Lecco: addio al 'giallo GBG', il murales del Grassi lascia perplessi gli ex studenti 'illustri'
La prima reazione, per molti, è stata di shock. Che fine ha fatto il Liceo Grassi? O meglio, cosa ne è stato del proverbiale "giallo GBG", ovvero di quel colore simile alla senape che ha contraddistinto da sempre quell'edificio a poca distanza dal cuore della città? Sta suscitando reazioni quantomeno contrastanti il murales ormai in fase di ultimazione sulla facciata principale dello storico istituto lecchese in Largo Montenero, un'opera monumentale con i suoi 800 metri quadrati - e un'altezza di oltre 18 metri - realizzata grazie al progetto "Arte nelle scuole" nato da un'idea di Massimo Gianquitto, architetto, imprenditore e socio del Rotary Club Merate che lo aveva sostenuto già negli scorsi anni in altre realtà del territorio provinciale.I colori virano dal bianco al grigio metallico specchiante al nero, con un tocco di rosa salmone, e sono stati stesi come pennellate accostate o con sovrapposizioni minime su tela, secondo una complessa e raffinata stratigrafia. Il cantiere per la sua realizzazione, a cura dell'artista Giorgio Bartocci e della sua assistente Elisa Veronelli, ha preso il via l'11 marzo scorso dopo l'approvazione delle Istituzioni per il suo impatto paesaggistico, tramite l'architetto Gabriele Panzeri, e ha visto anche il coinvolgimento diretto di tredici studenti con i loro insegnanti. In attesa dell'inaugurazione già in programma per il prossimo 18 maggio, il risultato finale non ha però convinto tutti, suscitando più di una perplessità anche tra ex studenti "illustri" della scuola.
"Non è un normale palazzo, ma è "IL Liceo" della città e del territorio: si tratta della storia di tanti di noi, oltre che essere uno degli edifici più importanti del centro di Lecco" ha commentato il consigliere comunale Filippo Boscagli. "A questo livello è sempre importante imparare un dialogo con chi la città la vive, la amministra o ha vissuto lì la propria storia umana o scolastica. Perché l'alternativa rischia di essere un progetto che da un lato riguarda tutti, turisti compresi, ma viene compreso da pochi. Concedendomi una battuta, per noi cresciuti tra le mura gialle e i profili rossi, che lì abbiamo tanti dei migliori ricordi, comprese le prime bellissime esperienze politiche, fa sicuramente un certo effetto vedere il G.B. Grassi con la maglia della Cremonese (grigiorossa per antonomasia, ndr)".
"Non discuto il valore del progetto in sè nè tantomeno il coinvolgimento degli studenti, tra l'altro ho avuto modo di lavorare personalmente con Elisa Veronelli per alcuni murales nel mio Comune, che però non sono stati di certo realizzati sulla scuola", è il pensiero del sindaco di Casargo Antonio Pasquini. "La vera domanda piuttosto è un'altra: non c'era davvero un altro luogo urbano più adatto di un edificio come questo con una storia particolare, dallo stile razionalista? Siamo convinti che la scuola stessa era la scelta migliore? Gli alunni avrebbero potuto lavorarci anche altrove in città, se l'intenzione era quella di renderli protagonisti...".
"In un primo momento l'ho notato mentre ero di passaggio in macchina, tanto che poi ci sono tornato per accertarmi di quanto avevo visto: la prima reazione è stata di shock, così come per i miei ex compagni di classe a cui ho subito mandato una foto via WhatsApp", le parole del primo cittadino di Bellano Antonio Rusconi. "Per noi che abbiamo sempre visto il nostro Liceo in un certo modo è un po' impattante, forse troppo. Però mi sono ripromesso di osservarlo con calma, per provare ad assimilare la novità e capire meglio".
Un po' perplesso anche Giovanni Rossi, che nell'istituto di Largo Montenero è stato prima studente - dal 1969 al 1974 - e poi insegnante, prima di diventare preside di un'altro storica scuola cittadina come il Liceo Classico Manzoni. "Si tratta di un edificio dal valore storico notevole, probabilmente uno dei pochi "testimoni" dell'architettura razionalista, con un suo stile e una sua eleganza. Credo che a Lecco ne sia rimasto solo uno vagamente simile, la "De Amicis" in via Amendola con la caratteristica facciata verde. Personalmente - il suo parere - io l'avrei lasciato così com'era, o almeno avrei chiesto un parere in merito a coloro che la scuola la vivono ogni giorno, dai docenti al resto del personale fino ovviamente ai ragazzi, che a quell'età hanno il diritto e il dovere di dire la loro. Ad ogni modo, evidentemente la proposta aveva un senso chiaro e ha trovato accoglienza da parte di tutti...".
Al di là del progetto in sè e del suo esito finale, comunque, la sensazione è che la scelta di cancellare quel giallo così caratteristico abbia toccato qualche corda di nostalgia. "Anche io e i miei ex compagni siamo rimasti sconcertati" ci ha raccontato Paolo Valsecchi, ora giornalista e dipendente di Silea Spa, anche a nome della "6^I del 2008" (questo il nome che si è auto-attribuita la sua classe dopo il diploma). "I nostri ricordi più belli degli anni del Liceo sono legati all'attesa dell'ingresso, alle 7.50, e all'uscita, nei minuti di attesa del treno o del pullman. E la scenografia è proprio quella facciata gialla, che ora, radicalmente cambiata, fa un effetto tanto strano. La questione non riguarda la scelta dei nuovi colori e il messaggio che il murales vuole trasmettere, ma semplicemente quello era il "giallo GBG", così chiamato dal nome di Giovanni Battista Grassi. Forse è solo un segno del cambiamento dei tempi, che vanno a toccare corde di nostalgia...".Non poteva mancare, infine, il commento del sindaco di Lecco Mauro Gattinoni, che in un certo senso ha visto sbocciare la sua carriera da amministratore pubblico proprio tra i banchi e i corridoi di quella scuola, dove nel pieno dell'adolescenza è stato anche rappresentante degli studenti: "La creatività e la voglia di sperimentare vanno sempre apprezzate: dopotutto il mio motto in campagna elettorale era "cambiamo passo". Da ex alunno ero molto affezionato alla proverbiale austerità carceraria intrinseca del Grassi. Da sindaco, non credo che un tocco di colore, piaccia o non piaccia, possa cancellare il tratto distintivo della scuola, che resta e va ben oltre le sue mura. Nel concreto magari avrei scelto l'azzurro al posto del grigio... Con il rosso sarebbe stato molto Fattore Lecco!".
