Bellano: canti e ricordi per il 25 Aprile a San Grato ai Monti
Un altro 25 Aprile a San Grato ai Monti. Dopo la cerimonia in paese, la Festa della Liberazione a Bellano è proseguita "in quota", con l'apposizione di una corona al Monumento ai Caduti, il pranzo e l'atteso evento pomeridiano. Da qualche anno, infatti, Pro Vendrogno e il Vecchio Comballo si occupano di raccogliere, conservare e divulgare documenti e testimonianze sulla Resistenza in Muggiasca.

La ricerca si è ampliata negli anni coinvolgendo anche il territorio di Bellano, portando alla realizzazione della mostra esposta proprio nella chiesa della località montana “che permette di farsi un’idea degli avvenimenti e dei protagonisti di quegli anni – dice Wilma Milani, presidente del sodalizio- Con il MUU, l’ANPI, l’Archivio della memoria di Mandello, il gruppo di persone che gestisce il sito 55rosselli.it e con il contributo anche del comune di Bellano, sono stati realizzati lo scorso anno il depliant dei sentieri partigiani di Bellano, Muggiasca e Dervio ed il sito Itinerarimemoria.it”.
Un evento, quello di ieri che ha voluto ricordare chi “lottando e magari morendo ci ha offerto la possibilità di vivere in pacifica democrazia per ottant’anni, ci darà l’opportunità di arricchire il sito del MUU con la documentazione e registrazione dei canti popolari resistenziali di queste montagne: un patrimonio immateriale della cultura locale che merita di essere salvaguardato”. L’intercalare di canti e racconti ha così coinvolto i numerosi presenti.
Nell’immaginario collettivo la funzione del canto nella guerra partigiana è quello dell’incitamento alla lotta. In realtà i temi trattati sono molto più variegati: l'orgoglio patriottico, la nostalgia di casa, gli affetti lontani, l’amore, la durezza della prigionia, la morte, il risentimento verso il nemico, l’aspirazione ad un futuro migliore.
Parlare di Resistenza qui significa parlare di 55^ Rosselli, che nasce ufficialmente il 27 luglio del ’44 ed agisce nel territorio valsassinese e della Bassa Valtellina, dalla Val Gerola a Colico. Gli uomini che vi confluiscono sono reduci sbandati, renitenti alle leve della Repubblica di Salò, antifascisti ed alcuni slavi ex prigionieri, in parte già inquadrati in formazioni partigiane precedenti. Il comandante Al, Vando Aldrovandi, ha base d’appoggio nella frazione di Verginate e da qui si muove sui sentieri per coordinare i gruppi svolgendo un ruolo di mediazione tra gli elementi “locali” e i “milanesi”, ma anche creando un rapporto di fiducia con parte della popolazione.
Il canto è una espressione che accompagna l’uomo sin dalle origini. I testi dei canti popolari sono il risultato di una continua rielaborazione della tradizione. Così è anche per i canti resistenziali: in essi si riconoscono melodie risorgimentali, della prima guerra mondiale, filastrocche, canzonette contemporanee, canti di lavoro e di lotta, brani di musica classica. Basta poco: una parola, una rima nuova ed il significato si attualizza, si adegua alla realtà del momento. “Lo abbiamo respirato durante gli incontri del Laboratorio cantaResistenza proposto dal maestro Alessio Benedetti per ricordare i tragici avvenimenti dell’inverno 1944/45 e che probabilmente qualcuno di voi ha avuto modo di seguire nelle sue varie tappe di presentazione” ha ricordato Milani.

