Vita da specializzando/2: Chiara assunta dall'ospedale 'di casa' a scuola appena finita e Marco arrivato in Radioterapia... al buio

Prosegue “Vita da specializzando”, la nostra mini-rubrica dedicata ai medici inviati dalle scuole di specializzazione al Manzoni di Lecco per “assorbire” sul campo quelle competenze da reinvestire poi nella loro professione. La puntata odierna, con le esperienze di due camici bianchi, è ambientata... nel “bunker”.

Specializzanda oggi. Strutturata domani. E non metaforicamente. Terminata la scuola, la dottoressa Chiara Chissotti, volendo, avrebbe potuto cominciare a lavorare il giorno successivo, da assunta. Del resto, aveva già vinto il concorso. Ha scelto di ritagliarsi qualche giorno per sé, giustamente. E pensare che, sempre volendo, l'avrebbero "immessa in ruolo" - come direbbero gli insegnanti - prima del titolo. La richiesta c'era. Non l'ha presa in considerazione, scegliendo di concentrarsi solo sullo studio e di vivere così a tutto tondo l'esperienza da "apprendista", senza un ulteriore aggravio di responsabilità. Ha detto subito di sì, invece, ad un contratto - pur a tempo determinato - il collega Marco Castellano senza nemmeno chiedere in quale nosocomio sarebbe stato inviato. 
Da qualche giorno lei, da giugno lui, sono entrambi in servizio nel "bunker" dell'Ospedale Manzoni, al fianco del dottor Carlo Soatti e del suo team, in Radioterapia. 
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Il direttore della Radioterapia Carlo Soatti, Chiara Chissotti e Marco Castellano

Chiara, gioca in casa. Classe 1994, è infatti lecchese doc, pur essendo stata "fuori" per anni. "Non per scelta", puntualizza, ricordando di essere finita a Genova dopo aver passato il test nazionale per accedere a Medicina. Lasciato dunque il Resegone per il mare, si è laureata con una tesi sulla patologia oncologica in ambito pediatrico, realizzando però che la cura dei bambini non era il suo ramo, come neppure la medicina generale, con tale ulteriore consapevolezza maturata dopo essersi iscritta all'apposito corso. Da qui la decisione di tentare il test per la scuola di specializzazione, indicando Oncologia quale prima scelta e Radioterapia quale seconda. Del resto, di quest'ultima disciplina, "avevo fatto solo una lezione, bellissima, durante gli studi".
Ottenuto il pass d'accesso, proprio per Radioterapia, la lotta ai tumori attraverso quella che qualcuno chiama "la chirurgia virtuale", si è accesa subito quella scintilla che ancora le si nota negli occhi. E che ha colto subito anche il dottor Soatti, accogliendola, da specializzanda al terzo anno, in una parentesi dunque al Manzoni, l'ospedale per l'appunto "di casa", nel suo percorso tutto monzese. 
"Spero si accontenti di essere arrivata a Lecco", il commento del primario, nel ri-abbracciarla ma da strutturata, sorridendo ben conscio dei punti di forza del suo reparto, da non ricercare nei numeri - con l'incremento dei pazienti comunque costante, arrivando a oltre 800 nel 2024, almeno 300 in più rispetto al 2014 - quando piuttosto nella possibilità di diversificare il proprio lavoro e indubbiamente nel rapporto che si viene a creare con i pazienti, in un clima volutamente famigliare.
Qualità della Radioterapia lecchese che, il dottor Castellano, avendo vissuto altre realtà, ha subito compreso. Laureato nel maggio 2018 a Chieti, è letteralmente scappato dal Pronto Soccorso, dove era entrato per cominciare a lavorare, trovandosi poi ingabbiato in una struttura con soli 9 medici e 3 postazioni su cui ruotare, con evidenti difficoltà anche a ottenere turni di riposo.
"Per ripescaggio sono entrato in Radioterapia e da un giorno all'altro ho mollato il lavoro e sono partito per Milano, per cercare casa e iniziare la scuola". Monza, il Besta, l'Istituto Tumori, il San Raffaele e infine l'ospedale di Bergamo, le tappe del suo itinerario formativo, con la permanenza nel presidio orobico durata... un mese. Poi, sfruttando il "Decreto Calabria", che permette appunto l'assunzione anche di personale in specializzazione, per coprire le carenze d'organico, gli è stata proposta una sostituzione maternità e dunque un anno di contratto. "Non ho chiesto nemmeno dove", ammette, snocciolando i vantaggi dell'accettare la proposta, inclusi i mille euro in più di paga, non indifferenti per chi deve fronteggiare una serie di spese, affitto incluso.
"Se altri ospedali, grazie alla "pubblicità", importano utenti da tutta Italia, il Manzoni è davvero il presidio del territorio", afferma, sottolineando proprio quel "coccoliamo il paziente" che inorgoglisce il dottor Soatti, convinto di poter offrire nella sua Struttura quello sguardo d'insieme necessario per considerare il "paziente-tutto-attaccato", nei suoi bisogni a 360°, anche grazie all'apporto di giovani medici come Chiara e Marco e di altre figure come gli specializzandi protagonisti della prossima puntata...

Continua/3
A.M.
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