Sceso a Sarzana «poi mi hanno detto che basta tenere il mare alla propria destra e si arriva a Pisa…». Con gli eventuali imprevisti da mettere in conto: una strada chiusa o una deviazione, «come quando mi sono trovato su una tangenziale autostradale e mi è toccato correre sulle aiuole o verso Genova l’interruzione del ponte sul Po. E comunque, i cambi di percorso a volte sono positivi: un improvviso ostacolo ti distrae, ti consente di focalizzare il pensiero su altro per cercare una soluzione». E tra gli imprevisti «eviterei volentieri un cane che ti insegue come mi è successo sull’Appennino ligure».
Questi sono i giorni della preparazione: l’ultimo “collaudo” da Olginate alla vetta della Grignetta e ritorno, la dieta per raggiungere il peso ideale («Non troppo poco perché altrimenti c’è poca sostanza a cui fare affidamento nei momenti di crisi. L’ideale sarebbero 72 chili») e il sonno giusto per essere più che riposati.
Perché per quattro giorni, ci saranno solo i microsonni e cioè riposi di dieci minuti da decidere secondo le esigenze e le circostanze: «Lo scorso anno avevo previsto un microsonno sul lago di Garda, ma sono arrivato che c’erano i giovani che uscivano dalle discoteche, sembrava di essere a Rimini, come fai a buttarti giù per dieci minuti? E dunque m’è toccato continuare finché non ho trovato un posto tranquillo in una vigna». Così come l’alimentazione che è l’aspetto più delicato perché succede che il corpo rifiuti cibi e bevande. E quindi tutto va dosato e scelto con cura: «Barrette energetiche solo all’inizio, meno gel e più cibi genuini» che significa anche la minestrina o la “scoperta” del panino al prosciutto sgranocchiato dal figlio Julian sulla strada di Genova o la brioche alla crema nella notte veronese dello scorso anno…».
Per circa l’80% del percorso, Crippa sarà sostanzialmente in solitaria, per quanto in contatto con il suo team che è poi costituito dalla famiglia, la moglie Nathalie, i figli Julian e Olivier, nonché un amico – Tommaso Stabilini – che lo accompagnerà nel primo tratto di strada: «Io sono un po’ indisciplinato in tutto – spiega Crippa: alimentazione, abbigliamento e anche il passo. Per esempio, durante la corsa per Bormio ero partito con un passo troppo veloce. Sono arrivato a Bellano e lì mi sono accorto che con quel ritmo non ce l’avrei fatta e quindi ho diminuito la velocità. Certo era la prima volta, c’era tanta adrenalina come c’è sempre nelle prime ore. Adesso so come regolarmi. Però, la partenza è la partenza. E Tommaso mi sa dare il passo giusto, la lentezza necessaria». Anche perché – scherza l’amico - «più di così non so andare».
Già: dopo la “scampagnata” postcovid dei 150 chilometri di Bormio nel 2021 percorsi in 29 ore e 43 minuti, è spuntata quell’idea lì delle repubbliche marinare. E così nel 2022 c’è stata Genova (203 chilometri coperti in 43 ore e 20 minuti), l’anno scorso Venezia (271 chilometri in 67 e 45 minuti) e quest’anno appunto Pisa, 320 chilometri. «Una maratona in più – dice Crippa – rispetto a Venezia. E soprattutto l’idea di sfondare il “muro” dei 300 chilometri. Pisa è un po’ più in là, ma va bene». Complessivamente, più di sette maratone in fila da compiersi in quattro giorni.
Il nuovo obiettivo di Crippa – 58 anni, professione giornalista - è stato presentato dallo stesso ultramaratoneta, affiancato dal collega Marco Corti.
Il percorso è già ben definito: partenza appunto da Lecco e poi via per Olginate e Brivio, l’attraversamento dell’Adda e dalla Bergamasca verso Crema e Cremona, poi Fidenza e il Parmense. Quindi l’Appennino da scavallare al Passo della Cisa: «A quel punto, il più alto del tracciato, 200 chilometri saranno ormai alle spalle. Mentalmente è incoraggiante: significa che la parte più faticosa è passata e all’arrivo mancano soltanto120 chilometri». Sceso a Sarzana «poi mi hanno detto che basta tenere il mare alla propria destra e si arriva a Pisa…». Con gli eventuali imprevisti da mettere in conto: una strada chiusa o una deviazione, «come quando mi sono trovato su una tangenziale autostradale e mi è toccato correre sulle aiuole o verso Genova l’interruzione del ponte sul Po. E comunque, i cambi di percorso a volte sono positivi: un improvviso ostacolo ti distrae, ti consente di focalizzare il pensiero su altro per cercare una soluzione». E tra gli imprevisti «eviterei volentieri un cane che ti insegue come mi è successo sull’Appennino ligure».
Questi sono i giorni della preparazione: l’ultimo “collaudo” da Olginate alla vetta della Grignetta e ritorno, la dieta per raggiungere il peso ideale («Non troppo poco perché altrimenti c’è poca sostanza a cui fare affidamento nei momenti di crisi. L’ideale sarebbero 72 chili») e il sonno giusto per essere più che riposati.
Perché per quattro giorni, ci saranno solo i microsonni e cioè riposi di dieci minuti da decidere secondo le esigenze e le circostanze: «Lo scorso anno avevo previsto un microsonno sul lago di Garda, ma sono arrivato che c’erano i giovani che uscivano dalle discoteche, sembrava di essere a Rimini, come fai a buttarti giù per dieci minuti? E dunque m’è toccato continuare finché non ho trovato un posto tranquillo in una vigna». Così come l’alimentazione che è l’aspetto più delicato perché succede che il corpo rifiuti cibi e bevande. E quindi tutto va dosato e scelto con cura: «Barrette energetiche solo all’inizio, meno gel e più cibi genuini» che significa anche la minestrina o la “scoperta” del panino al prosciutto sgranocchiato dal figlio Julian sulla strada di Genova o la brioche alla crema nella notte veronese dello scorso anno…».
Per circa l’80% del percorso, Crippa sarà sostanzialmente in solitaria, per quanto in contatto con il suo team che è poi costituito dalla famiglia, la moglie Nathalie, i figli Julian e Olivier, nonché un amico – Tommaso Stabilini – che lo accompagnerà nel primo tratto di strada: «Io sono un po’ indisciplinato in tutto – spiega Crippa: alimentazione, abbigliamento e anche il passo. Per esempio, durante la corsa per Bormio ero partito con un passo troppo veloce. Sono arrivato a Bellano e lì mi sono accorto che con quel ritmo non ce l’avrei fatta e quindi ho diminuito la velocità. Certo era la prima volta, c’era tanta adrenalina come c’è sempre nelle prime ore. Adesso so come regolarmi. Però, la partenza è la partenza. E Tommaso mi sa dare il passo giusto, la lentezza necessaria». Anche perché – scherza l’amico - «più di così non so andare».
D.C.