'Padre, fratello e amico': la Val San Martino saluta l'umile don Marco

“Decido, con desiderio, di essere seppellito in terra, a Sopracornola, parrocchia che tanto ho amato e servito e dalla quale sono stato amato”. 
Quest'oggi, come da suo testamento, si è fatta l'ultima volontà di don Marco Bottazzoli, mancato due giorni fa a 93 anni. Riposerà per sempre nel campo santo della piccola parrocchia calolziese che, per lui, nato a Martinengo il primo ottobre 1930, è stata “casa” dal lontano 1963. 
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"Mi sono sempre trovato bene qui", aveva del resto, candidamente risposto, a don Angelo Riva desideroso di comprendere come mai in tanti, tantissimi anni, non avesse mai maturato il desiderio di cambiare aria, scegliendo invece di mettere radici lassù, in alta Val San Martino, dove "la gente non smette mai di guardare il Cielo. Al Pertus, al Monte Tesoro", come sottolineato dall'ex parroco di Carenno, tornato nella “sua” chiesa per unirsi al suo successore, don Marcello Crotti e agli altri dodici confratelli del territorio che, questa mattina, hanno concelebrato il rito funebre con il Vescovo di Bergamo Francesco Beschi. 
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Quest'ultimo, nell'omelia, si è soffermato sull'Eucarestia, uno degli elementi indubbiamente più importanti nella vita di don Marco. Un'esistenza “contrassegnata da un'ampiezza di servizio in questa comunità che rarissimamente un sacerdote raggiunge”. Alla testimonianza spirituale ha poi unito “la vicinanza alle persone”. 
Una prossimità rimarcata anche da don Angelo, capace di tratteggiare un ricordo personale e allo stesso tempo corale, di quell'anziano sacerdote che lo ha accompagnato durante il suo ministero tra Carenno, Lorentino e Sopracornola. 
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Don Marco Bottazzoli
Don Marco è così stato presentato come una di quelle figure nascoste rispetto ai riflettori, alla ribalta. Ma allo stesso una di quelle figure che fanno e portano avanti, nella quotidianità fatta di incontri e condivisione, ascolto e silenzio, preghiere e lacrime, la “piccola storia dei nostri piccoli paesi”. Con la sua tonaca vecchia e lisa, il tricorno in testa, è stato “pastore che conosce l'odore delle pecore”. 
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“Buono e semplice, mite e umile” don Bottazzoli, ha dimostrato attaccamento a Sopracornola “in modo unico”. Quando i collegamenti con Calolzio erano ancora difficoltosi, non si risparmiava nell'accompagnare chi aveva bisogno di spostarsi per commissioni o visite e personalmente si è dato da fare affinché il Comune sistemasse poi la strada, riuscendo, al tempo stesso, ad aprire i cuori dei suoi compaesani all'incontro e alla fede, pur magari artigianale e semplice. 
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Da prete d'altri tempi – ha riconosciuto ancora don Angelo – don Marco teneva alla messa, ma anche alla benedizione delle abitazioni e alla confessione (ricevendo chi ne aveva bisogno anche in casa, ascoltando, senza giudicare, senza fare “il prevostone di turno”, ma accogliendo con tenerezza). E' stato anche “pastore di grande carità”, così generoso da mettere a disposizione le sue risorse personali, per le esigenze degli indigenti e, quando le casse lo hanno richiesto, anche per sostenere la scuola dell'infanzia di Carenno. “Faccia il possibile per usare i miei soldi per chi ne ha bisogno”, aveva del resto raccomandato a don Angelo, affidandogli la gestione del suo conto, disinteressato rispetto alla somma presente sullo stesso.
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“Facciamo sì che la gratitudine ora diventi riconoscenza che affidiamo alla preghiera, per tutta la sua vita e tutto il suo ministero” la chiosa del Vescovo Beschi.
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“Fai buon viaggio don Marco, grazie per essermi e esserci stato padre, fratello e amico”, l'ultimo saluto di don Angelo, prima di accompagnare la semplice bara, sormontata dalla veste e dal tricorno, verso Sopracornola, il suo paradiso sulla terra.
A.M.
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