Giir di Mont… letteralmente/7: la Madonna del Rotondo guarda dall’alto l’alpeggio nato sotto i Sas de Granóon, siamo a Caprecolo
Dopo pochi minuti di cammino dall’alpe Fraina – passando per Fraine Solive, la frazione minore del mont appena lasciato – giungiamo al settimo alpeggio del nostro “Giir di Mont… letteralmente”, che è situato su un poggio soleggiato alle pendici del Monte Rotondo. Davanti a noi sorgono le baite dell’alpe Caprecolo, un “mónt importànt daan s’al è mighe di püsèe granc” (“Un alpeggio importante anche se non è tra i più grandi”), come recitano le strofe di “Ól Giir di mónt”.
Si trova in una cornice molto suggestiva, racchiuso in alto da un complesso di ripide e massicce rocce, dette “Sas de Granóon”. Su queste impervie pareti – che l’aquila reale ha scelto più volte per costruire il suo nido - fino alla prima metà del secolo scorso si saliva per raccogliere il fieno selvatico, anche se… i risultati non erano straordinari. Le stesse strofe della goliardica filastrocca sbeffeggiano infatti gli alpigiani di Caprecolo perchè “ai pèle gió tüc i Sas de Granóon per fà trè bèrle de sciargnóon” (“Ripuliscono tutti i Sas de Granóon per raccogliere [solo] tre gerle di fieno selvatico”). Un’altra peculiarità dell’alpe Caprecolo ci viene invece suggerita dalla canzone del Grest del 1984, che ripete: “Am sé da Cavrècol am gh’à i Sas de Granóon e ‘ne fontàne per ogni cantóon” (“Siamo di Caprecolo, abbiamo i Sas de Granóon e una fontana ad ogni angolo”); l’alpeggio è infatti noto per le numerose fontanelle disseminate tra le baite. Restando in alpeggio, menzioniamo ól Predóon, un grande masso che è luogo di incontro per i canti in compagnia e per i giochi dei bambini, mentre la raal dól Camp è il campo da calcio e pallavolo degli alpigiani, oltre che una meta ambita per la raccolta dei mirtilli.
Uno dei luoghi più cari agli alpigiani di Caprecolo è certamente il Monte Rotondo, la montagna che – come detto – sovrasta l’alpeggio. Ricordate
la croce che gli alpigiani di Fraina eressero il 6 agosto del 1986 sulla vetta del Monte Colombana? Ecco, al ritorno dalla sua inaugurazione, scendendo dalla cima della Val Fraina, don Eugenio Vignati disse ad alcuni alpigiani di Caprecolo che nel 1987, Anno Mariano, sarebbe stata un’ottima cosa porre sulla vetta del Monte Rotondo una statua della Madonna.L’idea fu tenuta in caldo per diversi mesi, fino a che il 16 marzo del 1987 gli alpigiani di Caprecolo - riunitisi in consiglio – iniziarono a gettare le basi concrete dell’impresa, anche dal punto di vista finanziario.
Seguirono mesi molto concitati, dove si cercò il coinvolgimento e il sostegno economico di tutti premanesi e anche degli oriundi. Il più attivo tra gli alpigiani fu Carlo Codega: molto devoto alla Vergine, fu lui che con il suo grande impegno riuscì a trasformare quella grande idea in realtà. L’11 luglio la grande statua bronzea della Madre del Redentore giunse a Premana e rimase per qualche giorno nella Chiesa dell’Immacolata.Il 25 dello stesso mese l’elicottero trasportò la statua dall’Alpe Paglio (dove era stata portata con un furgone) fino in vetta al Monte Rotondo, dove una quindicina di alpigiani – un’altra trentina aveva lasciato la vetta qualche ora prima, visto l’avvicendarsi di un gran temporale – fissarono la statua sul piedistallo, che era stato preparato una ventina di giorni prima, in un clima di gioia e di commozione.
Il 12 agosto più di mille persone (il libro firme ne conta novecentocinquanta) salirono in vetta al Monte Rotondo – a quota 2496 metri – dove alle 11.30 dieci sacerdoti iniziarono la concelebrazione della santa messa, preludio alla benedizione e all’ inaugurazione di un simbolo al quale gli alpigiani di Caprecolo tenevano – e tengono ancora – moltissimo.Ogni 12 agosto, infatti, si celebra questa ricorrenza: la giornata inizia con la cronoscalata di corsa da Caprecolo alla cima, prosegue con la santa messa in vetta e si conclude in serata con il tradizionale past.Anche in alpeggio sono presenti diversi segni devozionali: oltre alla cappelletta di Sasòrc (costruita tra il 1900 e il 1901, è relativamente distante dalle baite, situata in una zona che all’epoca era luogo di passaggio per i pastori che salivano in alpeggio per la monticazione estiva) e alla grande croce in legno eretta nel 1992 sullo “zuch da lén”, ai piedi dei Sas de Granóon possiamo osservare anche una bellissima vetrofania rappresentante la Vergine Ausiliatrice, posta sotto un tettuccio di lamiera inossidabile.Benedetta nel 1971, la cappellina è stata voluta dalla famiglia Codega Antonio “Metilde” per grazia ricevuta, dopo che cinque suoi membri uscirono tutti illesi da un pauroso incidente in autostrada.
