Giir di Mont... letteralmente/6: la tranquillità dell'alpe Fraina, 'il paradiso dei diavoli'

Terminata la ripida discesa dal GPM di Larecc (“Cima Coppi” del Giir di Mont), giungiamo all’alpe Fraina, alpeggio situato in fondo all’omonima valle e circondato da un vasto pascolo. Il sesto mont che incontriamo nel nostro viaggio sul territorio premanese prende il nome dai “fraini”, i minatori, e si caratterizza per essere… particolarmente tranquillo.
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L’intera zona è infatti una vallata relativamente piccola, ancora “selvaggia” e poco frequentata rispetto alla vicina Valle dei Forni. In più, è l’unica tra quelle del territorio a non ospitare alcuna struttura ricettiva (rifugi e simili). In verità, fino a una trentina di anni fa esisteva un piccolo ristoro in alpeggio, gestito a livello familiare dal “Carmelin”: poteva ospitare una quindicina di persone, e per gli alpigiani non era raro fermarsi a mangiare una pastasciutta, a bere una bibita fresca o a gustare un gelato.
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L’alpe Fraina è il posto ideale per passare qualche giorno in totale relax, immersi nella natura: certo, fin quando non si muovono i sassi della caravina! Come l’alpe Barconcelli, anche questo alpeggio è infatti sovrastato da un ammasso di pietre di origine franosa, anche se – a parte la battuta – è da molto tempo che se ne stanno lì buone, senza creare problemi. 
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Se è vero che “in Fraina non ci si passa, in Fraina ci si va”, bisogna pur ricordare che dal fondo valle si dipartono numerosissimi itinerari; per cui se ci troviamo in alpeggio e vogliamo fare un bel giro c’è veramente solo l’imbarazzo della scelta. Salendo dai 1.395 metri è possibile raggiungere non solo la Bocchetta di Larecc (dalla quale siamo appena discesi), che “lancia” direttamente verso l’alpe Varrone e la Valle dei Forni, ma anche un’altra serie di cime e di bocchette. Deviando verso destra, si imbocca la vecchia strada militare che conduce fino alla zona del Ciarél Quadro. Vero simbolo e “vanto” degli alpigiani di Fraina, in questo punto sgorga una sorgente d’acqua freschissima, menzionata anche nelle solite strofe di “Ól Giir di mónt”: “[…] ai bèef l’aque bóne dól Ciarél Quadro” (“Bevono l’acqua buona del Ciarél Quadro”). Fino a questa altezza la strada – recentemente ripristinata dagli alpigiani – è percorribile anche in mountain bike.
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Proseguendo oltre, è possibile scegliere due itinerari alternativi: svoltando ulteriormente a destra, ci si muove in direzione del Pizzo Cavallo (tra l’altro, il sentiero è stato appena pulito e ripristinato, grazie anche all’aiuto del Cai di Premana; manutenzione recentissima anche per quello da Larecc al Monte Colombana), “condiviso” con la Valle dei Forni; andando a sinistra si raggiunge invece il crinale che divide la Val Fraina dalla Val Gerola, e dunque anche la provincia di Lecco da quella di Sondrio. Percorrendo la dorsale si cammina sul Cadorna, lungo il quale si ammirano le fortificazioni militari che costituivano l’omonima linea difensiva costruita durante la Prima Guerra Mondiale e lunga centinaia di chilometri.

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Realizzata in previsione di un probabile attacco tedesco dalla Svizzera, di fatto non fu mai usata perché la temuta offensiva non ci fu: per questo, si possono osservare trincee e fortini ancora sostanzialmente intatti. Proseguendo lungo l’antica via militare si raggiungono poi la Cima di Fraina e il Monte Colombana, sul quale svetta una grande croce in ferro posata dagli alpigiani nel 1986. Muovendosi verso sinistra a partire dall’alpeggio, si può invece salire in direzione del Monte Rotondo – sulla cui cima si erge la bellissima statua della Madre del Redentore (la vedremo meglio nella prossima uscita) – passando per la Bocchetta di Stavello. 
Se oggi la Val Fraina offre numerosissime possibilità per una passeggiata in quota, il merito va certamente agli alpigiani, che negli ultimi anni hanno lavorato sodo per rimettere a nuovo diversi sentieri e vari tratti di ex strade militari, in modo da offrire agli appassionati la possibilità di esplorare – a piedi ma anche in bicicletta - una valle che resta tranquilla, ma non noiosa.
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Terminato il tour sulle vette della Val Fraina, torniamo un momento in alpeggio per conoscere ancora qualche peculiarità del sesto mont del nostro bel viaggio. Dando un’occhiata, notiamo innanzitutto che l’alpe Fraina è divisa in due “frazioni”: quella più estesa, ai piedi della caravine, è Fraine Vaghe; mentre le altre quattro baite – dal lato opposto del piccolo torrente – formano il nucleo di Fraine solive. Proprio nella porzione più piccola dell’alpeggio troviamo una bellissima cappelletta incastonata nella roccia, con una scaletta in pietra che permette di salire fino alla statua della Madonna che racchiude.
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Trattasi della Crote de la Baséle, costruita adattando una grotta naturale da sette alpigiani reduci della Seconda Guerra Mondiale, che il 12 agosto del 1947 assolsero l’impegno che si erano dati di rendere omaggio alla Vergine nel caso in cui avessero portato a casa la pelle. Nel 1988, dopo oltre quarant’anni, i sette reduci (ancora tutti in vita allora) decisero di risistemare la cappellina, che fu benedetta da Padre Angelo Gianola.
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Nel 2018 l’alpeggio si è inoltre “dotato” della grande croce in legno che svetta su tutti i mont premanesi. Curiosa tutta questa devozione, se pensiamo che gli alpigiani di Fraina sono noti come… i “diàoi da Fraîne” (i diavoli di Fraina)! Pensate che il cartello in mezzo all’alpeggio recita proprio: “Alpe Fraina, Paradìis di diàoi” (Alpe Fraina, paradiso dei diavoli), con un bel diavoletto rosso a fare da sfondo.
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Proprio ai suoi piedi troviamo una piccola area picnic, con bei tavoli in legno. È stata costruita dagli alpigiani pochissimi giorni fa ed è pronta ad ospitare tutti coloro ai quali capiti di passare per Fraina. Dunque, perché no, concediamoci una pausa e ripercorriamo con la mente il cammino già fatto: siamo al giro di boa del nostro Giir di Mont… letteralmente. Si parte alla volta di Caprecolo!

Continua/7
Rubrica a cura di Alessandro Tenderini
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