"Non è un normale palazzo, ma è "IL Liceo" della città e del territorio: si tratta della storia di tanti di noi, oltre che essere uno degli edifici più importanti del centro di Lecco" ha commentato il consigliere comunale Filippo Boscagli. "A questo livello è sempre importante imparare un dialogo con chi la città la vive, la amministra o ha vissuto lì la propria storia umana o scolastica. Perché l'alternativa rischia di essere un progetto che da un lato riguarda tutti, turisti compresi, ma viene compreso da pochi. Concedendomi una battuta, per noi cresciuti tra le mura gialle e i profili rossi, che lì abbiamo tanti dei migliori ricordi, comprese le prime bellissime esperienze politiche, fa sicuramente un certo effetto vedere il G.B. Grassi con la maglia della Cremonese (grigiorossa per antonomasia, ndr)".
"Non discuto il valore del progetto in sè nè tantomeno il coinvolgimento degli studenti, tra l'altro ho avuto modo di lavorare personalmente con Elisa Veronelli per alcuni murales nel mio Comune, che però non sono stati di certo realizzati sulla scuola", è il pensiero del sindaco di Casargo Antonio Pasquini. "La vera domanda piuttosto è un'altra: non c'era davvero un altro luogo urbano più adatto di un edificio come questo con una storia particolare, dallo stile razionalista? Siamo convinti che la scuola stessa era la scelta migliore? Gli alunni avrebbero potuto lavorarci anche altrove in città, se l'intenzione era quella di renderli protagonisti...".
"In un primo momento l'ho notato mentre ero di passaggio in macchina, tanto che poi ci sono tornato per accertarmi di quanto avevo visto: la prima reazione è stata di shock, così come per i miei ex compagni di classe a cui ho subito mandato una foto via WhatsApp", le parole del primo cittadino di Bellano Antonio Rusconi. "Per noi che abbiamo sempre visto il nostro Liceo in un certo modo è un po' impattante, forse troppo. Però mi sono ripromesso di osservarlo con calma, per provare ad assimilare la novità e capire meglio".
Un po' perplesso anche Giovanni Rossi, che nell'istituto di Largo Montenero è stato prima studente - dal 1969 al 1974 - e poi insegnante, prima di diventare preside di un'altro storica scuola cittadina come il Liceo Classico Manzoni. "Si tratta di un edificio dal valore storico notevole, probabilmente uno dei pochi "testimoni" dell'architettura razionalista, con un suo stile e una sua eleganza. Credo che a Lecco ne sia rimasto solo uno vagamente simile, la "De Amicis" in via Amendola con la caratteristica facciata verde. Personalmente - il suo parere - io l'avrei lasciato così com'era, o almeno avrei chiesto un parere in merito a coloro che la scuola la vivono ogni giorno, dai docenti al resto del personale fino ovviamente ai ragazzi, che a quell'età hanno il diritto e il dovere di dire la loro. Ad ogni modo, evidentemente la proposta aveva un senso chiaro e ha trovato accoglienza da parte di tutti...".
Al di là del progetto in sè e del suo esito finale, comunque, la sensazione è che la scelta di cancellare quel giallo così caratteristico abbia toccato qualche corda di nostalgia. "Anche io e i miei ex compagni siamo rimasti sconcertati" ci ha raccontato Paolo Valsecchi, ora giornalista e dipendente di Silea Spa, anche a nome della "6^I del 2008" (questo il nome che si è auto-attribuita la sua classe dopo il diploma). "I nostri ricordi più belli degli anni del Liceo sono legati all'attesa dell'ingresso, alle 7.50, e all'uscita, nei minuti di attesa del treno o del pullman. E la scenografia è proprio quella facciata gialla, che ora, radicalmente cambiata, fa un effetto tanto strano. La questione non riguarda la scelta dei nuovi colori e il messaggio che il murales vuole trasmettere, ma semplicemente quello era il "giallo GBG", così chiamato dal nome di Giovanni Battista Grassi. Forse è solo un segno del cambiamento dei tempi, che vanno a toccare corde di nostalgia...".Non poteva mancare, infine, il commento del sindaco di Lecco Mauro Gattinoni, che in un certo senso ha visto sbocciare la sua carriera da amministratore pubblico proprio tra i banchi e i corridoi di quella scuola, dove nel pieno dell'adolescenza è stato anche rappresentante degli studenti: "La creatività e la voglia di sperimentare vanno sempre apprezzate: dopotutto il mio motto in campagna elettorale era "cambiamo passo". Da ex alunno ero molto affezionato alla proverbiale austerità carceraria intrinseca del Grassi. Da sindaco, non credo che un tocco di colore, piaccia o non piaccia, possa cancellare il tratto distintivo della scuola, che resta e va ben oltre le sue mura. Nel concreto magari avrei scelto l'azzurro al posto del grigio... Con il rosso sarebbe stato molto Fattore Lecco!".
B.P.