PAROLE CHE PARLANO/163

Tribolare

Sappiamo che il suo significato è soffrire, penare, essere tormentati, fisicamente o moralmente. Lo riteniamo un termine elegante, da usare con parsimonia e solo nelle giuste occasioni, magari quando sentiamo una vena poetica. Poi arriva l’etimologia latina a smentirci: deriva infatti da tribulum, cioè trebbia. Ha a che fare quindi con l’agricoltura, con i contadini e i loro attrezzi per sgranare le spighe. Pertanto un termine grossolano, volgare e poco raffinato il cui uso, per molto tempo, è stato rifiutato nella lingua ricercata e letteraria.

Tuttavia questo battere continuo dell’antico attrezzo che rompeva, spaccava, dilaniava la spiga per estrarne il chicco ha portato all'accezione moderna che descrive bene situazioni di stress, ostacoli e dolore. Può riferirsi a una fase complessa della vita, caratterizzata da prove e sfide, oppure a un'esperienza che richiede un notevole sforzo e sacrificio. E così si è fatto strada perfino nella letteratura e nella poesia. Scrive Manzoni, con una buona dose di ironia (o sarcasmo?): Le tribolazioni aguzzano il cervello: e Renzo il quale, nel sentiero retto e piano di vita percorso da lui fin allora, non s'era mai trovato nell'occasione d'assottigliar molto il suo, ne aveva, in questo caso, immaginata una, da far onore a un giureconsulto.

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Rubrica a cura di Dino Ticli
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