Lecco: Raffaella Chiodo Karpinsky presenta 'Voci dall'altra Russia'

Les Culteres ha organizzato due appuntamenti a tema Russia e dissidenti: il primo appuntamento si è tenuto martedì 28 maggio, alle ore 21.00 al Palazzo delle Paure con la presentazione del libro Voci dall’altra Russia. Il libro ha spiegato l’autrice ha l’obiettivo di dare voce a chi, in Russia, al conflitto si oppone. 
Il secondo sarà la proiezione, al Teatro Invito, martedì 4 giugno, del documentario 20 giorni a Mariupol,  del Giornalista ucraino Mstyslav Chernov, vincitore del premio Pulitzer 2023.
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L’autrice di Voci dall’altra Russia Raffaella Chiodo Karpinsky ha dialogato con il giornalista e scrittore Luigi Geninazzi. L’ospite, specializzata su temi di politica e cooperazione internazionale, è impegnata nella lotta al razzismo e nella promozione della conoscenza della società civile in Russia. Si esprime contro la guerra e contro l’oppressione delle libertà di espressione e informazione del regime di Putin: per questo, dall’inizio dell’aggressione della Russia all’Ucraina, pubblica articoli e editoriali sul quotidiano Avvenire, di cui ha ringraziato i direttori poiché lasciano spazio per notizie e contenuti da questa parte del mondo. Ha alle spalle una carriera di 30 anni per ONG e Cooperazione internazionali.
Luigi Geninazzi, giornalista e scrittore, è esperto di politica internazionale. Per il settimanale «Il Sabato» e per il quotidiano «Avvenire» ha seguito le vicende nelle aree più calde del mondo, con una particolare attenzione all’Europa dell’Est ed è stato testimone diretto delle rivoluzioni democratiche e della caduta del muro di Berlino.
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La Russia di Putin
Seguendo le domande proposte l’autrice ha raccontato della situazione difficoltosa in Russia e degli schieramenti attorno ai fatti che stanno accadendo.
Spesso, infatti, ci si ferma agli schieramenti: o sei pro o sei contro. Ma in Russia ciò non è così semplice. Raccontare la guerra per numero di morti o scenari socio economici non è sufficiente a comunicare le sfide concrete che affronta chi in Russia cerca di resistere o chi in Ucraina è esposto alle bombe che cadono nei supermercati o ai massacri che avvengono quando si cerca rifugio.
Si dice che l’87% dei russi avrebbe votato Putin, ma non si considera abbastanza che non sono state elezioni libere con candidati liberamente scelti. I dissidenti in Russia non hanno per niente vita facile. Alexei Navalny è stato un esempio, sebbene le contraddizioni che lo caratterizzano.
Di questi tempi, non sono solo i politici a finire in galera: le prigioni si stanno popolando anche di artisti, drammaturghe, padri di bambine che disegnano contro la guerra. E sono le loro storie, quelle raccontante dall’autrice. È stata arrestata, tra i tanti, una donna che ha lasciato in un supermercato cinque messaggi contro la guerra. Conseguenza: incarcerazione per due anni.
Raffaella Chiodo Karpinsky durante la serata ha raccontato dei tanti dissidenti che cercano di resistere. Sicuramente non sarà sfuggita la protesta pacifica dei cartelli: all’inizio della guerra, alcune persone mostravano cartelli con le parole: "нет войне", “no alla guerra”. Ma nonostante l’Articolo 29 della costituzione della Russia che garantisce, su carta, la libertà d’espressione e di dissenso contro il potere, le persone venivamo arrestate. Allora poi sono stati creati cartelli con otto asterischi, pari al numero di lettere: esporli ha portato ad altri arresti. Infine, solo cartelli bianchi e poi pure senza cartello, ma solo con le mani alzate. Anche ciò è stato vietato.
Per citare un altro esempio di repressione e lasciare comunque al lettore la voglia di approfondire la tematica, Voci dall’altra Russia contiene storie di persone coraggiose tanto quanto la giornalista Marina Ovsyannikova, che ha espresso la sua opposizione all'invasione dell'Ucraina e alle menzogne della propaganda russa mostrando un cartello in diretta durante l'edizione serale del telegiornale di Canale Uno.
“Esiste un dovere: quello di raccontare” ha ribadito la scrittrice. Bisogna raccontare i gesti e le storie delle persone comuni che eroi non volevano diventare, ma che semplicemente conservano in sé un senso di umanità: una resistenza che andando contro alla guerra, va incontro alla morte nelle carceri. 
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“Come siamo arrivati a questo punto?” la domanda posta a Geninazzi.
