Lecco: 'tu eri troppo', l'addio della mamma alla sua Jenny

Non la "canonica" funzione funebre, ma un rito riadattato per andare incontro alle sensibilità di tutti. E non un ultimo saluto, come sottolineato in apertura dal prevosto don Bortolo Uberti, quanto piuttosto un dire a Jenny che verrà ricordata. Da tanti, viste le presenze, numerosissime. 
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Jennifer Alcani
In centinaia, questo pomeriggio, si sono ritrovati nella Basilica di San Nicolò per le esequie di Jennifer Alcani, la tredicenne mancata giovedì all'ospedale Manzoni, dopo essere rimasta sospesa per giorni tra la vita e la morte, dal terribile schianto contro un muretto della vettura su cui viaggiava venerdì 10 gennaio, ancor prima dell'alba. La chiamata ai soccorsi è delle 5.01. L'ultimo video, girato da lei stessa, soltanto di qualche minuto prima. Sedeva sul sedile posteriore, non aveva le cinture di sicurezza allacciate. La musica a tutto volume, come quella "messa" anche oggi sul sagrato all'uscita del feretro, faceva da colonna sonora a quell'ultimo giro, una "sparata" fino ad Abbadia, prima, probabilmente, di rincasare. Aveva lasciato la sua cameretta attorno all'1. Non poteva immaginare non avrebbe più fatto ritorno dalla mamma, da quella donna straziata dal dolore che oggi, pubblicamente, l'ha ringraziata.
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"Se solo potessi rivederti cinque minuti, ti direi grazie. Grazie per vivere ancora in me" ha detto, in chiusura di un messaggio rivolto direttamente alla sua bambina, firmato anche dal padre. E un "grazie" è stato scritto anche sul telo appoggiato alla bara bianca, coperta da un cuscino di fiori variopinti.
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"Avrei solo bisogno di un abbraccio. Non un abbraccio qualsiasi, il tuo, mischiato al tuo profumo che, come la tua anima, rimaneva addosso. Per me è difficile da accettare, ma trovo la forza dall'amore immenso che mi hai donato. Tu sei stata troppo, troppo per me, troppo per noi, troppo per tutti. Eri una forza della natura. Piccola stellina - è stato scritto dai genitori - la morte può dividerci, ma non può separare i nostri cuori". "So - la certezza ancora della mamma - che in queste giornate in cui tutto mi crolla addosso, sei tu a darmi la forza. Sei tu a farmi resistere, quei 10 secondi in più. Sei tu non mi fai mollare la presa. Io so che ci sei. So che non mi hai lasciato, che mi proteggi".

Scrosciante l'applauso che si è levato dalla navata, ripetuto anche al termine del saluto letto da una famigliare, rivolto, anche in lingua albanese, direttamente a Jenny, "anima piccola e fragile", luce nella vita dei suoi genitori e di quanti ora sono chiamati a "imparare a convivere con questo dolore innaturale".
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Dolore innaturale esternato in pianti e urla. Dolore innaturale liberato poi verso il cielo, in una nuvola di palloncini bianchi e rosa.

QUI l'articolo con il messaggio di don Bortolo Uberti, riuscito a scuotere giovani e adulti.
A.M.
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