Bellano: nasce l’associazione fondiaria Radici, per “strappare il territorio all’abbandono”

Foltissima presenza ieri sera presso la nuova sala civica di Bellano, luogo scelto per la presentazione della nascente associazione fondiaria “Radici”. Il sodalizio è sorto dall’iniziativa di alcuni cittadini bellanesi, mossi dalla volontà di recuperare terreni abbandonati e incolti, per dare loro nuova vita e per garantire una maggior tutela del territorio. Una grande partecipazione che, già prima dell’inizio della serata, ha testimoniato – alla pari del successo di pubblico registrato in occasione della presentazione di A-green a Premana – l’interesse che le comunità del lecchese nutrono verso temi quali il recupero e la salvaguardia dell’ambiente e dei luoghi.  L’occasione è stata propizia allo stesso tempo per conoscere la realtà delle associazioni fondiarie e per comprendere la genesi, le specificità e gli obiettivi del progetto che si vuole realizzare sul territorio di Bellano. 
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Primo a sinistra il sindaco Antonio Rusconi

Il sindaco Antonio Rusconi – presente insieme al suo vice Leonardo Enicanti – ha dato il benvenuto ai presenti, ringraziando innanzitutto coloro che hanno dato il là a “Radici” e garantendo al contempo il pieno sostegno da parte dell’amministrazione comunale. “È un’iniziativa che va incontro al territorio e all’ambiente, perciò non può che suscitare il plauso da parte di tutta la comunità” ha dichiarato Rusconi, aggiungendo che “come per ogni associazione, anche in questo caso sarà fondamentale il supporto di tutti, per allargare la platea dei soci, dei simpatizzanti e in generale di tutti coloro che potranno contribuire alla cura, alla salvaguardia, al recupero e infine al rilancio di questo territorio”. Tiziano Manzi – tra i promotori dell’iniziativa - ha chiarito come il progetto sia in cantiere già da una decina di anni, ma che “oggi abbiamo trovato il contesto giusto e gli strumenti adatti per dare concretezza alle nostre idee”, dichiarando in seguito che “ho visto come le realtà delle associazioni fondiarie possano, con impegno e volontà, realmente cambiare il territorio”. 
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Ma che cos’è un’associazione fondiaria? Tra i vari ospiti presenti ieri sera a Bellano, è stato il Dott. Benedetto Abbiati – presidente della Società Economica Valtellinese – a chiarire le caratteristiche giuridiche e operative di un ente di questo tipo. “Parliamo di uno dei possibil strumenti volti a mantenere e recuperare le attività agricole tradizionali e il paesaggio rurale” ha esordito Abbiati, sottolineando come un’associazione fondiaria sia “uno strumento giuridico “leggero” che vuole garantire a chi è realmente interessato a svolgere attività agricole la disponibilità “a tempo” di proprietà agrarie inutilizzate, senza alterarne il regime proprietario”. In parole povere, uno strumento che permette di far incontrare “domanda” (chi vuole svolgere attività agricole, boschive o manutentive su un terreno) e “offerta” (chi non riesce più a realizzare lo stesso tipo di attività sulle proprie proprietà), al fine di recuperare il territorio, di preservarlo e di impedirne l’abbandono. La “leggerezza giuridica” dell’associazione fondiaria è testimoniata dalla facilità con cui è possibile instaurarla (basta una scrittura privata registrata o un atto notarile), come anche dalla snella procedura (una dichiarazione sostitutiva di atto notorio) che permette ai privati di conferire i terreni all’asfo. “L’associazione fondiaria può mettere a disposizione dei terreni: poi, è fondamentale che esista un progetto di gestione agricola e di imprenditorialità agricola sostenibile tecnicamente ed economicamente” ha aggiunto il Dott. Abbiati. 
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Giacomo Fazzini, Tiziano Manzi, Luca Colombo,  Francesco Spini e  Benedetto Abbiati