Sicuramente il silenzio dell'Occidente ha giocato un ruolo significativo. Stiamo vivendo anni che ricordano il periodo staliniano, con plebisciti falsati, simili alle elezioni del 1989.
L'Unione Sovietica è crollata a causa di una grande domanda di libertà e benessere interno, un movimento pieno di speranza. Tuttavia, Putin, che ha vissuto la caduta dell'URSS mentre lavorava per il Kgb a Dresda, ha interpretato questo evento come una grande sconfitta. Grandissima. Ha definito il crollo dell'Unione Sovietica come "la più grande catastrofe geopolitica" e sostiene che negli anni '90 e '91 la Russia sia stata derubata e ingannata. Questa retorica è stata chiara anche nel suo annuncio dell'invasione dell'Ucraina come "operazione speciale" il 24 febbraio 2022: l’obiettivo dichiarato è che quei territori appartengono alla Russia e sono stati strappati via dalla madrepatria.
Nonostante il discorso di Putin, i popoli però negli anni si sono espressi chiaramente: il 91% degli ucraini, il 54% dei cittadini della Crimea e il 75% degli abitanti del Donbass hanno votato per l'indipendenza dalla Russia. L'identità degli ucraini si scontra quindi con il concetto di "Russkiy Mir" (il mondo russo), in cui Putin vede i popoli russo, bielorusso e ucraino come un'unica entità.
Putin sembra voler ripercorrere i passi di Pietro il Grande e compiere la guerra che Gorbachev ha rinunciato a fare. Anno dopo anno, la Russia è diventata una dittatura e una delle giornaliste che ha descritto meglio questo processo è stata Anna Stepanovna Politkovskaya, uccisa il 7 ottobre 2006, per il suo coraggio.
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La resistenza brutalmente aggredita
Raffaella Chiodo Karpinsky nel riprendere la parola ha continuato a raccontare delle storie dentro la Storia. Storie che il suo libro racconta. C'è un clima di grande paura con processi farlocchi dallo stile kafkiano: dopo il ricorso delle sentenze di primo grado, le pene vengono spesso aumentate e i prigionieri mandati nelle carceri di massima sicurezza in Siberia, subendo trattamenti e torture psicologiche che li devastano fino all’essere incapaci di scrivere.
In queste condizioni, è difficile reagire. La scrittrice nel proprio intervento ha sottolineato che non si può pretendere molto da chi vive sotto tali pressioni. Infine, si nota un limite nell'informazione: il come si racconta ha importanza. Di questi tempi si perde di vista l'essenza delle notizie, concentrandosi sui dettagli invece che sulla sostanza dei fatti, come gli omicidi commessi e i massacri, come di Buča. Non si tratta di una discussione politica astratta, ma della vita umana in pericolo.
L’autrice, prima che la serata proseguisse con il confronto con il  pubblico in sala, ha esternato l’enorme dolore - da pacifista per la ex Jugoslavia, da sensibile per il massacro del popolo palestinese e per i morti e i rapiti dell’attentato del 7 ottobre per mano di Hamas - che sta provando nel non vedere la stessa empatia per quanto sta accadendo in Ucraina.
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Le conseguenze della Guerra
L’incontro è continuato con dibattiti con il pubblico che si interrogava su quali condizione socio economiche abbiamo legittimato Putin e quali invece conseguenze della Guerra potrebbero provocare ondate diffuse di reazione alla dittatura.
Già ci sono conseguenze della guerra spiegano i relatori. Sicuramente ora la Russia è in un’economia di guerra, caratterizzata dalla produzione di tutti quei materiali e vestiari che servono al fronte, e garantendo lavori di manodopera per le famiglie più povere. Dall’altro lato ci sono grandi ritorni negativi: i giovani caduti al fronte, criminali liberati dalle prigioni con solo sei mesi di partecipazione alla guerra. E ci sono i conseguenti dissensi: madri, mogli e sorelle dei soldati al fronte che ne chiedono il ritorno, persone che si organizzano per chiedere il ritiro della amnistia per i criminali-mostri che in prigione dovrebbero stare... Ma anche il massacro delle minoranze delle periferie dell’enorme Russia è una questione che verrà  a galla, visto che infatti Putin ne sta approfittando per fare pulizia etnica arruolando in massa i giovani dei territori più lontani.
Insomma, ci sono tanti pesi sull’ago della bilancia della Storia. Meritano di essere conosciute le speranze e le tragedie di quelle persone che ci credono e che lottano, per salvare la coscienza dei popoli.
E da quest’altro lato del mondo la loro memoria può essere custodita e tramandata, e non essere dispersa nel silenzio delle fredde prigioni in siberia. Il libro Voci dall’altra Russia ha proprio questo obiettivo in sé.

Martina Bonacina
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