Torre de' Busi: l'albero Falcone 'gemma' in paese. Messa a dimora la talea, 'simbolo di memoria viva'

E' stata consegnata ai ragazzi del Campo scuola quest'estate, arrivata a Torre de' Busi direttamente da Palermo. A distanza di qualche mese, lasso di tempo utile anche per l'acclimatamento al nord, la talea della pace, ottenuta dall'Albero Falcone - il ficus macrophylla sotto la cui ombra, il giorno stesso dell'uccisione del magistrato, si riunirono spontaneamente centinaia di cittadini per protestare contro la violenza della mafia - è stata messa quest'oggi a dimora, in un parco pubblico del paese, nell'ambito di una partecipata cerimonia, in stile alpino. 
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Il merito, per questo prezioso dono, monito per grandi e soprattutto per i piccini di oggi, rappresentanti questa mattina da una delegazione di alunni della scuola primaria e secondaria, va tutto, infatti, alle penne nere della Val San Martino e al solido rapporto cementato nel tempo con la Fondazione Falcone.
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Alessandro De Lisi

Un legame sottolineato dal Curatore di quest'ultima realtà, il dottor Alessandro De Lisi, chiamando attorno a sé i commilitoni del territorio, che lo scorso anno, sfidando il caldo siciliano, si imbarcarono per Palermo per concorrere, con la loro energia e il loro sudore, ad allestire Parco Jung, a completamento del Museo del Presente dedicato a Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e a tutte le vittime della mafia, nel cuore del capoluogo siciliano. 
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"La Fondazione si nutre di energie sociali, come questa" ha detto De Lisi, parlando ad una nutrita schiera di rappresentanti istituzionali, a cominciare dagli assessore regionali Claudia Maria Terzi e Paolo Franco, dai sindaci o loro delegati della Valle (sponda bergamasca e lecchese) e dai vertici orobici di Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia.
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In apertura, il messaggio letto dal coordinatore dei gruppi alpini del territorio nonché responsabile del Campo scuola, Stefano Casetto che ha inquadrato, dinnanzi anche a un gruppetto di penne nere, il perché del gesto odierno, inserito in un progetto più ampio, parlando dell'albero come di un "simbolo di memoria viva per la legalità e la giustizia", dedicato a Filippo Salvi, maresciallo bergamasco, morto nel 2007, a soli 36 anni a Bagheria durante le indagini per la cattura di Matteo Messina Denaro.
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La mamma del maresciallo Filippo Salvi

"Il mio Filippo - ha detto mamma Renza, intervenuta personalmente alla cerimonia, promettendo di tornare spesso a Torre de' Busi avendo respirato energia positiva in paese - era felice di quel che faceva. Ha sempre fatto il suo lavoro con coscienza". Poche parole, per delineare un figlio, un servitore della Patria. Termine, quest'ultimo "non astratto ma volutamente dimenticato", come rimarcato da Giorgio Sonzogni, presidente della sezione ANA di Bergamo, sottolineando come gli alpini, di contro, facciano memoria di valori come appunto la Patria e il sacrificio di chi ha perso la vita. 
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"Nel Tricolore, il rosso rappresenta il sangue di quelle persone come Filippo che lottavano per un mondo migliore, più bello. Chi combatte e dà la vita per qualcosa è un eroe, chi contro è un criminale" ha sostenuto anche l'assessore Franco, con la collega di Giunta Terzi che ha altresì ricordato come "non bisogna mai abbassare la guardia. Non c'è posto e tempo nel mondo esente dalle mafie. Dobbiamo essere in prima fila". 
Tutti, bimbi inclusi, come aggiunto ancora da don Cristiano Re, delegato del Vescovo, prima di impartire la benedizione, sottolineando come anche piccoli gesti di prevaricazione nella vita di tutti i giorni ci rendano "mafiosi". 
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E se i bambini hanno dimostrato di aver già lavorato a scuola su questi concetti, mostrando i loro cartelloni, anche il sindaco Eleonora Ninkovic, nel proprio intervento ha voluto rivolgersi a loro, invitandoli a fidarsi delle divise, "sono persone che lottano ogni giorno per tutelarci". 

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Un concetto ribadito dal Comandante Provinciale dell'Arma, auspicando che i valori che la talea Falcone trasmette siano introiettati dai ragazzi e che diventino ispirazione per le risposte alle domande che, la loro età, li porta a formulare, chiedendo poi di rivolgere quei quesiti a genitori e insegnanti, figure deputate a fornire spiegazioni, rimarcando infine come anche le divise siano a disposizione, in qualità di "buoni amici". Tanti messaggi. Ma del resto, come detto da don Re, "siamo qui a piantare qualcosa nel nostro cuore".
A.M.
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