Uscendo dall’ambito religioso, è tempo di parlare di una bella realtà dell’alpe Caprecolo e dell’intero territorio premanese. Se questo mont è uno degli unici che rimane ancora monticato e nel quale la cascina del latte – costruita a metà dell’Ottocento - lavora ancora a pieno regime, il merito va certamente ai tre giovani allevatori della Malga Valfraina.Cristian Fazzini (classe 1997), Sarah Morandini (classe 2003) e Simone Galluzzi (classe 1998) passano l’intero periodo estivo – dal primo di giugno a metà settembre – all’alpe Caprecolo, dove monticano dieci vacche, quattro manze, centoottanta capre e tredici asini. Sulla scia di nonno Carlo – storico allevatore di Caprecolo, dove è stato per tre decenni - Cristian ha riportato gli animali in alpeggio intorno al 2017 e, poco per volta, è nata una realtà ormai nota sul territorio: nel 2023 si sono uniti Sarah (che ha sempre nutrito una grande passione per gli animali) e Giacomo De Battista (sostituito quest’anno da Simone, anche quest’ultimo figlio di allevatori) ed ha preso il via la vera e propria “Malga Valfraina”.
“Siamo un bel gruppo” ci racconta Sarah. “Io, Cristian e Simone siamo cresciuti letteralmente insieme e dall’anno scorso abbiamo dato vita a questa realtà”. “La nostra caratteristica è di fare tutto un po’ come una volta: mungiamo gli animali a mano, utilizziamo ancora la vecchia cascina del latte e lasciamo le bestie quasi sempre libere. Le mucche sono nel recinto all’esterno, mai in stalla, mentre le capre vengono radunate nel recinto soltanto per la mungitura” ci spiega.“La nostra sede fissa è all’alpe Caprecolo, dove dormiamo e lavoriamo il latte. Gli animali però pascolano in tutta la Val Fraina: le vacche fino alla zona del Ciarél Quadro, mentre le capre arrivano anche in Larecc e – dalla parte opposta della valle - nella zona di Taéc e del Monte Rotondo” prosegue ancora. Tra i prodotti della Malga Valfraina non solo i “grandi classici” – formaggio semigrasso, ricotta fresca, ricotta essiccata, burro e taleggio, oltre al formaggio di capra e alla pasta di caprino fresco – ma anche… mozzarelle d’alpe e yogurt!
Prima di lasciare Caprecolo, ricordiamo anche che il poeta premanese Carlo del Teglio amava passare su questo mont le domeniche d’estate: molte delle sue opere nacquero proprio sotto i Sas de Granóon. Ora però è tempo di riprendere il cammino: giù in discesa verso l’alpe Rasga!
Si trova in una cornice molto suggestiva, racchiuso in alto da un complesso di ripide e massicce rocce, dette “Sas de Granóon”. Su queste impervie pareti – che l’aquila reale ha scelto più volte per costruire il suo nido - fino alla prima metà del secolo scorso si saliva per raccogliere il fieno selvatico, anche se… i risultati non erano straordinari. Le stesse strofe della goliardica filastrocca sbeffeggiano infatti gli alpigiani di Caprecolo perchè “ai pèle gió tüc i Sas de Granóon per fà trè bèrle de sciargnóon” (“Ripuliscono tutti i Sas de Granóon per raccogliere [solo] tre gerle di fieno selvatico”). Un’altra peculiarità dell’alpe Caprecolo ci viene invece suggerita dalla canzone del Grest del 1984, che ripete: “Am sé da Cavrècol am gh’à i Sas de Granóon e ‘ne fontàne per ogni cantóon” (“Siamo di Caprecolo, abbiamo i Sas de Granóon e una fontana ad ogni angolo”); l’alpeggio è infatti noto per le numerose fontanelle disseminate tra le baite. Restando in alpeggio, menzioniamo ól Predóon, un grande masso che è luogo di incontro per i canti in compagnia e per i giochi dei bambini, mentre la raal dól Camp è il campo da calcio e pallavolo degli alpigiani, oltre che una meta ambita per la raccolta dei mirtilli.
