Lecco: CGIL e UIL ancora in sciopero, 'sorda indifferenza del Governo'
Hanno indossato tute bianche, maschere e elmetti e si sono sdraiati a terra, per ribadire, con una “messa in scena” un concetto ben preciso, mentre ancora alla diga di Suviana mancano all'appello “compagni” intrappolati nella centrale elettrica allagata: non si può morire sul lavoro. CGIL e UIL, a breve distanza temporale dall'ultimo presidio, sono tornate questo pomeriggio nuovamente in piazza a Lecco, come in ogni altra città capoluogo, dopo aver proclamato per la giornata odierna quattro ore di sciopero per tutti i settori privati (otto nell'edilizia).
“I motivi della mobilitazione insistono su una sorda indifferenza da parte del Governo alle esigenze della parte viva del Paese: quella che lavora, quella che il lavoro lo cerca, quella che dopo una vita di lavoro chiede il diritto ad una vecchiaia serena con pensioni dignitose. Quel Paese che non sta ottenendo risposte da scelte politiche prive di lungimiranza: ne sono una prova le continue morti sul lavoro, gli infortuni sempre più frequenti, un fisco che risulta clemente con gli evasori e severo con dipendenti e pensionati” era stato spiegato la scorsa settimana, al momento della comunicazione dello sciopero, visto come “strumento utile a richiamare la classe politica alle proprie
responsabilità nel garantire il diritto a un lavoro sicuro. La tutela di questo diritto non deve però essere una priorità soltanto di queste due sigle sindacali, deve coinvolgere l’intero sistema Paese. Zero morti sul lavoro, una giusta riforma fiscale, un nuovo modello sociale di fare impresa: ecco le parole d’ordine che stanno alla base della mobilitazione. Vogliamo che la salute e la sicurezza sul lavoro diventino un vincolo per poter esercitare l’attività d’impresa, superando la pratica del subappalto a cascata e vincolando l’accesso ai finanziamenti pubblici all’applicazione dei CCNL firmati dalle Organizzazioni Sindacali più rappresentative. Vogliamo un sistema fiscale equo e progressivo, che riduca la tassazione su lavoro dipendente e pensioni e parallelamente aumenti la tassazione delle rendite e il contrasto all’evasione fiscale. Vogliamo un’occupazione stabile e di qualità, da perseguire attraverso il rilancio degli investimenti pubblici e privati per riconvertire e innovare il nostro sistema produttivo”.
Rivendicazioni quest'oggi fatte proprie da Dario Esposito (coordinatore UIL del Lario) e Diego Riva (Segretario generale della CGIL Lecco) prendendo la parola dopo il minuto di silenzio chiesto nel ricordo delle vittime della diga.
Il primo ha ricordato come la giornata odierna di sciopero “non salta fuori dal nulla” ma si inserisce in un percorso unitario intrapreso da UIL e CGIL, non contro un'associazione datoriale, ma quale conseguenza della posizione assunta dal Governo. “Deve essere chiaro che è lo Stato che obbliga le nostre due associazioni a scendere in piazza a difendere un diritto sacrosanto: il tornare a casa dopo il lavoro. Non è semplice, in questo periodo, rinunciare alla paga o a parte di una giornata, ma in questa disponibilità alla rinuncia si può comprendere l'emergenza che stiano vivendo. E se non lo facciamo noi, chi lo fa? Dispiace – ha ammesso guardano la platea, composta da lavoratori e pensionati con le bandiere rosse e blu - che in piazza ci siano solo questi due colori. Perché il diritto alla vita dei lavoratori deve essere diritto difeso da tutti” ha sottolineato, tirando dunque una frecciata in primis alla CISL.
“Nei mesi scorsi un politico ha detto che scioperare è eversivo. A questo politico dico che è eversivo il decreto che introduce la patente a crediti per le aziende” ha poi aggiunto Esposito, etichettando non come politica ma come educazione civica l'azione intrapresa da CGIL e UIL, arrivando a rivendicare come frutto di proteste condotte dal sindacato contro all'allora Governo Draghi l'assunzione di 400 ispettori, ora utilizzata da qualcuno a fini propagandistici.
“Mi sento di citare frase della Presidente del Consiglio. Giorgia Meloni ha detto: il fisco non deve disturbare chi produce ricchezza. Noi non abbiamo nulla contro le imprese, ma cosa ha il Governo cosa ha contro lavoratori?”.
