Lecco: proiettato il docufilm '20 giorni a Mariupol'. Riflessione sull'urgenza di testimoniare
20 giorni a Mariupol, premio oscar 2024 come miglior film documentario e le cui immagini hanno fatto vincere al regista, Mstyslav Chernovm, il premio Pulitzer nel 2022, nella serata di ieri, 4 giugno, è stato proiettato anche a Lecco.
Grazie alla collaborazione di Les Cultures, in continuazione con l'approfondimento del tema guerra in Ucraina, affrontato in Voci dall'altra Russia di Raffaella Chiodo Karpinsky, e con Dinamo Culturale e altre associazioni, con l'appoggio di alcuni comuni, tra cui il Comune di Lecco, il docufilm è stato inserito nella programmazione del CineMinimo a Teatro Invito, anche in previsione della giornata mondiale dei profughi - World Refugee Day, celebrata il 20 giugno, promossa dal progetto SAI – sistema di accoglienza e integrazione, con Davide Biffi.
La trama
Il documentario inizia alla vigilia dell’invasione russa dell’Ucraina, quando una squadra di giornalisti entra nella città portuale di Mariupol. E’ il 24 febbraio 2022. Dopo circa un'ora dal loro ingresso, l'assedio russo avrà inizio. Durante l'assalto che segue, mentre le bombe cadono, gli abitanti fuggono e l’accesso a elettricità, cibo e acqua viene interrotto, i reporter, rimasti soli, lottano per raccontare le atrocità della guerra. Le immagini sono drammatiche e i frammenti dei video clip che i giornalisti riescono a mandare alla redazione sono le immagini iconiche che hanno raccontato Mariupol nella primavera del 2022. Circondati dai soldati russi, i giornalisti trovano rifugio in un ospedale, rimanendo però intrappolati.
Le loro immagini, diffuse dai media mondiali, documentano morte e distruzione, smentendo la disinformazione russa. Di fronte a tanto dolore, il regista e giornalista ucraino Mstyslav Chernov si chiede se continuare a filmare possa fare qualche differenza, ma sono gli stessi cittadini di Mariupol a chiedere di proseguire e di diffondere le dichiarazioni e le denunce sui crimini di guerra commessi, affinché il mondo sia testimone. Infatti, la squadra di giornalisti può tentare di portare al di fuori della città il materiale da inviare alla redazione, mentre i medici e le tante persone rimaste senza casa sono costrette a nascondersi in luoghi non sicuri.
La parte finale del film prova a restituire dei numeri: 25.000 persone uccise - dichiarato come numero sottostimato - dall'inizio dell'assedio a Mariupol. Ma in questi casi la matematica non conta davanti alla storia della vita e della morte anche di una sola persona. E a maggior ragione di molte: donne, ragazzi, bambine.
Non è un documentario facile da vedere, non è adatto a tutti. Ma riporta il discorso dell’informazione alla sostanza dei fatti, in un periodo storico di “post verità” come ricorda il relatore Michele Piatti della rassegna cinematografia. Il dibattito seguito è stato più un riassunto ragionato del relatore, sul senso di fare cinema e dell’urgenza di testimoniare, anche quando come lo stesso registra dichiara nel film, si sta per perdere il senso davanti a tanta morte e davanti alla domanda: “voi cosa avete fatto per evitarlo?”
Grazie alla collaborazione di Les Cultures, in continuazione con l'approfondimento del tema guerra in Ucraina, affrontato in Voci dall'altra Russia di Raffaella Chiodo Karpinsky, e con Dinamo Culturale e altre associazioni, con l'appoggio di alcuni comuni, tra cui il Comune di Lecco, il docufilm è stato inserito nella programmazione del CineMinimo a Teatro Invito, anche in previsione della giornata mondiale dei profughi - World Refugee Day, celebrata il 20 giugno, promossa dal progetto SAI – sistema di accoglienza e integrazione, con Davide Biffi.
La trama
Il documentario inizia alla vigilia dell’invasione russa dell’Ucraina, quando una squadra di giornalisti entra nella città portuale di Mariupol. E’ il 24 febbraio 2022. Dopo circa un'ora dal loro ingresso, l'assedio russo avrà inizio. Durante l'assalto che segue, mentre le bombe cadono, gli abitanti fuggono e l’accesso a elettricità, cibo e acqua viene interrotto, i reporter, rimasti soli, lottano per raccontare le atrocità della guerra. Le immagini sono drammatiche e i frammenti dei video clip che i giornalisti riescono a mandare alla redazione sono le immagini iconiche che hanno raccontato Mariupol nella primavera del 2022. Circondati dai soldati russi, i giornalisti trovano rifugio in un ospedale, rimanendo però intrappolati.
Le loro immagini, diffuse dai media mondiali, documentano morte e distruzione, smentendo la disinformazione russa. Di fronte a tanto dolore, il regista e giornalista ucraino Mstyslav Chernov si chiede se continuare a filmare possa fare qualche differenza, ma sono gli stessi cittadini di Mariupol a chiedere di proseguire e di diffondere le dichiarazioni e le denunce sui crimini di guerra commessi, affinché il mondo sia testimone. Infatti, la squadra di giornalisti può tentare di portare al di fuori della città il materiale da inviare alla redazione, mentre i medici e le tante persone rimaste senza casa sono costrette a nascondersi in luoghi non sicuri.
La parte finale del film prova a restituire dei numeri: 25.000 persone uccise - dichiarato come numero sottostimato - dall'inizio dell'assedio a Mariupol. Ma in questi casi la matematica non conta davanti alla storia della vita e della morte anche di una sola persona. E a maggior ragione di molte: donne, ragazzi, bambine.
Non è un documentario facile da vedere, non è adatto a tutti. Ma riporta il discorso dell’informazione alla sostanza dei fatti, in un periodo storico di “post verità” come ricorda il relatore Michele Piatti della rassegna cinematografia. Il dibattito seguito è stato più un riassunto ragionato del relatore, sul senso di fare cinema e dell’urgenza di testimoniare, anche quando come lo stesso registra dichiara nel film, si sta per perdere il senso davanti a tanta morte e davanti alla domanda: “voi cosa avete fatto per evitarlo?”
M.Bo.