Lecco: l’ultimo saluto laico a Mario Moschetti. Papà, nonno e collega “unico”
Le voci dell’Accademia corale di Lecco, le note pizzicate sulle corde dell’arpa dalla nipote Cecilia, le parole commosse dei figli Paolo e Antonella, i ricordi di un collega e di padre Angelo Cupini hanno cercato di raccontare la grandezza umana e professionale di Mario Moschetti, ex segretario comunale, assessore in quota a Rifondazione comunista, volontario, cantore, strenuo sostenitore dell’ANPI e dei suoi valori.

Per l’ultimo saluto laico a un uomo che, come ha detto il sindaco Mauro Gattinoni, è riuscito con la sua creatività e il suo ingegno a trovare soluzioni per la città di Lecco e a non ingessarla nei meccanismi della burocrazia, è stato scelto il Teatro Invito di via Ugo Foscolo.


Il feretro, su cui era adagiata la bandiera tricolore partigiana e davanti a cui spiccava un cofano di rose di un rosso acceso, è stato collocato sul palco. Su un lato il gonfalone della città per la quale tanto si è speso, alle spalle della bara si è posizionata la “sua” Accademia corale che ha reso ancora più suggestiva la semplice cerimonia e a poco più di un metro la maestosa arpa che la nipote Cecilia ha suonato, ereditando la passione per la musica trasmessale dal nonno, così come ad altri membri della famiglia.


Rigore e dedizione, senso di giustizia e rispetto per le istituzioni ma anche persona dotata di grande ironia e alla ricerca di relazioni umane profonde. Così lo hanno descritto i figli Paolo e Antonella, rimasti orfani solo un mese fa anche della mamma Ada, protagonista dei sogni negli ultimi giorni del marito, sulla soglia di una porta spalancata, ora varcata per restare sempre con lei perché “era impossibile pensarvi separati”.


È stata poi la volta di Corrado Conti, dipendente per quarant’anni della pubblica amministrazione che con Moschetti aveva iniziato in comune a Calolziocorte il cammino professionale poi diventato di amicizia. Lo ha descritto come “una persona precisa al limite del maniacale, rigoroso nella difesa della legalità e della giustizia, innovativo, grande antifascista, duro senza peli sulla lingua”, che aveva come unico obiettivo “l’interesse pubblico e il bene delle persone specie quelle più in difficoltà”.


Un rigore che non gli ha impedito però di essere un nonno presente, premuroso, divertente e simpatico, come hanno ricordato due dei tre nipoti, prolisso di aneddoti simpatici e anche di tanti insegnamenti da portare nel cuore.
Dopo gli ultimi ricordi e saluti la salma di Mario Moschetti è stata portata al tempio crematorio.

Per l’ultimo saluto laico a un uomo che, come ha detto il sindaco Mauro Gattinoni, è riuscito con la sua creatività e il suo ingegno a trovare soluzioni per la città di Lecco e a non ingessarla nei meccanismi della burocrazia, è stato scelto il Teatro Invito di via Ugo Foscolo.


Il figlio Paolo
Il feretro, su cui era adagiata la bandiera tricolore partigiana e davanti a cui spiccava un cofano di rose di un rosso acceso, è stato collocato sul palco. Su un lato il gonfalone della città per la quale tanto si è speso, alle spalle della bara si è posizionata la “sua” Accademia corale che ha reso ancora più suggestiva la semplice cerimonia e a poco più di un metro la maestosa arpa che la nipote Cecilia ha suonato, ereditando la passione per la musica trasmessale dal nonno, così come ad altri membri della famiglia.


La figlia Antonella
Rigore e dedizione, senso di giustizia e rispetto per le istituzioni ma anche persona dotata di grande ironia e alla ricerca di relazioni umane profonde. Così lo hanno descritto i figli Paolo e Antonella, rimasti orfani solo un mese fa anche della mamma Ada, protagonista dei sogni negli ultimi giorni del marito, sulla soglia di una porta spalancata, ora varcata per restare sempre con lei perché “era impossibile pensarvi separati”.


La nipote Cecilia mentre suona l'arpa
È stata poi la volta di Corrado Conti, dipendente per quarant’anni della pubblica amministrazione che con Moschetti aveva iniziato in comune a Calolziocorte il cammino professionale poi diventato di amicizia. Lo ha descritto come “una persona precisa al limite del maniacale, rigoroso nella difesa della legalità e della giustizia, innovativo, grande antifascista, duro senza peli sulla lingua”, che aveva come unico obiettivo “l’interesse pubblico e il bene delle persone specie quelle più in difficoltà”.


Un rigore che non gli ha impedito però di essere un nonno presente, premuroso, divertente e simpatico, come hanno ricordato due dei tre nipoti, prolisso di aneddoti simpatici e anche di tanti insegnamenti da portare nel cuore.
Dopo gli ultimi ricordi e saluti la salma di Mario Moschetti è stata portata al tempio crematorio.
S.V.