Morte di Boscagli: l'ex assessore Alberto Cattaneo ricorda l'amico, il sindaco del dialogo
Insieme hanno vissuto un periodo decisivo per le sorti della città, per la sua evoluzione verso un futuro nuovo dal punto di vista economico e sociale. Alberto Cattaneo è stato concretamente al fianco di Giulio Boscagli durante il mandato 1988-93, come assessore con deleghe al Territorio e all'Edilizia privata. In Giunta, al momento dell'insediamento, c'erano poi, con il vicesindaco liberale Marco Cariboni, l'altro liberale Guido Alberti ed i Dc Luciano Giorgi, Pierangelo Colombo, Gianni Micheli, Gaetano Grossi ed Eugenio Acquistapace.
Al di là dell'avventura politica, "vissuta sempre intensamente", a unire Cattaneo a Boscagli è stata però anche e soprattutto "una profonda amicizia", coltivata fino all'ultimo e nata (oltre che rinsaldata nel tempo) "dalla condivisione di un tratto di umanità nonostante diverse esperienze pregresse in ambito religioso". "Per quanto sapessi che questo momento, purtroppo, si stava avvicinando, sono molto colpito dalla sua scomparsa" ha commentato l'ex assessore, aiutandoci a raccontare quello che secondo lui è stato "il sindaco del dialogo".
Qual è stato il lascito più grande di Boscagli e del vostro mandato?
Giulio ha dimostrato grande attenzione a una città in rapido cambiamento, e in particolare alle realtà più deboli. In questo senso aveva una sensibilità forte, emersa in tante circostanze diverse. E poi era un uomo di cultura, quindi ha saputo dare un imprinting a Lecco anche in questa direzione. Ciò perché era amico - nel senso che aveva un sincero rispetto, sempre ricambiato - anche di coloro che la pensavano in maniera diversa dal punto di vita politico, e allora le differenze erano molto marcate.
Com'era Boscagli sindaco?
Era attento a tutte le sfaccettature possibili della vita dei cittadini, a partire dal Sociale. Aveva un tratto umano molto forte, era pacato e sereno, ma capace giustamente anche di prendere decisioni forti. Ripensando alla sua sensibilità verso le osservazioni e le opinioni di tutti mi viene da definirlo "il sindaco del dialogo".
Negli anni del suo mandato da sindaco Lecco stava vivendo tanti cambiamenti: l'attuale primo cittadino, Mauro Gattinoni, ha sostenuto che "gran parte della città che vediamo oggi è frutto di quelle scelte", come commenta questa affermazione?
È vero, quel periodo è stato caratterizzato da un'importante trasformazione della città dal punto di vista urbano e del lavoro. Erano tutti temi complessi da affrontare. Tra le scelte citate da Gattinoni mi sento di includere sicuramente le convenzioni sulle aree del Caleotto e della SAE, che cambiarono il volto del territorio ma furono attente al patrimonio umano, a chi lavorava in quelle grandi aziende. Nella nostra Giunta c'era una sensibilità comune su questi aspetti, io ero assessore all'Edilizia privata e al Territorio quindi lo posso testimoniare. Poi ora si potranno valutare in vario modo certe scelte di allora, ma è indubbio che ci sia stata una svolta nata dal desiderio di trasformare la città in positivo.
Sempre in quel periodo Lecco si stava avviando a diventare capoluogo di provincia: come visse Boscagli questo ulteriore passaggio?
Fu molto presente e attivo su questo tema istituzionale, ci teneva. E non per campanilismo, tutt'altro: Giulio desiderava proprio che a Lecco fosse conferito il giusto valore di autonomia, riconoscendo le sue peculiarità di un territorio diverso da quello di Como.
Avete avuto modo di confrontarvi sull'attualità politica, negli ultimi tempi?
Ho fatto visita a Giulio l'ultima volta prima di Natale. In un'ora e mezza abbiamo parlato e discusso di tante cose, soprattutto di politica in senso generale, guardando anche all'Italia e all'Europa. Senza entrare nel merito dei contenuti, in lui ho visto ancora la stessa grande capacità di "introspezione", di profonda analisi dei fatti. Sicuramente mancherà molto.
Al di là dell'avventura politica, "vissuta sempre intensamente", a unire Cattaneo a Boscagli è stata però anche e soprattutto "una profonda amicizia", coltivata fino all'ultimo e nata (oltre che rinsaldata nel tempo) "dalla condivisione di un tratto di umanità nonostante diverse esperienze pregresse in ambito religioso". "Per quanto sapessi che questo momento, purtroppo, si stava avvicinando, sono molto colpito dalla sua scomparsa" ha commentato l'ex assessore, aiutandoci a raccontare quello che secondo lui è stato "il sindaco del dialogo".
Qual è stato il lascito più grande di Boscagli e del vostro mandato?
Giulio ha dimostrato grande attenzione a una città in rapido cambiamento, e in particolare alle realtà più deboli. In questo senso aveva una sensibilità forte, emersa in tante circostanze diverse. E poi era un uomo di cultura, quindi ha saputo dare un imprinting a Lecco anche in questa direzione. Ciò perché era amico - nel senso che aveva un sincero rispetto, sempre ricambiato - anche di coloro che la pensavano in maniera diversa dal punto di vita politico, e allora le differenze erano molto marcate.
Com'era Boscagli sindaco?
Era attento a tutte le sfaccettature possibili della vita dei cittadini, a partire dal Sociale. Aveva un tratto umano molto forte, era pacato e sereno, ma capace giustamente anche di prendere decisioni forti. Ripensando alla sua sensibilità verso le osservazioni e le opinioni di tutti mi viene da definirlo "il sindaco del dialogo".
Negli anni del suo mandato da sindaco Lecco stava vivendo tanti cambiamenti: l'attuale primo cittadino, Mauro Gattinoni, ha sostenuto che "gran parte della città che vediamo oggi è frutto di quelle scelte", come commenta questa affermazione?
È vero, quel periodo è stato caratterizzato da un'importante trasformazione della città dal punto di vista urbano e del lavoro. Erano tutti temi complessi da affrontare. Tra le scelte citate da Gattinoni mi sento di includere sicuramente le convenzioni sulle aree del Caleotto e della SAE, che cambiarono il volto del territorio ma furono attente al patrimonio umano, a chi lavorava in quelle grandi aziende. Nella nostra Giunta c'era una sensibilità comune su questi aspetti, io ero assessore all'Edilizia privata e al Territorio quindi lo posso testimoniare. Poi ora si potranno valutare in vario modo certe scelte di allora, ma è indubbio che ci sia stata una svolta nata dal desiderio di trasformare la città in positivo.
Sempre in quel periodo Lecco si stava avviando a diventare capoluogo di provincia: come visse Boscagli questo ulteriore passaggio?
Fu molto presente e attivo su questo tema istituzionale, ci teneva. E non per campanilismo, tutt'altro: Giulio desiderava proprio che a Lecco fosse conferito il giusto valore di autonomia, riconoscendo le sue peculiarità di un territorio diverso da quello di Como.
Avete avuto modo di confrontarvi sull'attualità politica, negli ultimi tempi?
Ho fatto visita a Giulio l'ultima volta prima di Natale. In un'ora e mezza abbiamo parlato e discusso di tante cose, soprattutto di politica in senso generale, guardando anche all'Italia e all'Europa. Senza entrare nel merito dei contenuti, in lui ho visto ancora la stessa grande capacità di "introspezione", di profonda analisi dei fatti. Sicuramente mancherà molto.
B.P.