Lecco: il futuro della Piccola per il 'numero 1' degli Architetti
Anche l’Ordine degli Architetti di Lecco ha partecipato all’incontro sul PGT (Piano di Governo del Territorio) ‘La città che dialoga’ che si è svolto lo scorso martedì, presso la Scuola De Amicis. Una cinquantina circa le persone che hanno aderito all’invito dell’amministrazione comunale, confrontandosi, divisi in gruppi, sul futuro dell’area della ex Piccola Velocità. Tre le tematiche da esplorare: la rigenerazione culturale urbana con l’area della Piccola come Urban Center e luogo di connessione culturale cittadino, il verde pubblico e la mobilità e intermodalità degli spostamenti, rientrante nel piano dei servizi. Tra i presenti anche il presidente dell’Ordine Anselmo Gallucci che ha partecipato ai tavoli tematici, portando il proprio contributo.
Che giudizio dà all’evento a cui ha partecipato, articolato nei tre tavoli di lavoro in cui tutti erano presenti a rotazione?
Penso sia stato un’occasione positiva per esprimere da parte di tutti i partecipanti le proprie opinioni al riguardo dei temi secondo cui sono stati articolate le riflessioni, sulla base delle sollecitazioni provenienti dagli organizzatori dell’evento. Certo dal mio punto di vista non è stato facile rispondere in modo parcellizzato ad una problematica che richiede una visione complessiva delle esigenze poste dall’area e quindi all’esigenza di un punto di vista unitario nella scelta progettuale da adottare, costituita certamente da esigenze articolate cui dare risposta.
Quali sono le osservazioni più importanti che sono emerse durante i lavori? Riguardo alla destinazione dell’area gli usi futuri più suggeriti sono stati quelli legati alla cultura, luogo di aggregazione flessibile in grado di rispondere alle varie esigenze soprattutto giovanile. Ma anche una destinazione di tipo culturale in grado di rispondere a questo tipo di esigenza proveniente da cittadini di tutte età. Per quanto riguarda il verde pubblico, unanime è stato il parere che debba avere una percentuale rilevante, più del 60% dell’area destinata a tale scopo, per l’evidente beneficio di tale destinazione per la città non solo in termini estetici ma anche in termini ecologici. Personalmente ho espresso l’auspicio che le aree verdi non siano recintate come spesso è avvenuto in città per i parchi cittadini, ma siano aperti e fruibili come una caratteristica usuale del principio insediativo legato ai percorsi pedonali e ciclabili. L’esempio insediativo della vicina sede del Politecnico dimostra che questo è possibile anche da noi. Per quanto riguarda la mobilità e intermodalità, è stato riconosciuto quanto sia particolarmente significativa l’ubicazione dell’area per le sue potenzialità in questo senso. Certamente la pianificazione integrata di urbanistica e trasporti sono la chiave del successo nella rigenerazione delle aree urbane e di quella della Piccola in particolare. Considerando la particolare condizione geomorfologica e geografica di Lecco, occorrerebbero a mio parere scelte coraggiose e soluzioni infrastrutturali anche di rilievo per rendere i percorsi più agevoli e sicuri e tali da garantire una maggiore qualità della vita urbana.
In sintesi che futuro vede per tale area?
Credo che qualsiasi destinazione le si voglia dare la presenza del vicino Politecnico costituisca un riferimento imprescindibile per il suo futuro, indipendentemente dallo specifico utilizzo, non fosse altro per le potenzialità di collegamento con un’area aperta, pienamente vissuta e di prestigio già presente. Inoltre penso che il successo di un intervento di rigenerazione, in questo caso di una ex area ferroviaria, centrale e di grande importanza per la sua ubicazione, ma marginale nella storia della vita urbana non sia di facile soluzione in vista di una sua nuova e necessaria identità. Tutto dipende da una visione credibile di città e dalla capacità progettuale di interpretarne le esigenze.
Che giudizio dà all’evento a cui ha partecipato, articolato nei tre tavoli di lavoro in cui tutti erano presenti a rotazione?
Penso sia stato un’occasione positiva per esprimere da parte di tutti i partecipanti le proprie opinioni al riguardo dei temi secondo cui sono stati articolate le riflessioni, sulla base delle sollecitazioni provenienti dagli organizzatori dell’evento. Certo dal mio punto di vista non è stato facile rispondere in modo parcellizzato ad una problematica che richiede una visione complessiva delle esigenze poste dall’area e quindi all’esigenza di un punto di vista unitario nella scelta progettuale da adottare, costituita certamente da esigenze articolate cui dare risposta.
Quali sono le osservazioni più importanti che sono emerse durante i lavori? Riguardo alla destinazione dell’area gli usi futuri più suggeriti sono stati quelli legati alla cultura, luogo di aggregazione flessibile in grado di rispondere alle varie esigenze soprattutto giovanile. Ma anche una destinazione di tipo culturale in grado di rispondere a questo tipo di esigenza proveniente da cittadini di tutte età. Per quanto riguarda il verde pubblico, unanime è stato il parere che debba avere una percentuale rilevante, più del 60% dell’area destinata a tale scopo, per l’evidente beneficio di tale destinazione per la città non solo in termini estetici ma anche in termini ecologici. Personalmente ho espresso l’auspicio che le aree verdi non siano recintate come spesso è avvenuto in città per i parchi cittadini, ma siano aperti e fruibili come una caratteristica usuale del principio insediativo legato ai percorsi pedonali e ciclabili. L’esempio insediativo della vicina sede del Politecnico dimostra che questo è possibile anche da noi. Per quanto riguarda la mobilità e intermodalità, è stato riconosciuto quanto sia particolarmente significativa l’ubicazione dell’area per le sue potenzialità in questo senso. Certamente la pianificazione integrata di urbanistica e trasporti sono la chiave del successo nella rigenerazione delle aree urbane e di quella della Piccola in particolare. Considerando la particolare condizione geomorfologica e geografica di Lecco, occorrerebbero a mio parere scelte coraggiose e soluzioni infrastrutturali anche di rilievo per rendere i percorsi più agevoli e sicuri e tali da garantire una maggiore qualità della vita urbana.
In sintesi che futuro vede per tale area?
Credo che qualsiasi destinazione le si voglia dare la presenza del vicino Politecnico costituisca un riferimento imprescindibile per il suo futuro, indipendentemente dallo specifico utilizzo, non fosse altro per le potenzialità di collegamento con un’area aperta, pienamente vissuta e di prestigio già presente. Inoltre penso che il successo di un intervento di rigenerazione, in questo caso di una ex area ferroviaria, centrale e di grande importanza per la sua ubicazione, ma marginale nella storia della vita urbana non sia di facile soluzione in vista di una sua nuova e necessaria identità. Tutto dipende da una visione credibile di città e dalla capacità progettuale di interpretarne le esigenze.