Valmadrera celebra Sant'Antonio Abate con Mons. De Scalzi: benedetta la targa con i nomi di 22 parroci

È stato Monsignor Erminio De Scalzi (Vescovo Emerito dal 2020) a presiedere questa mattina la celebrazione solenne nella grande Chiesa parrocchiale di Valmadrera in occasione della festa patronale di Sant'Antonio Abate, che si è aperta con la benedizione della targa, situata vicino alla statua del patrono, che riporta i nomi di tutti i parroci del paese - 22 in totale - a partire dalle visite pastorali di San Carlo Borromeo nel 1500, fino ad oggi.
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Monsignor De Scalzi ha portato ai fedeli un messaggio che intreccia tradizione e attualità: “Sant’Antonio ci aiuti a essere una comunità contenta, capace di processare la nostra fede”, ha dichiarato il vescovo, invitando tutti a riflettere sul senso profondo del vivere cristiano. Presenti anche il sindaco Cesare Colombo, diversi consiglieri comunali e i Carabinieri, in un clima di grande partecipazione. 
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Nel suo intervento, Monsignor De Scalzi ha poi ringraziato le amministrazioni locali per l’impegno nel preparare le celebrazioni per l’Anno del Giubileo e il parroco don Isidoro, rivolgendo inoltre un caloroso saluto al sindaco, auspicando un rinnovato impegno di reciproca collaborazione tra Chiesa e istituzioni per il bene della città. Non è mancato, dopo l’Eucaristia, un invito ad accelerare i lavori nella cappelletta di Lourdes. 

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Durante l’omelia, il vescovo ha affrontato il tema della trasformazione della Chiesa e della società: “La fede è una scelta personale e coscienziale, non più un fatto culturale o tradizionale”, ha detto, aggiungendo che "la crisi spirituale deriva dal venir meno della fede nei cristiani stessi”. Il celebrante ha poi parlato del valore della libertà personale e della capacità critica, evocando figure come i monaci che si rifanno a Sant’Antonio Abate, i quali invitano ad “abitare con sé stessi”, citando sant’Agostino, e a cercare il senso della propria esistenza nella riflessione.
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Con un riferimento al Vangelo, Monsignor De Scalzi ha inoltre ricordato la figura del giovane ricco che, pur cercando la pienezza della vita, se ne andò triste perché non seppe rinunciare ai suoi beni, in contrapposizione a Sant’Antonio, che vendette tutto e scelse la vita nel deserto.
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“Un giorno ci verrà chiesto come avremo vissuto la nostra esistenza” ha ammonito, spiegando come Antonio prese sul serio la Parola di Dio e iniziò concretamente a vivere la fede nella sua quotidianità. “Andare in chiesa non basta” ha sottolineato il vescovo. “La fede deve essere testimoniata fuori, nel modo in cui pensiamo, amiamo e ci relazioniamo con gli altri”. Un messaggio chiaro, che pone la famiglia al centro della vita cristiana: “Tale la famiglia, tale la città. La scuola, lo Stato, la Chiesa vengono dopo”. 
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La celebrazione si è conclusa con un appello accorato ai presenti: “Cosa faccio io per la mia Chiesa e per la mia comunità? Questa è la vera domanda da porsi". Monsignor De Scalzi ha quindi ringraziato tutti, augurando alla città di continuare a essere un luogo di accoglienza e di solidarietà, una casa aperta a chi cerca il senso dell’umana esistenza e combatte contro la solitudine.
M.Bo.
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