Pascolo: in tanti per l'addio al 'testimone' Adriano Stasi
L'Oratorio San Giovanni Paolo II di Pascolo di Calolzio ha ospitato nella mattinata odierna l'ultimo saluto ad Adriano Stasi, teologo e membro ordinario della Pontificia Accademia Mariana Internazionale della Città del Vaticano, autore di diversi libri e promotore di numerose iniziative sul nostro territorio, mancato nei giorni scorsi all'età di 75 anni.
La famiglia, al termine della funzione, ha chiesto - per il tramite del parroco - che non venissero condivisi ricordi, custodendo invece nel cuore pensieri dedicati ad Adriano.
Ed ai tanti presenti - con la messa funebre sposta dalla chiesa per l'appunto all'attiguo oratorio, proprio per permettere a tutti di trovare posto - nel corso dell'omelia lo stesso don Andrea Pirletti aveva rivolto un altro invito: l'essere cristiani testimoni, che sanno ascoltare, che sanno pregare, che sanno state in mezzo alla gente. Tutti "doni" questi, ispirati dalla liturgia odierna, che, secondo il sacerdote, possono essere considerati, da chi lo ha conosciuto, come un ultimo regalo – "personale, ma anche universale" - lasciato loro da Adriano, in aggiunta ai 29 volumi mariani scritti, ai rosari e alle spille dispensati nel tempo, agli oggetti - tra sacro e profano - da lui acquistati per essere poi distribuiti.
"Adriano è stato testimone? Lascio a Dio il giudizio, non spetta a me. Ma per come l'ho conosciuto io in cinque anni, direi di sì" ha argomentato don Andrea, ricordando la capacità di ascolto di Stasi perennemente in dialogo con chiunque al bar come in centro Lecco, il suo tanto pregare, non vergognandosi poi di fare del bene, aprendo a chiunque avesse bisogno anche le porte della sua casa, pur sapendo di passare, alle volte per "ingenuotto" e di attirare dunque anche chi se ne è approfittato, andando poi a bussare a autorità, imprenditori, piani alti della Curia. "Quando gli dicevo "Adriano va bene, ma non esageriamo" mi rispondeva "ma don non lo facciamo per noi, ma per chi ha bisogno. E se è così io lo faccio". "Era diplomato nello starci dentro", ha aggiunto ancora il parroco, arrivando a cucire su Stasi un'altra caratteristica del testimone, sempre ispirata alle Letture della giornata odierna, e dunque lo stare con gli altri, nonostante qualche caricatura.
Un esserci, il suo, oggi ricambiato da molti. Tra i presenti stretti attorno alla moglie Tiziana e al figlio Samuele, i frati di Somasca che hanno concelebrato le esequie, la Presidente di Confartigianato (realtà alla quale Stasi ha dedicato 40 anni di vita lavorativa), i sindaci di Vercurago e Malgrate, oltre a Virginio Brivio, ex primo cittadino di quella Lecco, città che, per la sua preparazione culturale e i suoi studi nel campo della Mariologia, nel 2000 gli conferì la Civica benemerenza medaglia d'oro di San Nicolò e che oggi lo ha omaggiato facendo intervenire ai funerali il Gonfalone a lutto.
La famiglia, al termine della funzione, ha chiesto - per il tramite del parroco - che non venissero condivisi ricordi, custodendo invece nel cuore pensieri dedicati ad Adriano.
Ed ai tanti presenti - con la messa funebre sposta dalla chiesa per l'appunto all'attiguo oratorio, proprio per permettere a tutti di trovare posto - nel corso dell'omelia lo stesso don Andrea Pirletti aveva rivolto un altro invito: l'essere cristiani testimoni, che sanno ascoltare, che sanno pregare, che sanno state in mezzo alla gente. Tutti "doni" questi, ispirati dalla liturgia odierna, che, secondo il sacerdote, possono essere considerati, da chi lo ha conosciuto, come un ultimo regalo – "personale, ma anche universale" - lasciato loro da Adriano, in aggiunta ai 29 volumi mariani scritti, ai rosari e alle spille dispensati nel tempo, agli oggetti - tra sacro e profano - da lui acquistati per essere poi distribuiti.
"Adriano è stato testimone? Lascio a Dio il giudizio, non spetta a me. Ma per come l'ho conosciuto io in cinque anni, direi di sì" ha argomentato don Andrea, ricordando la capacità di ascolto di Stasi perennemente in dialogo con chiunque al bar come in centro Lecco, il suo tanto pregare, non vergognandosi poi di fare del bene, aprendo a chiunque avesse bisogno anche le porte della sua casa, pur sapendo di passare, alle volte per "ingenuotto" e di attirare dunque anche chi se ne è approfittato, andando poi a bussare a autorità, imprenditori, piani alti della Curia. "Quando gli dicevo "Adriano va bene, ma non esageriamo" mi rispondeva "ma don non lo facciamo per noi, ma per chi ha bisogno. E se è così io lo faccio". "Era diplomato nello starci dentro", ha aggiunto ancora il parroco, arrivando a cucire su Stasi un'altra caratteristica del testimone, sempre ispirata alle Letture della giornata odierna, e dunque lo stare con gli altri, nonostante qualche caricatura.
Un esserci, il suo, oggi ricambiato da molti. Tra i presenti stretti attorno alla moglie Tiziana e al figlio Samuele, i frati di Somasca che hanno concelebrato le esequie, la Presidente di Confartigianato (realtà alla quale Stasi ha dedicato 40 anni di vita lavorativa), i sindaci di Vercurago e Malgrate, oltre a Virginio Brivio, ex primo cittadino di quella Lecco, città che, per la sua preparazione culturale e i suoi studi nel campo della Mariologia, nel 2000 gli conferì la Civica benemerenza medaglia d'oro di San Nicolò e che oggi lo ha omaggiato facendo intervenire ai funerali il Gonfalone a lutto.