Olginate: a 99 anni si è spento Silvio Barbieri. Con la moglie aveva dato vita alla Casa Alber

Il prossimo 23 novembre avrebbe toccato il traguardo del secolo di vita. Si è spento quest'oggi, giovedì 16 gennaio, raggiungendo la sua amata Albertina scomparsa a fine 2022, l'olginatese Silvio Barbieri, conosciutissimo in tutto il territorio lecchese per aver gestito, proprio insieme alla moglie, la celebre Casa Alber, che dal 1961 al 1986 ha accolto oltre 120 bambini e ragazzi in difficoltà, con situazioni familiari delicate alle spalle.
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Silvio Barbieri con la moglie Albertina Negri

Originario di Parma, si era trasferito con la famiglia a Milano all'età di cinque anni, al seguito del papà Attilio, tenore di buon livello. Catechista e cooperatore, nel dopoguerra diventò molto attivo nella Gioventù Italiana di Azione Cattolica rinnovando l'animazione e la formazione negli oratori con metodologie aperte ai quartieri, alla "educazione di strada" e alla vita degli adolescenti. Dal 1954 al 1956 Silvio assunse poi la vice direzione della Casa del Giovane Lavoratore della Fondazione "Belloni" delle ACLI provinciali di Milano e successivamente della Casa dei Ragazzi di Olgiate Molgora, dove incontrò Albertina Negri che sposò nel 1957.
Molti dei giovani lì ospitati erano figli illegittimi che avevano subìto diversi trasferimenti di istituto. Nel 1961, i due coniugi aprirono quindi presso la loro abitazione di Olginate la Casa Alber, per ospitare minori in stato di abbandono oppure con problematiche che li rendevano bisognosi di un supporto in attesa di altre soluzioni. Quel modello di casa-famiglia fu innovativo per l'epoca: era aperta alle relazioni, alla partecipazione dei ragazzi alle attività scolastiche, sociali e sportive del territorio, in costante rapporto anche con i servizi sociali e il Tribunale dei Minorenni.
Per Silvio e Albertina tutto cominciò con 12 bambini piccoli, tra i 2 e 12 anni, a cui successivamente ne seguirono molti altri. Alcuni sono rimasti in "casa" poche settimane o mesi, altri molto più a lungo. Parecchi di loro sono stati accompagnati con attenzione nei rispettivi percorsi di studi e di carriera, fino a vederli raggiungere un inserimento familiare o una autonomia lavorativa. Dal 1973 sino agli inizi degli anni '90 Silvio Barbieri pubblicò più di duecento appelli, soprattutto sul settimanale "Il Resegone" e sul quotidiano "Avvenire", in favore dell'adozione di bambini che nessuno voleva: erano soprattutto disabili, colpiti da malattie incurabili o con gravi problemi comportamentali. Le risposte positive di diverse famiglie hanno dato a una parte di loro la possibilità di avere una vita più serena.
Negli anni '80 collaborò inoltre con il Decanato di Lecco, in particolare per le iniziative legate al convegno "Farsi Prossimo" voluto dall'allora arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini, nonché con la Caritas di Olginate per l'organizzazione del Centro d'Ascolto. Infine, dal 1989 al 1991, svolse l'incarico di giudice onorario del Tribunale per i minorenni di Milano con il compito di cercare coppie di coniugi adottive o affidatarie idonee all'accoglienza in famiglia di casi particolarmente difficili.
Una vita, insomma, che ha lasciato un'impronta evidente, contrassegnata da un'esperienza straordinaria che il cardinale Martini definì profetica e che, in parte, è confluita anche in un libro, dedicato però soprattutto ad Albertina che, tra le altre cose, aveva anche avuto il merito di fondare il gruppo Scout di Lecco. I due coniugi, ora, sono di nuovo insieme.
Silvio Barbieri lascia i figli Marco Giuseppe con Giovanna e Paolo con Carla, nonché le nipoti Martina e Patrizia, oltre a tutti i "ragazzi", ormai grandi, che insieme alla moglie ha accompagnato nel loro percorso di crescita per poi osservarli spiccare il volo a partire dal "nido" di Casa Alber. I funerali del 99enne saranno celebrati presso la Chiesa parrocchiale di Olginate sabato 18 gennaio alle 15.00, alla vigilia delle celebrazioni per la patrona Sant'Agnese.
B.P.
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