Calolzio: secondo 'estratto' dall'archivio Marenzi, in mostra al Lavello 'Strade di vita'

Continua l'opera di restituzione alla comunità di piccole (accurate) selezioni di immagini estratte dallo sterminato “archivio Marenzi”, un vero e proprio patrimonio di memoria personale e collettiva  – composto da 13 mila lastre e 30 mila negativi – donato dalla storica famiglia di fotografici al Comune di Calolziocorte affinché l'Ente pubblico si faccia custode di tale tesoro. 
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Dopo l'allestimento, lo scorso anno, di una prima mostra (corredata di catalogo), ieri sera al Monastero di Santa Maria del Lavello è stata inaugurata una seconda esposizione (anch'essa accompagnata dalla relativa pubblicazione), visitabile fino al prossimo 12 novembre. 
E se un anno fa – come spiegato dal professor Fabio Bonaiti a nome del gruppo di lavoro che ha curato il progetto – si era scelto di incentrare l'allestimento sulla famiglia Marenzi stessa, offrendo poi un “assaggio” di ciò che l'archivio conserva, per questa seconda edizione “non si poteva tornare su un antipasto”. Si è scelto dunque di trovare un tema quale filo conduttore. Un passaggio che ha richiesto uno sforzo ancora più intenso, arrivando a scegliere quale focus la strada. 
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Elisabetta Gandolfi, Fabio Bonaiti, Cristina Valsecchi, il sindaco Marco Ghezzi e il presidente della Fondazione Santa Maria del Lavello Roberto Monteleone

Ecco, quindi, che l'edizione 2023 di “Controluce” - questo il cappello messo all'iniziativa – ha quale titolo “Strade di vita”. “E non vita di strada, a cui oggi diamo un'accezione negativa” ha aggiunto ancora Bonaiti, rivolgendosi al pubblico presente al simbolico “taglio del nastro”. 
Di scatto in scatto – con la digitalizzazione e la stampa curata da Foto Giudici di Lecco – si vuole dunque “mostrare come si viveva negli spazi aperti, spazi senza barriere che “dialogavano” con gli spazi interni”. 
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Il tutto ricollegandosi anche al progetto sulla toponomastica cittadina avviato durante la scorso mandato amministrativo dal consigliere Pamela Maggi e ora affidato allo sviluppo degli alunni dell'Istituto Rota (rappresentato all'inaugurazione dai professori Matteo Lentini e Silvio Romano).

Galleria fotografica (55 immagini)

Le foto – tutte concentrate tra gli anni Trenta e gli anni Sessanta - raccontano dunque l'evoluzione dei quartieri di Calolzio, offrendo spaccati sulla vita di tutti i giorni e i “passatempi” di una volta, degli eventi religiosi (con partecipatissime processioni) e di quelli civili. Ben sottolineato poi anche l'avvento della motorizzazione, con il passaggio dai carretti a cavallo alle prime automobili, senza tralasciare le biciclette (spesso modificate per caricare l'intera famiglia) e le famose “corriere” entrate a far parte dei ricordi collettivi di tutta una generazione. Ricordi che il progetto, nel suo insieme, chiamandosi per l'appunto “Controluce”, vuole risvegliare, associando ciò che si vede a ciò che si “sente”, come rimarcato da Elisabetta Gandolfi, parte del gruppo di lavoro con il professor Bonaiti, Silvia Caracciolo, Marisa Gandolfi, Emanuela Locatelli, Elena Marenzi e Edoardo Riva.
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“Il progetto è vivo e lotta insieme a noi” ha sottolineato altresì l'ex dipendente comunale, parlando di una proposta che vuole essere duratura e di qualità, rifacendosi dunque all'intervento del sindaco Marco Ghezzi che, allineandosi ai ringraziamenti rivolti alla famiglia Marenzi e ai volontari dall'assessore Cristina Valsecchi, ha sottolineato come tante iniziative dopo la prima edizione sono destinate a scemare nel nulla. In questo caso invece, non solo si è arrivati a presentare una seconda mostra e un secondo catalogo, ma ci si sta già anche impegnando nello step successivo, per trasferire dunque l'archivio nei nuovi locali ricavati nell'ex C.A.G e reperire poi le risorse necessarie per la sua digitalizzazione. Un'iniziativa lodevole, come riconosciuto da Fabio Mastroberardino in rappresentanza della Provincia e da Carlo Greppi per la Comunità Montana, con la mostra inserita quale evento di apertura della 32^ rassegna “Estate di San Martino”.
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“Abbiamo investito molto tempo per questa cosa” ha chiosa della dottoressa Gandolfi che ben rende lo spirito di “Controluce”. “In più momenti mi sono chiesta “ma non stiamo perdendo tempo?”.  Mi sono risposta che chi conserva le radici lavora per il futuro ed è quello che stiamo facendo”.
A.M.
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