Bellano ricorda l'importanza di fare memoria del passato

E’ iniziata con il corteo partito dal municipio di Bellano la commemorazione dell’ottantesimo anniversario della Liberazione dal regime nazi fascista. Il corpo musicale bellanese, cui sono seguiti i membri dell’amministrazione comunale, i labari delle diverse associazioni e i cittadini si sono diretti verso piazza San Giorgio e in chiesa parrocchiale hanno seguito la messa presenziata da don Emilio Sorte
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A destra il sindaco Antonio Rusconi

Al termine della stessa i partecipanti si sono diretti verso il parco delle Rimembranze per la deposizione di una corona di alloro al monumento ai caduti e l’alzabandiera – vessillo che poi è stato riportato ad una media altezza in segno di lutto per la morte del pontefice, per cui viene rispettato il lutto nazionale - seguito dai discorsi delle autorità presenti. A prendere la parola il primo cittadino Antonio Rusconi che ha ringraziato tutti i presenti ''per essere qui oggi insieme a celebrare il 25 aprile. Grazie in particolar modo agli studenti, la loro presenza è come sempre molto importante''. 
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L'amministratore ha poi spiegato il significato della ricorrenza, ovvero l’anniversario della Liberazione dell'Italia dal nazifascismo. ''Ottant'anni fa, il nostro paese ritrovava la libertà, la dignità, la democrazia. Non fu un dono, ma il frutto del coraggio di uomini e donne che scelsero di resistere, spesso a costo della propria vita''. A queste persone ha rivolto un pensiero profondo. ''Ai partigiani, alle staffette, ai militari che dissero no, ai civili che protessero, nascosero, aiutarono. Alla memoria delle vittime, che vediamo qui scolpite nella pietra, alla sofferenza vissuta anche qui, nel nostro paese e sulle nostre montagne. La libertà di cui godiamo oggi è un'eredità preziosa, costruita sulla Resistenza e sulla Costituzione che da essa è nata''. 
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''La storia del 25 Aprile - ha proseguito Rusconi - ha segnato per sempre l'Italia. Questa data, scelta non soltanto per ricordare alcune delle vittorie più importanti realizzate dai partigiani, come la liberazione di Milano e Torino, ma anche per celebrare la fine della Seconda Guerra Mondiale, rappresenta la fine dell'inferno a cui il mondo ha assistito sulla terra''.
Il sindaco bellanese ha sottolineato come ''questo 25 aprile non può e non deve essere solo una ricorrenza del passato. Celebrare la liberazione significa interrogarci sul presente. Oggi, mentre noi siamo qui, in pace, a rendere omaggio a chi ha lottato contro la dittatura e la guerra, in altre parti del mondo il rumore delle bombe copre ancora la voce dei popoli. Penso all'Ucraina, dove da più di due anni la guerra ha ridisegnato confini e distrutto vite. Penso alla Palestina, a Israele, e ai tanti conflitti dimenticati in Africa, in Medio Oriente, in Asia. Penso ai milioni di profughi, alle madri che fuggono con i figli, agli anziani che restano senza casa, ai giovani che non possono sognare un futuro''. 
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Rusconi ha definito la guerra, ogni guerra ''una sconfitta dell'umanità. Lo era nel 1945, lo è ancora oggi. E allora il messaggio della Resistenza ci chiama, ancora una volta, a scegliere da che parte stare. Soprattutto oggi quando vediamo che i posti di potere e di decisione sembrano occupati da persone che non hanno memoria, che hanno interessi economici che superano i diritti degli uomini. Bisogna decidere dove stare'', esortando a scegliere di ''stare dalla parte della libertà, della pace, dei diritti. Stare dalla parte di chi tende la mano, non di chi alza muri. Stare dalla parte della memoria, perché senza memoria non c'è futuro''. 