Durante la loro esibizione hanno voluto ricordare e dedicare con "Fischia il vento", Michailovic Lavric, ingegnere russo di Rostov, ex prigioniero a Grumello al piano, che con altri slavi decise di unirsi ai partigiani della Rosselli. Morì in combattimento ad Abbio l’11 ottobre 1944 e venne sepolto a Vendrogno con gli altri caduti del grande rastrellamento, Ugo Cameroni, comandante del distaccamento Croce, Mario Acerboni e l’antifascista conosciuto come Virgilio o Virgnio Mori di Lodi, probabilmente un nome falso, perché a tutt’oggi non è stato possibile rintracciarlo.
La canzone "Si lascia la Germania" invece è stata dedica alla memoria dei tanti deportati a seguito di rastrellamenti e consegne ed agli Internati Militari Italiani. In particolare a chi in prigionia è morto: Cendali Paolo di 26 anni, Noseda Giovanni di 20 anni, Pernice Nicola di anni 24, Polti Luigi di anni 28, Rusconi Dionigi di anni 18 e Vitali Luigi di 23 anni.
Citate anche le donne che hanno svolto un ruolo importante, hanno affiancato e supportato ebrei, sbandati, fuggitivi, partigiani. Solo alcune alla Liberazione hanno compilato le schede di ricognizione dei patrioti preparate dall’Allied Military Government. Ecco i loro nomi: Cendali Maria del ‘27, Croci Dina del ‘900, Inverni Cesarina, del 1880, Rusconi Luigia del ‘19, Rusconi Serafina del ‘17, Taddeo Margherita del ‘9. Molte le madri, mogli, amiche, sorelle, fidanzate, ma non solo, che hanno scelto di rimanere defilate.
“Ricordiamo - è stato detto ancora- tutti i partigiani che con la loro lotta ci hanno permesso di vivere ottant’anni di pace e democrazia e tra loro i fucilati”: Cendali Carlo anni 23, a Introbio; Nazzaro Vitali anni 24, a Valaperta; Inverni Ambrogio, anni 29 e Rusconi Carlo, anni 23 a Fiumelatte. “Un riconoscimento speciale va a Vando Aldrovandi, Al: la 55^ Rosselli ha sicuramente avuto in lui un grande comandante. Il suo aspetto rassicurante, la sua capacità di convincimento lo favorirono nel trovare fra la gente del lecchese, della Valsassina e delle vallate circostanti, non solo simpatie e amicizie, ma appoggio concreto, quell’appoggio che fu indispensabile per organizzare i primi gruppi di cosiddetti sbandati. Nel silenzio della sera, quando una certa calma regnava nelle formazioni, Al raccoglieva i suoi partigiani, anche se stanchi, affamati e molte volte sfiduciati, iniziava il suo sermone, così lo chiamavano, ricordando che la lotta di Resistenza, anche se durissima e sanguinosa, non doveva essere chiamata guerra, ma lotta per la conquista della libertà e della giustizia, col significato di democrazia, ossia partecipazione popolare alla vita e al progresso del paese, nel pieno rispetto delle idee politiche di ciascuno".

La ricerca si è ampliata negli anni coinvolgendo anche il territorio di Bellano, portando alla realizzazione della mostra esposta proprio nella chiesa della località montana “che permette di farsi un’idea degli avvenimenti e dei protagonisti di quegli anni – dice Wilma Milani, presidente del sodalizio- Con il MUU, l’ANPI, l’Archivio della memoria di Mandello, il gruppo di persone che gestisce il sito 55rosselli.it e con il contributo anche del comune di Bellano, sono stati realizzati lo scorso anno il depliant dei sentieri partigiani di Bellano, Muggiasca e Dervio ed il sito Itinerarimemoria.it”.

Nell’immaginario collettivo la funzione del canto nella guerra partigiana è quello dell’incitamento alla lotta. In realtà i temi trattati sono molto più variegati: l'orgoglio patriottico, la nostalgia di casa, gli affetti lontani, l’amore, la durezza della prigionia, la morte, il risentimento verso il nemico, l’aspirazione ad un futuro migliore.
Parlare di Resistenza qui significa parlare di 55^ Rosselli, che nasce ufficialmente il 27 luglio del ’44 ed agisce nel territorio valsassinese e della Bassa Valtellina, dalla Val Gerola a Colico. Gli uomini che vi confluiscono sono reduci sbandati, renitenti alle leve della Repubblica di Salò, antifascisti ed alcuni slavi ex prigionieri, in parte già inquadrati in formazioni partigiane precedenti. Il comandante Al, Vando Aldrovandi, ha base d’appoggio nella frazione di Verginate e da qui si muove sui sentieri per coordinare i gruppi svolgendo un ruolo di mediazione tra gli elementi “locali” e i “milanesi”, ma anche creando un rapporto di fiducia con parte della popolazione.

Durante la loro esibizione hanno voluto ricordare e dedicare con "Fischia il vento", Michailovic Lavric, ingegnere russo di Rostov, ex prigioniero a Grumello al piano, che con altri slavi decise di unirsi ai partigiani della Rosselli. Morì in combattimento ad Abbio l’11 ottobre 1944 e venne sepolto a Vendrogno con gli altri caduti del grande rastrellamento, Ugo Cameroni, comandante del distaccamento Croce, Mario Acerboni e l’antifascista conosciuto come Virgilio o Virgnio Mori di Lodi, probabilmente un nome falso, perché a tutt’oggi non è stato possibile rintracciarlo.
La canzone "Si lascia la Germania" invece è stata dedica alla memoria dei tanti deportati a seguito di rastrellamenti e consegne ed agli Internati Militari Italiani. In particolare a chi in prigionia è morto: Cendali Paolo di 26 anni, Noseda Giovanni di 20 anni, Pernice Nicola di anni 24, Polti Luigi di anni 28, Rusconi Dionigi di anni 18 e Vitali Luigi di 23 anni.
Citate anche le donne che hanno svolto un ruolo importante, hanno affiancato e supportato ebrei, sbandati, fuggitivi, partigiani. Solo alcune alla Liberazione hanno compilato le schede di ricognizione dei patrioti preparate dall’Allied Military Government. Ecco i loro nomi: Cendali Maria del ‘27, Croci Dina del ‘900, Inverni Cesarina, del 1880, Rusconi Luigia del ‘19, Rusconi Serafina del ‘17, Taddeo Margherita del ‘9. Molte le madri, mogli, amiche, sorelle, fidanzate, ma non solo, che hanno scelto di rimanere defilate.

M.A.