Seguirono mesi molto concitati, dove si cercò il coinvolgimento e il sostegno economico di tutti premanesi e anche degli oriundi. Il più attivo tra gli alpigiani fu Carlo Codega: molto devoto alla Vergine, fu lui che con il suo grande impegno riuscì a trasformare quella grande idea in realtà. L’11 luglio la grande statua bronzea della Madre del Redentore giunse a Premana e rimase per qualche giorno nella Chiesa dell’Immacolata.Il 25 dello stesso mese l’elicottero trasportò la statua dall’Alpe Paglio (dove era stata portata con un furgone) fino in vetta al Monte Rotondo, dove una quindicina di alpigiani – un’altra trentina aveva lasciato la vetta qualche ora prima, visto l’avvicendarsi di un gran temporale – fissarono la statua sul piedistallo, che era stato preparato una ventina di giorni prima, in un clima di gioia e di commozione.
Il 12 agosto più di mille persone (il libro firme ne conta novecentocinquanta) salirono in vetta al Monte Rotondo – a quota 2496 metri – dove alle 11.30 dieci sacerdoti iniziarono la concelebrazione della santa messa, preludio alla benedizione e all’ inaugurazione di un simbolo al quale gli alpigiani di Caprecolo tenevano – e tengono ancora – moltissimo.Ogni 12 agosto, infatti, si celebra questa ricorrenza: la giornata inizia con la cronoscalata di corsa da Caprecolo alla cima, prosegue con la santa messa in vetta e si conclude in serata con il tradizionale past.Anche in alpeggio sono presenti diversi segni devozionali: oltre alla cappelletta di Sasòrc (costruita tra il 1900 e il 1901, è relativamente distante dalle baite, situata in una zona che all’epoca era luogo di passaggio per i pastori che salivano in alpeggio per la monticazione estiva) e alla grande croce in legno eretta nel 1992 sullo “zuch da lén”, ai piedi dei Sas de Granóon possiamo osservare anche una bellissima vetrofania rappresentante la Vergine Ausiliatrice, posta sotto un tettuccio di lamiera inossidabile.Benedetta nel 1971, la cappellina è stata voluta dalla famiglia Codega Antonio “Metilde” per grazia ricevuta, dopo che cinque suoi membri uscirono tutti illesi da un pauroso incidente in autostrada.
Uscendo dall’ambito religioso, è tempo di parlare di una bella realtà dell’alpe Caprecolo e dell’intero territorio premanese. Se questo mont è uno degli unici che rimane ancora monticato e nel quale la cascina del latte – costruita a metà dell’Ottocento - lavora ancora a pieno regime, il merito va certamente ai tre giovani allevatori della Malga Valfraina.Cristian Fazzini (classe 1997), Sarah Morandini (classe 2003) e Simone Galluzzi (classe 1998) passano l’intero periodo estivo – dal primo di giugno a metà settembre – all’alpe Caprecolo, dove monticano dieci vacche, quattro manze, centoottanta capre e tredici asini. Sulla scia di nonno Carlo – storico allevatore di Caprecolo, dove è stato per tre decenni - Cristian ha riportato gli animali in alpeggio intorno al 2017 e, poco per volta, è nata una realtà ormai nota sul territorio: nel 2023 si sono uniti Sarah (che ha sempre nutrito una grande passione per gli animali) e Giacomo De Battista (sostituito quest’anno da Simone, anche quest’ultimo figlio di allevatori) ed ha preso il via la vera e propria “Malga Valfraina”.
“Siamo un bel gruppo” ci racconta Sarah. “Io, Cristian e Simone siamo cresciuti letteralmente insieme e dall’anno scorso abbiamo dato vita a questa realtà”. “La nostra caratteristica è di fare tutto un po’ come una volta: mungiamo gli animali a mano, utilizziamo ancora la vecchia cascina del latte e lasciamo le bestie quasi sempre libere. Le mucche sono nel recinto all’esterno, mai in stalla, mentre le capre vengono radunate nel recinto soltanto per la mungitura” ci spiega.“La nostra sede fissa è all’alpe Caprecolo, dove dormiamo e lavoriamo il latte. Gli animali però pascolano in tutta la Val Fraina: le vacche fino alla zona del Ciarél Quadro, mentre le capre arrivano anche in Larecc e – dalla parte opposta della valle - nella zona di Taéc e del Monte Rotondo” prosegue ancora. Tra i prodotti della Malga Valfraina non solo i “grandi classici” – formaggio semigrasso, ricotta fresca, ricotta essiccata, burro e taleggio, oltre al formaggio di capra e alla pasta di caprino fresco – ma anche… mozzarelle d’alpe e yogurt!
Prima di lasciare Caprecolo, ricordiamo anche che il poeta premanese Carlo del Teglio amava passare su questo mont le domeniche d’estate: molte delle sue opere nacquero proprio sotto i Sas de Granóon. Ora però è tempo di riprendere il cammino: giù in discesa verso l’alpe Rasga!
Rubrica a cura di Alessandro Tenderini