Lecco: “Ha vissuto con fede sincera”. Tanta commozione ai funerali di Matteo Ripamonti

“S’è n’è andato con il cuore sereno. Ciao Matteo”. Commozione. Era questo il sentimento comune ai volti delle decine di persone radunate fuori dalla chiesa di Belledo, piena fino all’ultimo posto disponibile e oltre. Una commozione composta, sincera, profonda che si poteva scorgere negli sguardi dei più anziani come in quelli dei più giovani. Del resto, con il suo impegno costante e infaticabile Matteo Ripamonti, mancato alcuni giorni fa a causa di una malattia, ha toccato tante vite, lasciando il segno in un’intera comunità.
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“Era un uomo pragmatico. Di fronte alle tante sfide si chiedeva sempre che cosa potessimo fare” ha ricordato commosso Mauro Gattinoni, sindaco di Lecco, prima dell’inizio della cerimonia e subito dopo un altro intervento emozionato, quello dell’ex segretario CISL Lecco Gianni Todeschin. Il sindacato e il consiglio comunale, dove era capogruppo per la lista di maggioranza Fattore Lecco, sono solo due degli ambiti in cui Ripamonti, classe 1950, si è speso per gli altri.
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“Ricordo il suo impegno nella Caritas parrocchiale e nella scuola dell’infanzia parrocchiale. La vostra presenza qui testimonia come Matteo nella sua vita abbia dato tanto a tante persone. Era consapevole di quanto aveva fatto ma soprattutto era grato per quanto la vita gli avesse dato. Il Signore, nella sua vita eterna, gli darà ancora molto di più” ha ricordato don Andrea Bellani, vicario parrocchiale in servizio proprio in quella Belledo dove la famiglia Ripamonti abita.
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Matteo Ripamonti

Al termine della messa, la moglie Sandra, le figlie Simona e Cristina e tutti gli altri parenti, stretto in un unico grande abbraccio di dolore, hanno scortato la bara fuori dalla chiesa, accolti dal silenzio composto della folla. Celebrazione che, tra l’altro, è stata animata dal gruppo corale ad Libitum, diretto dal maestro Daniela Garghentini, nipote di Ripamonti.
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“Tutti noi qui riuniti rappresentiamo un tassello della vita di Matteo. Una storia fatta di tante cose: una famiglia amata, un lavoro, il sindacato, la cooperativa, la Caritas, l’impegno politico. Tanti ambiti portati avanti sempre con un grande senso di spiritualità e fede cristiana. Lui, ne sono certo di questo perché me l’ha confidato, vi direbbe grazie. Un grazie profondo, non di contingenza. Sono certo che anche nella morte c’è un segno della presenza di Dio che vogliamo riscoprire” ha evidenziato don Raffaele Anfossi, cappellano presso l’ospedale Manzoni, durante l’omelia. “Verso fine agosto ho iniziato a vedere Matteo tutti i giorni a messa, mentre prima veniva solo la domenica alle 7.45. Un giorno poi è venuto in sacrestia e mi ha detto che voleva occuparsi della dimensione spirituale. Matteo non sapeva che era venuta la sua ora, stava bene. Tuttavia, aveva la percezione di dover chiudere delle cose e inaugurare una stagione nuova”. Oltre a don Andrea e don Raffaele, tanti altri sacerdoti hanno preso parte al rito funebre. Tra questi ricordiamo don Walter Magnoni, padre Angelo Cupini, don Luigi Consonni, don Giuseppe Buzzi, don Ottavio Villa.
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“Io ho visto in Matteo un uomo che affronta con fede sincera e vera la sua vita. Un uomo che, proprio perché vive con coscienza e con verità ciò che gli viene proposto, sa intuire anche i passaggi e li vive. Certo, quando ad ottobre ha ricevuto la diagnosi è stato un momento forte di paura e nostalgia. Non per sé ma per chi doveva lasciare, per la sua famiglia. Era preoccupato che avessero la forza di andare avanti” ha proseguito don Raffaele. “Matteo era consapevole che fosse giunta la sua ora, me lo ha confidato. Volevo che ci fosse pace, non rabbia o accanimento. Una percezione profondamente cristiana. Matteo ha avuto questo dono, gli ultimi giorni della sua esistenza: vedere attraverso la luce di Dio ciò che in semplicità ha fatto durante la sua vita ed essere profondamente riconoscente per questo”.
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Infine, la chiosa, con una citazione del Libro della Sapienza che ha posto il sigillo su una cerimonia tanto composta quanto commossa. “Le anime dei Giusti sono nelle mani di Dio, nessuno le toccherà. Agli occhi di stolti parve che morissero, la loro fine fu ritenuta sciagura. La loro partenza da noi una rovina ma essi sono nella Pace”.
A.Bes.
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