Ed una serie di domande sono state poste anche da Diego Riva. “Quanti morti ancora occorrono per cambiare la legge sugli appalti?” la prima. E poi ancora, rivolto al Governo, “gli anziani cosa vi hanno fatto di male per pensare di fare cassa con le loro pensioni? Dove sono finite le politiche attive?”.
“I problemi per cui siamo scesi in piazza il 24 novembre sono ancora tutti lì. Il 20 saremo a Roma per dire che le cose non vanno e vogliamo rispetto. Siamo un sindacato confederale che sta nella Costituzione. Rivendichiamo il nostro ruolo!”.
“I motivi della mobilitazione insistono su una sorda indifferenza da parte del Governo alle esigenze della parte viva del Paese: quella che lavora, quella che il lavoro lo cerca, quella che dopo una vita di lavoro chiede il diritto ad una vecchiaia serena con pensioni dignitose. Quel Paese che non sta ottenendo risposte da scelte politiche prive di lungimiranza: ne sono una prova le continue morti sul lavoro, gli infortuni sempre più frequenti, un fisco che risulta clemente con gli evasori e severo con dipendenti e pensionati” era stato spiegato la scorsa settimana, al momento della comunicazione dello sciopero, visto come “strumento utile a richiamare la classe politica alle proprie
responsabilità nel garantire il diritto a un lavoro sicuro. La tutela di questo diritto non deve però essere una priorità soltanto di queste due sigle sindacali, deve coinvolgere l’intero sistema Paese. Zero morti sul lavoro, una giusta riforma fiscale, un nuovo modello sociale di fare impresa: ecco le parole d’ordine che stanno alla base della mobilitazione. Vogliamo che la salute e la sicurezza sul lavoro diventino un vincolo per poter esercitare l’attività d’impresa, superando la pratica del subappalto a cascata e vincolando l’accesso ai finanziamenti pubblici all’applicazione dei CCNL firmati dalle Organizzazioni Sindacali più rappresentative. Vogliamo un sistema fiscale equo e progressivo, che riduca la tassazione su lavoro dipendente e pensioni e parallelamente aumenti la tassazione delle rendite e il contrasto all’evasione fiscale. Vogliamo un’occupazione stabile e di qualità, da perseguire attraverso il rilancio degli investimenti pubblici e privati per riconvertire e innovare il nostro sistema produttivo”.
Il primo ha ricordato come la giornata odierna di sciopero “non salta fuori dal nulla” ma si inserisce in un percorso unitario intrapreso da UIL e CGIL, non contro un'associazione datoriale, ma quale conseguenza della posizione assunta dal Governo. “Deve essere chiaro che è lo Stato che obbliga le nostre due associazioni a scendere in piazza a difendere un diritto sacrosanto: il tornare a casa dopo il lavoro. Non è semplice, in questo periodo, rinunciare alla paga o a parte di una giornata, ma in questa disponibilità alla rinuncia si può comprendere l'emergenza che stiano vivendo. E se non lo facciamo noi, chi lo fa? Dispiace – ha ammesso guardano la platea, composta da lavoratori e pensionati con le bandiere rosse e blu - che in piazza ci siano solo questi due colori. Perché il diritto alla vita dei lavoratori deve essere diritto difeso da tutti” ha sottolineato, tirando dunque una frecciata in primis alla CISL.
“Nei mesi scorsi un politico ha detto che scioperare è eversivo. A questo politico dico che è eversivo il decreto che introduce la patente a crediti per le aziende” ha poi aggiunto Esposito, etichettando non come politica ma come educazione civica l'azione intrapresa da CGIL e UIL, arrivando a rivendicare come frutto di proteste condotte dal sindacato contro all'allora Governo Draghi l'assunzione di 400 ispettori, ora utilizzata da qualcuno a fini propagandistici.
“Mi sento di citare frase della Presidente del Consiglio. Giorgia Meloni ha detto: il fisco non deve disturbare chi produce ricchezza. Noi non abbiamo nulla contro le imprese, ma cosa ha il Governo cosa ha contro lavoratori?”.
Ed una serie di domande sono state poste anche da Diego Riva. “Quanti morti ancora occorrono per cambiare la legge sugli appalti?” la prima. E poi ancora, rivolto al Governo, “gli anziani cosa vi hanno fatto di male per pensare di fare cassa con le loro pensioni? Dove sono finite le politiche attive?”.
“I problemi per cui siamo scesi in piazza il 24 novembre sono ancora tutti lì. Il 20 saremo a Roma per dire che le cose non vanno e vogliamo rispetto. Siamo un sindacato confederale che sta nella Costituzione. Rivendichiamo il nostro ruolo!”.
A.M.