Come ribadito più volte nel corso della serata, l’idea non è quella di cedere i propri possedimenti al sodalizio perché questo ci lucri sopra, ma al contrario quella di mantenere l’attività agricola o di altro tipo su terreni che altrimenti sarebbero lasciati al proprio destino. L’associazione fondiaria nasce, in fondo, per contrastare la “piaga” del frazionamento fondiario, che nei nostri territori raggiunge livelli tali da rendere completamente insostenibile dal punto di vista tecnico ed economico lo sfruttamento (che significa preservazione e salvaguardia) dei terreni da parte di aziende private o altre realtà. In breve: i terreni sono troppo piccoli per poterci fare qualcosa di concreto, ma allo stesso tempo vengono abbandonati dai proprietari. Con una “unione delle proprietà”, si faciliteranno interventi sul territorio, che potranno essere svolti da molteplici soggetti: membri della stessa associazione, volontari, cooperative, ma anche aziende agricole o boschive. E, anzi, l’interessamento di queste ultime sarebbe allo stesso l’obiettivo dell’asfo e il sintomo di un rilancio del territorio e di una rinnovata competitività in questo settore. 
Al centro del progetto, si pone poi una fondamentale ottica di sinergia tra gli attori pubblici e privati e la stessa associazione. Essenziali, da questo punto di vista, sono: la necessità di una piena comprensione del progetto da parte dei proprietari e di una condivisione convinta; la trasparenza e la chiarezza di obiettivi da parte dei promotori; il ruolo di consulenza, incentivazione e sostegno che gli enti (comuni, CM e Provincia) devono assumere. Oltre ai contributi da parte di Regione Lombardia che, almeno in una prima fase, saranno fondamentali. Per tirare le somme, il “trinomio fondamentale” è il seguente: messa a disposizione dei terreni, piano di gestione (la mappa e i progetti, molto dettagliati, di ciò che l’asfo intende fare nel tempo su uno specifico territorio) e risorse.
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Dopo questa prima parte più “tecnica”, Giacomo Fazzini ha presentato la propria esperienza di recupero del territorio, in riferimento al vigneto che ha fatto rinascere ad Ombriaco, frazione di Bellano, insieme alla fidanzata Sara (e ai tanti volontari che hanno dato loro una mano). Fazzini ha parlato di “una enorme soddisfazione personale”, sottolineando che iniziative come la sua significano anche sostenibilità e turismo e permettono di riqualificare il territorio.
Sulla sua scia, è intervenuto Francesco Spini, uno dei soci fondatori dell’asfo Valcorta, sodalizio che opera in Val Tartano contro l’abbandono di prati e pascoli e l’imboschimento. “La nostra associazione fondiaria è nata dalla volontà di strappare al degrado quelli che sono i nostri posti del cuore, le nostre radici” ha spiegato, prima di sottolineare come un progetto iniziale possa avere diverse ricadute positive, con iniziative “collaterali” e diverse dagli intenti originali, che consentono di recuperare un territorio su molti fronti (nel caso di asfo Valcorta, si è andati dalla pulizia dei sentieri, al recupero di un bivacco, fino alla coltivazione di zucche e alla produzione di marmellata). Tre gli spunti – molto interessanti – che ha fornito Spini: in primis, la possibilità di (ri)unire le generazioni, grazie a progetti di questo tipo; in secondo luogo, il coinvolgimento e la responsabilizzazione della popolazione, che crea gruppo e comunità; infine, il vedere l’asfo come un una speranza concreta per il futuro dei giovani e dei nostri territori.
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Luca Colombo - agente di sviluppo locale per l’asfo Valli delle Sorgenti, in provincia di Varese – ha portato per ultimo il proprio contributo, spiegando come un’associazione fondiaria creata per motivi di sicurezza (favorire l’intervento pubblico in un’area soggetta allo stesso tempo a incendi e alluvioni e ad un enorme frazionamento fondiario) si sia espansa continuamente, tanto in termini di superficie territoriale quanto di soci. Colombo ha affermato che le asfo sono “uno strumento prezioso non solo per la tutela del territorio, ma anche per costruire nuovi percorsi di transizione ecologica sostenibile”.
“Radici” sarà dunque, allo stesso tempo, uno strumento per recuperare il territorio, rilanciarne la competitività economica e favorire lo sviluppo delle comunità, oltre che un input per stimolare la fantasia e liberare energie positive. Sarà, perché l’associazione fondiaria bellanese non è ancora sorta ufficialmente. Si aspettano le linee guida di Regione (il 27/28 febbraio verranno chiariti meglio alcuni aspetti fiscali e normativi), poi la sua creazione sarà imminente. La struttura rifletterà quella di ogni altra associazione: presidente, consiglio direttivo, soci (conferitori di terreni e non) e infine volontari.
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A.Te.
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