Olginate: Chiesa gremita per l'ultimo saluto all'ex vigile Gigi Barbaro, 'uomo vero che ha vissuto amando'
"Un uomo vero". Così, senza andare a cercare troppi altri aggettivi che forse avrebbero finito per suonare ridondanti, don Eugenio Folcio ha voluto descrivere Gigi Barbaro, lo storico vigile di Olginate tragicamente scomparso all'età di 73 anni nella serata di mercoledì dopo essere stato travolto da un'auto sulla Lecco-Bergamo, all'altezza della frazione Levata di Monte Marenzo, dove stava viaggiando al seguito di un trasporto eccezionale nella "scorta tecnica". Era da parecchio che la Chiesa Parrocchiale di Sant'Agnese non era così gremita: in tantissimi, contando anche coloro che si sono radunati sul sagrato, hanno infatti voluto salutare un'ultima volta l'olginatese - conosciutissimo e stimato da tutti all'interno della comunità che per lui, originario della Puglia, era casa da ormai cinquant'anni - e stringersi con affetto intorno alle figlie Daniela, Patrizia e Alessandra, inconsolabili nel dolore per una perdita tanto improvvisa e straziante.
"Magari non avevi messo in conto questa separazione, ma ora sei nella luce di Dio e ritrovi la tua Lucia. Qui lasci un vuoto incolmabile, ma saperti in quell'abbraccio può darci conforto" ha esordito il parroco don Matteo Gignoli rivolgendosi direttamente al 73enne, che non mancava mai di partecipare alle funzioni festive in quella stessa Chiesa a pochi passi da casa sua, prima con l'amata moglie, di cui si è preso cura fino alla fine con una dedizione straordinaria, e poi da solo o con le sue figlie. "Per come l'ho conosciuto - ha proseguito - posso dire che Gigi ha vissuto amando e che ha fatto proprie le parole che si pronunciano al momento del matrimonio, quando ci si promette di esserci sempre, l'uno per l'altra, in salute e in malattia. Il suo è stato un servizio silenzioso, in primis con gli affetti e poi nel suo lavoro, in cui dava sempre la sensazione di mettere il bene degli altri prima del suo. Quando amiamo diventiamo capaci di essere umili e miti, non abbiamo paura di chiedere aiuto o scusa; sappiamo perdonare, non abbiamo bisogno di maschere e cerchiamo sempre la pace, cose giuste che diano dignità agli altri e a noi stessi. Gigi è stato proprio così, e questi suoi tratti rimarranno sempre impressi perché il bene che ha fatto ha valore".
Sul finire della funzione, accompagnata con la consueta delicatezza dai canti del coro parrocchiale, ha voluto prendere la parola dall'altare anche don Eugenio Folcio, ex parroco di Olginate che ha avuto modo di conoscere Barbaro e la sua famiglia a fondo. "In un mondo come quello di oggi in cui ci sono tante maschere, per me Gigi è stato un uomo vero: era sincero, aperto, sorridente, capace di creare subito un campo magnetico positivo intorno a sè, offrendo una serenità che incoraggiava tutti" ha affermato dinnanzi all'assemblea, visibilmente commosso. "E in un cristianesimo flaccido, senza entusiasmo, di mera tradizione, lui era un cristiano vero: tutte le domeniche era lì, con la sua Lucia e poi da solo. Questa Eucaristia ci ha fatto capire che la morte non ha mai l'ultima parola. Un ultimo pensiero voglio riservarlo a Daniela, Patrizia e Alessandra, ma anche a tutti voi qui presenti: tornate all'insegnamento dei vostri genitori, alla vita come vocazione e all'amore come criterio per giudicare l'esistenza".
Un lungo applauso, infine, ha accompagnato l'uscita dalla Chiesa Parrocchiale del feretro, che è stato poi trasferito alla cremazione. L'esempio di amore lasciato da Gigi, però, rimarrà per sempre.
"Magari non avevi messo in conto questa separazione, ma ora sei nella luce di Dio e ritrovi la tua Lucia. Qui lasci un vuoto incolmabile, ma saperti in quell'abbraccio può darci conforto" ha esordito il parroco don Matteo Gignoli rivolgendosi direttamente al 73enne, che non mancava mai di partecipare alle funzioni festive in quella stessa Chiesa a pochi passi da casa sua, prima con l'amata moglie, di cui si è preso cura fino alla fine con una dedizione straordinaria, e poi da solo o con le sue figlie. "Per come l'ho conosciuto - ha proseguito - posso dire che Gigi ha vissuto amando e che ha fatto proprie le parole che si pronunciano al momento del matrimonio, quando ci si promette di esserci sempre, l'uno per l'altra, in salute e in malattia. Il suo è stato un servizio silenzioso, in primis con gli affetti e poi nel suo lavoro, in cui dava sempre la sensazione di mettere il bene degli altri prima del suo. Quando amiamo diventiamo capaci di essere umili e miti, non abbiamo paura di chiedere aiuto o scusa; sappiamo perdonare, non abbiamo bisogno di maschere e cerchiamo sempre la pace, cose giuste che diano dignità agli altri e a noi stessi. Gigi è stato proprio così, e questi suoi tratti rimarranno sempre impressi perché il bene che ha fatto ha valore".
Sul finire della funzione, accompagnata con la consueta delicatezza dai canti del coro parrocchiale, ha voluto prendere la parola dall'altare anche don Eugenio Folcio, ex parroco di Olginate che ha avuto modo di conoscere Barbaro e la sua famiglia a fondo. "In un mondo come quello di oggi in cui ci sono tante maschere, per me Gigi è stato un uomo vero: era sincero, aperto, sorridente, capace di creare subito un campo magnetico positivo intorno a sè, offrendo una serenità che incoraggiava tutti" ha affermato dinnanzi all'assemblea, visibilmente commosso. "E in un cristianesimo flaccido, senza entusiasmo, di mera tradizione, lui era un cristiano vero: tutte le domeniche era lì, con la sua Lucia e poi da solo. Questa Eucaristia ci ha fatto capire che la morte non ha mai l'ultima parola. Un ultimo pensiero voglio riservarlo a Daniela, Patrizia e Alessandra, ma anche a tutti voi qui presenti: tornate all'insegnamento dei vostri genitori, alla vita come vocazione e all'amore come criterio per giudicare l'esistenza".
Un lungo applauso, infine, ha accompagnato l'uscita dalla Chiesa Parrocchiale del feretro, che è stato poi trasferito alla cremazione. L'esempio di amore lasciato da Gigi, però, rimarrà per sempre.
B.P.