Calolzio: il presepe fatto di munizioni? 'Risale alla prima intifada'. Lo spiega l'autore

La guerra in corso a Gaza contro Hamas, dopo l'attacco terroristico subito da Israele lo scorso 7 ottobre non ha nulla a che vedere con l'opera. O quasi. Il presepe realizzato assemblando (anche) svariati “tappi” di cartucce da fucile, esposto a Sala di Calolzio, nell'ambito della 19^ Mostra, a concorso, non trae ispirazione dalla cronaca recente. Anche perché... non è di nuova realizzazione.
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“Risale alla prima intifada” racconta, a manifestazione chiusa, con le premiazioni tenutesi ieri sera, il valmadrerese Giuseppe Boccardo, autore della Natività che, indubbiamente, più ha colpito tra le venti “in gara”, spingendo i visitatori a porsi domande a cui ora può rispondere direttamente il creativo che ha plasmato l'insolito diorama.
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Un dettaglio

“Quel presepe ha più di trent'anni. C'era ancora Arafat”, argomenta Peppino, confermando dunque l'evidente richiamo alla Palestina, con quella kefiah bianca a far da copertura al casco che ospita le statuine, foderato di “fondelli” delle munizioni, stesso materiale utilizzato anche per comporre la croce che fa da base alla composizione. “Ci tengo a sottolineare che quelle cartucce non hanno ucciso nessuno. Non sono nemmeno da caccia. Provengono dal tiro a volo di Andalo che ora non c'è nemmeno più. Ci andavano degli amici, per il tiro al piattello. Ogni volta chiedevo loro di portarmene un po'. “Se de fac?” mi dicevano. Ma io sono fatto così, riutilizzo tutto per le mie creazioni. Facevo così anche quando lavoravo come camionista per la Pietro Carsana. Sui cantieri ridevano delle mie richieste di portare via un sasso o un pezzo di legno. Ma in quel sasso o in quel pezzo di legno io già vedevo altro”. 
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Peppino Boccardo

Molisano di nascita, approdato a Valmadrera a tre anni, nel 1957, Boccardo – operaio alla Black&Decker di Civate fino al 1998, poi gestore del bar del Porto a Malgrate per quattro anni, fino a tagliare il traguardo della pensione per l'appunto da camionista non prima di aver fatto anche il falegname – ha iniziato a realizzare Natività nel lontano 1978, dopo essere andato a trovare uno zio della moglie a Carpesino, sede dei padri Passionisti. “Uno di questi sacerdoti faceva presepi in grande, molto belli. Mi sono detto: ci provo anche io, in piccolo”.
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Una creazione di Peppino

Fantasioso e abile a “far andare le mani”, Peppino negli anni ha così realizzato qualcosa come 500 diorami, almeno 200 dei quali poi disseminati per l'Italia dopo la partecipazione a mostre, senza rivolerli più indietro e svariati altri regalati a parenti e amici. “Io non chiedo mai niente. Se non, per concederli in esposizione, che l'ingresso sia gratuito. Per anni mi sono trovato a Pizzighettone, con tanti altri appassionati che partecipavano come me a una mostra importante che qualcuno ha poi voluto mettere a pagamento, decretandone la fine. L'organizzatore di quell'evento poi “smerciava” i miei presepi anche in tutta Italia. Ho ricevuto – e ancora conservo – biglietti di ringraziamento da ovunque, come pure regali e pensieri. E' una cosa bellissima, la riconoscenza fa davvero piacere”.
Nella galleria a seguire, un piccolo assaggio della bravura e dell'estro del valmadrerese.

Galleria fotografica (40 immagini)

“Faccio tutto io, ad eccezione delle statuine” puntualizza. “Tutto tempo rubato al sonno” aggiunge poi, sottolineando come gran parte del lavoro lo abbia svolto di notte, con buona pace della consorte (“ho sposato davvero un angelo!”).
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In gioventù “estremista di sinistra” - “avevo anche aderito a Lotta Continua”, ricorda – Boccardo, tornando al presepe esposto a Calolzio, parteggia chiaramente per il popolo palestinese - “si è reso padrone Israele di suolo che era altrui” -  esprimendo però paura, per gli “estremismi” da una parte e dall'altra, condannando dunque le violenze di Hamas e ricordando come dalla terra dove è nato Gesù dovrebbe arrivare ben altro messaggio.
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“Personalmente, anche per quanto riguarda l'Italia, credo che la convivenza si costruisca “aggiungendo” invece che togliendo. Mi riferisco per esempio ai Crocefissi nelle scuole o alle feste che qualcuno vorrebbe non celebrare per non urtare chi appartiene a religioni diverse. Io penso che ai bambini andrebbero, invece, fatte conoscere tutte le credenze, così che scoprano anche l'altro”. Un bel messaggio a chiusura del periodo del Natale.
A.M.
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