Poi l'amministratore si è rivolto di nuovo ai più giovani dicendo di custodire questa eredità e di ''non lasciare che venga distorta o dimenticata'', chiedendo loro di essere ''partigiani della verità, della democrazia, della giustizia. Ogni giorno.Perché la libertà va difesa con la stessa passione con cui è stata conquistata. Per questo abbiamo deciso di donare a tutti i ragazzi delle medie di Bellano un libro che racconta due storie di partigiani, due storie di ragazzi che hanno deciso da che parte stare per il bene della loro nazione e per il loro futuro''. 
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Il primo cittadino ha poi letto alcune parole di Papa Francesco: ''per fare la pace ci vuole coraggio, molto di più che per fare la guerra. Ci vuole coraggio per dire sì all'incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no alla violenza; si al negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni; si alla sincerità e no alla doppiezza. Per tutto questo ci vuole coraggio, grande forza d'animo. Intanto, i conflitti continuano, e con essi il dolore e la morte. Mettere fine alla guerra è dovere improrogabile di tutti i responsabili politici di fronte a Dio. La pace è la priorità di ogni politica. Dio chiederà conto, a chi non ha cercato la pace o ha fomentato le tensioni e i conflitti, di tutti i giorni, i mesi, gli anni di guerra che sono passati e che hanno colpito i popoli''. 
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La ricorrenza odierna si celebra nei giorni del lutto per la morte dell'amato pontefice, ma celebrarla come si deve non è una mancanza di rispetto per Bergoglio. ''Derubricarla a un fatto di ordine pubblico sarebbe invece una doppia mancanza di rispetto. Nei confronti della nostra Storia, della Repubblica e della sua Costituzione. E anche della stessa memoria di un Papa che ha sempre anteposto i valori della pace a tutto. Oggi noi qui presenti rendiamo omaggio anche alla memoria del papa della Pace''. 
Prima di concludere il suo intervento non ha dimenticato di ricordare un’altra persona scomparsa e molto legata a Bellano, il sindaco Roberto Santalucia, mancato negli scorsi giorni. Un modo per ricordare anche un amministratore che ha creduto fortemente in questa ricorrenza.
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''Il 25 aprile, così come capita a tante festività, col tempo, rischia di diventare un elemento della tradizione, da commemorare, una sorta di adorazione delle ceneri, un elemento relegato nel passato, qualcosa di asfittico, polveroso, una sorta di feticcio laico da portare in processione una volta all'anno. No!! Non è così. II 25 aprile è l'occasione per salvaguardare il fuoco, è l'occasione per riattivare le braci e la fiamma, è riappropriarsi del bisogno umano e di gridare di essere uomini liberi. Liberi di non essere educati più alla cultura dell'odio verso gli altri, alla cultura dell'indifferenza verso chi soffre, alla cultura della diffidenza verso chi sente minacciato il benessere costruito con anni di pace e libertà. Dobbiamo di nuovo imparare a gustare il sapore della ciliegia, ad amare la vita così com'è, pienamente, senza pretese, amarla quando ci amano e quando ci odiano, amarla quando nessuno sembra capirci, così come quando tutti ci comprendono amarla anche quando ci abbandonano o quando ci rubano tutto. Amare la vita nella piena felicità o nella solitudine assoluta. Amarla quando si è forti o quando si è deboli. Amarla quando si ha paura o si ha il corpo pieno di coraggio. Amarla per i grandi piaceri e per le piccolissime gioie. Amarla persino quando non ci dà quello che potrebbe o non è come la vorremmo. E amarla per ognuno che nasce .....e che rinnova la vita''. 
Parole ancora attualissime le ha definite, libertà che volevano gli uomini che ''80 anni fa tornarono ad essere liberi dal fascismo guerra e già il solo ricordarlo è il modo più giusto, più bello di rendere omaggio a loro e agli uomini che hanno creduto nella pace'', un dovere per i bambini ''che ancora oggi ci chiedono che nessun bambino muoia più per colpa della prepotenza degli adulti'' ha concluso. ''Viva il 25 aprile, viva la Liberazione, viva la democrazia , viva l’Italia''. 
