Una 'foto' di Lecco scattata da Leonardo? Tomio offre spunti per andare oltre Manzoni
Il sindaco di Lecco Mauro Gattinoni, seduto in prima fila fianco a fianco con il delegato ai rapporti con i Parchi per la Provincia di Lecco Carlo Malugani e con Aurora Impiombato Andreani, consigliera al Turismo, Marketing Territoriale, Aree Protette Città Metropolitana di Milano, dopo essersi lasciato rapire dalla travolgente esposizione dell'autore ha commentato, prendendo la parola per un saluto istituzionale, le sue rivelazioni come “motivo di grande suggestione”, gettando il cuore oltre, pur nella convinzione che il primo passo lo debba fare la ragione e dunque si debba continuare con la ricerca per rendere inattaccabili quelle ad oggi sono deduzioni.
Del resto, ha riconosciuto ancora il primo cittadino, se si arrivasse a conclusioni “certe” si aprirebbero prospettive di portata quasi inimmaginabile, localizzando nel lecchese il “brand Leonardo”, già globale, con tutti i risvolti in termini di merchandising e attrattività turistica.
Ieri mattina, lo studioso Luca Tomio, con una serie di considerazioni snocciolate a raffica in apertura della seconda presentazione pubblica del suo volume “Leonardo artista e ingegnere nella Valle dell’Adda” organizzata dal Parco Adda Nord a Palazzo delle Paure, ha lanciato il sasso per iniziare per andare oltre i Promessi Sposi.
“Per Manzoni avete già fatto il massimo” ha sostenuto - forse esagerando perché anche don Lisander, a 150 anni dalla morte, indubbiamente potrebbe essere meglio speso per promuovere “quel ramo del ramo di Como” - stimolando invece a proseguire gli studi necessari per valorizzare i paesaggi lecchesi come leonardiani, insistendo dunque sulle – a suo giudizio – evidenti tracce del viaggio compiuto dal Genio vinciano nel nostro territorio, ai confini dell'allora Ducato di Milano.
Di Lecco, poi, Leonardo potrebbe aver scattato anche una “fotografia”: l'istantanea del borgo di allora – siamo tra il 1506 e il 1513 - la si troverebbe infatti, sempre secondo lo storico, in un disegno realizzato nell'ambito degli studi condotti per risolvere la questione della navigabilità della Forra di Paderno. Per presentare la “soluzione lunga” - con la creazione di un canale già da Brivio – avrebbe infatti “immortalato” l'immissione del Bevera nell'Adda e dunque le Fornasette, la Palude e alzando lo sguardo le chiese già allora esistenti fino a stilizzare le mura di Lecco e – ancora – l'inconfondibile profilo del ponte vecchio, aggiungendo perfino un pinnacolo che – per ovvie ragioni – non può essere il Campanile di San Nicolò ma che, incredibilmente, richiama al Matitone.
Suggestione nella suggestione. Da approfondire, “certificare” e poi magari, tornando alle parole di Gattinoni, sfruttare. In connessione con Milano, i comuni della Valle dell'Adda e perché no anche il sondriese, essendo stato Leonardo anche “in alta quota”.
Sognare, al momento, non costa nulla. Per tutto il resto, cominciando dall'ottenere copie ufficiali dei disegni per poi studiarli, le risorse servono, eccome.
Del resto, ha riconosciuto ancora il primo cittadino, se si arrivasse a conclusioni “certe” si aprirebbero prospettive di portata quasi inimmaginabile, localizzando nel lecchese il “brand Leonardo”, già globale, con tutti i risvolti in termini di merchandising e attrattività turistica.
Ieri mattina, lo studioso Luca Tomio, con una serie di considerazioni snocciolate a raffica in apertura della seconda presentazione pubblica del suo volume “Leonardo artista e ingegnere nella Valle dell’Adda” organizzata dal Parco Adda Nord a Palazzo delle Paure, ha lanciato il sasso per iniziare per andare oltre i Promessi Sposi.
“Per Manzoni avete già fatto il massimo” ha sostenuto - forse esagerando perché anche don Lisander, a 150 anni dalla morte, indubbiamente potrebbe essere meglio speso per promuovere “quel ramo del ramo di Como” - stimolando invece a proseguire gli studi necessari per valorizzare i paesaggi lecchesi come leonardiani, insistendo dunque sulle – a suo giudizio – evidenti tracce del viaggio compiuto dal Genio vinciano nel nostro territorio, ai confini dell'allora Ducato di Milano.
Lo ha fatto mostrando una serie di disegni – spesso eseguiti “rosso su rosso” e dunque di difficile leggibilità a occhio nudo – che rappresenterebbero una sorta di diario di viaggio, a fini pratici – il Maestro era impegnato in una serie di studi idraulici – ma anche artistici, con alcuni degli schizzi poi utilizzati – secondo Tomio – per ricreare l'ambientazione del suo capolavoro più celebre, la Gioconda che sullo sfondo, proprio come la copia firmata dall'allievo Francesco Melzi, riprodurrebbe il Pizzo Erna, il Resegone e la “S” del Canalone della Rovinata, oltre a Ponte Azzone Visconti.
Di Lecco, poi, Leonardo potrebbe aver scattato anche una “fotografia”: l'istantanea del borgo di allora – siamo tra il 1506 e il 1513 - la si troverebbe infatti, sempre secondo lo storico, in un disegno realizzato nell'ambito degli studi condotti per risolvere la questione della navigabilità della Forra di Paderno. Per presentare la “soluzione lunga” - con la creazione di un canale già da Brivio – avrebbe infatti “immortalato” l'immissione del Bevera nell'Adda e dunque le Fornasette, la Palude e alzando lo sguardo le chiese già allora esistenti fino a stilizzare le mura di Lecco e – ancora – l'inconfondibile profilo del ponte vecchio, aggiungendo perfino un pinnacolo che – per ovvie ragioni – non può essere il Campanile di San Nicolò ma che, incredibilmente, richiama al Matitone.
Suggestione nella suggestione. Da approfondire, “certificare” e poi magari, tornando alle parole di Gattinoni, sfruttare. In connessione con Milano, i comuni della Valle dell'Adda e perché no anche il sondriese, essendo stato Leonardo anche “in alta quota”.
Sognare, al momento, non costa nulla. Per tutto il resto, cominciando dall'ottenere copie ufficiali dei disegni per poi studiarli, le risorse servono, eccome.
A.M.