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Dopo di lui è stata la volta della giovane Elisa Goretti, sindaco dei bambini che, molto decisa nel suo discorso, ha innanzitutto ringraziato i suoi elettori, quindi alla dirigente scolastica e al corpo docenti per averla supportata ''e aiutata in questo grande compito''. ''Per me quest'anno il 25 aprile è un giorno speciale, non solo perchè sono a casa da scuola, ma soprattutto perchè ho avuto l'opportunità e l'occasione di ripercorrere un capitolo fondamentale della storia del nostro paese che spesso i giovani come me non conoscono'' ha evidenziato. ''Per noi ragazzi è un qualcosa di molto lontano nel tempo, a volte non è così semplice da comprendere, ma possiamo comunque immedesimarci con i nostri coetanei Ucraini, Israeliani e Palestinesi che vivono oggi come allora il dolore della guerra''.
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La studentessa ha proseguito raccontando la propria esperienza: ''io e i miei compagni abbiamo avuto con noi in classe ragazzi che stanno vivendo il dolore e la sofferenza del loro popolo. Proprio questo allora mi aiuta a comprendere l'importanza di questa giornata più profondamente. Questa è l'opportunità di ricordare e ribadire tutti i valori su cui si fonda la nostra repubblica per superare conflittualità e divisioni, parlare di unità di una festa che deve valorizzare la pace, la solidarietà, la fratellanza e la democrazia. In democrazia infatti non vi devono essere differenze tra i cittadini, la legge deve tutelare le minoranze e non fare mai differenze di sesso, religione, lingue, razza, condizioni sociali e opinioni. Per me è fondamentale sottolineare il valore dell'uguaglianza e dei diritti umani come imprescindibili ora come allora''. 
Ha confidato quali fossero le sue speranze ovvero ''che tutti, comprendano al meglio il senso della libertà e di ciò che è costato in termini di vite umane, lotte, battaglie e sacrifici al fine di perseguire i propri ideali per una società più giusta, più rispettosa dei diritti fondamentali dell'uomo. Siamo chiamati ancora oggi, ad un impegno importante, quello di creare dei ponti con il passato e con la nostra storia al fine di non dimenticare quanto è stato fatto il 25 aprile del 1945, senza darlo semplicemente per acquisito'' ha detto. 
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Volgendo lo sguardo verso il monumento ai caduti ha affermato che ''una lapide che ricorda come nelle guerre sia insita la violenza, e il prezzo da pagare sia molto alto in termini addirittura di vite umane. Mi sembra giusto riconoscere il loro sacrificio e la nostra riconoscenza è doverosa, dato che oggi tutti noi viviamo in uno stato di diritto in cui vige la pace. La liberazione vuol dire tutto questo, avere conquistato: diritti civili, politici, le libertà fondamentali e la democrazia, sulla quale si basa la nostra costituzione''. 
In conclusione di intervento ha auspicato di ''confidare costantemente e convintamente nella speranza che tutto questo non avvenga mai più, noi sosterremo sempre la liberazione, la libertà di donne e uomini come garantito dalla nostra costituzione italiana''.
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Il rappresentante di Anpi Dervio Enrico Proserpio ha fatto dapprima un breve riassunto dei bellanesi che hanno partecipato alla resistenza locale ripercorrendo a grandi linee le loro imprese e, come il primo cittadino ha citato il pontefice deceduto con una sua frase ''se vuoi la pace prepara la pace'', come strada da seguire per porre fine ai conflitti dei giorni nostri. La commemorazione bellanese della giornata della liberazione è poi proseguita con la deposizione di una seconda corona di alloro al sacrario ai caduti di San Rocco e il trasferimento a San Grato ai Monti per l’alzabandiera e l’omaggio ai caduti.
M.A.
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