Lecco-Bergamo: presentati i risvolti calolziesi, tra espropri e rischi. Con sbocco al Lavello i cittadini non la vogliono

La Lecco-Bergamo non s'ha da fare. Non così almeno. Come già il Comitato di Chiuso, anche i (pochi) cittadini calolziesi che nella serata di venerdì hanno preso parte all'illustrazione delle tre proposte progettuali messe a punto da ANAS per la realizzazione della così detta Variante San Girolamo alla ex sp639, hanno espresso forti preoccupazioni chiedendo, da ultimo, al sindaco Marco Ghezzi di rimettere nuovamente in discussione l'opera. E non tanto (o meglio, non solo) per gli espropri e le occupazioni temporanee che, lato Calolzio, si potrebbero rendere necessarie per la realizzazione del tunnel, con il cantiere che, per anni, potrebbe insistere nel cuore del paese, creando disagi a tanti se non tutti. A non convincere è il risultato finale.
Tutte e tre i “disegni” portati in conferenza dei servizi dal commissario straordinario per le Olimpiadi di Milano Cortina 2026, incaricato di realizzare anche la “nostra” Variante, hanno quale costante il mantenimento dei due imbocchi previsti in origine e già scavati, a Chiuso a monte e in via dei Sassi a Calolzio a valle, in zona Lavello, dove tutto il traffico verrebbe poi nuovamente convogliato, sfilando dinnanzi all'Istituto Rota e al Monastero, sulla provinciale attraverso la rotonda di via Padri Serviti. Un evidente imbuto che rischia di trasformarsi nel semaforo di Vercurago dei prossimi anni 2030-2040 se non si realizzerà anche il lotto successivo dell'originale progetto e dunque la così detta Variante Lavello che, dando continuità alla tangenzialina, dovrebbe condurre, sempre in galleria, fino alla rotonda del ponte Cantù a Sala. 
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Il sindaco Marco Ghezzi

Da parte sua, il sindaco Marco Ghezzi – occupatosi da solo del fornire ai presenti all'incontro sia le informazioni di carattere tecnico sia le sollecitate risposte “politiche” - ha ricordato come il pacchetto di opere previste per le Olimpiadi includa solo la Variante San Girolamo e come il perimetro d'azione del Commissario sia dunque limitato al tratto tra i due imbocchi esistenti, assicurando comunque di aver già tentato di chiedere al dottor Valerio Luigi Sant'Andrea di prendere in considerazione l'allungamento del percorso fino a Sala e di essere chiaramente pronto, una volta ufficializzata la progettazione della Chiuso-Calolzio a farsi sentire sui tavoli preposti a tutti i livelli per portare a casa poi anche le risorse (60 milioni circa) per la Variante Lavello. 
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Rinunciare però all'intervento oggi in discussione non è preso in considerazione. E Ghezzi l'ha esplicitato utilizzando la metafora del treno che passa. Un treno già in ritardo ma che non ritornerà: o si sale a bordo o se una volta in stazione si ha la pretesa di tornare sui propri passi per aggiungere un qualcosa in valigia lo si perde.
Il tutto nella consapevolezza comunque che qualsiasi delle tre proposte progettuali sviluppate da ANAS verrà scelta dal Commissario, a Calolzio verrà chiesto un sacrificio destinato a durare anni.
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L'ipotesi 1 – come già noto – ricalca il tracciato originariamente indicato dalla Provincia nel proprio progetto poi arenatosi andando in contenzioso con l'impresa appaltatrice. 2.5 km di galleria, per 230 milioni di spesa. Cambiano però la larghezza complessiva della canna portata a 10 metri e il sistema di consolidamento dello scavo, previsto da Villa Locatelli in orizzontale e oggi invece immaginato attraverso palificazioni dall'alto, con Corso Dante quale spartiacque tra area problematica (a valle) a causa delle caratteristiche del fondo e area “dove i cittadini non si accorgeranno nemmeno dello scavo” (a monte). “Una volta superata la ferrovia, ci saranno un centinaio di metri in cui ci sarà la necessità di fare dei trasferimenti temporanei delle persone che vivono e lavorano lì” ha asserito il sindaco. “Ci saranno anche, probabilmente, delle strutture che dovranno essere demolite: sono poche, sono prevalentemente già abbandonate trattandosi di vecchi stabilimenti abbandonati. Abitazioni? Forse una, dipende poi da come affineranno il progetto. Per lo più si tratta di altri edifici”. 
L'ipotesi 2 vede in azione invece la così detta talpa. Niente palificazioni dall'alto, ma lo scavo potrebbe da previsioni di ANAS compromettere ben otto edifici abitativi, ritenuti a rischio elevato. “Alla prima crepa, i residenti vanno evacuati subito” ha sottolineato Ghezzi, ricordando altresì come il macchinario sia non solo difficilmente reperibile ma abbia anche, per sua natura, una bassa capacità di soluzione degli imprevisti con l'unico fronte di scavo che potrebbe dunque smettere di progredire al primo intoppo. Costo 300 milioni.
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Spesa intermedia – 260 milioni – infine per l'ipotesi 3 che allunga il percorso arrivando a 3.5 chilometri, stando “alta” rispetto all'abitato (soluzione che, con un “ritocco” minimo permetterebbe di arrivare comodamente a Sala anziché “piegare” verso via dei Sassi, tra l'altro). “Questa proposta – ha asserito sempre Ghezzi non richiede espropri e trasferimenti, tranne in riferimento a un edificio già vuoto”. L'inghippo? Via Galli.
Interessata direttamente da opere di palificazione che si stima possano avanzare di 10-15 metri ogni 2 mesi, rischia (concretamente) di restare chiusa per un anno e mezzo, con tutte le conseguenze del caso per i residenti, i negozianti e in generale la tenuta della viabilità complessiva interna a Calolzio, trattandosi di una strada centrale, d'accesso tra l'altro alla stazione.
“Valutate tutte le osservazioni ricevute in questi giorni il Commissario deciderà”, la chiosa del primo cittadino ben consapevole di come quello oggi in esame sia solo uno studio preliminare che in ogni caso potrebbe subire modifiche anche significative nei proseguo dell'iter. 
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Quale delle proposte il Comune preferisce è stato lasciato intendere. “Con la 2 e la 3 c'è il rischio che per un "caso sfortunato" si resti con il cantiere bloccato a lungo. La 1 potrebbe sembrare la più impattante per la presenza di edifici da eliminare lungo il percorso ma siamo in una zona di costruzioni già abbandonate, dove poi potrebbe esserci anche la possibilità di riqualificare quegli spazi a beneficio della collettività”. 
“Il  compito che spetta al Comune, una volta individuata dal Commissario la soluzione, è quello di diventare supporto ai cittadini, per limitare il più possibile danni” ha continuato il sindaco che, nel garantire il proprio impegno in tal senso, ha rimarcato di aver già chiesto un ulteriore incremento del fondo - “già ingente” - per le compensazioni
A lui però la platea – non così nutrita come ci si poteva aspettare visto il tema (c'era più gente in quella stessa sala qualche settimana fa per la presentazione delle squadre della Virtus in Ludis) – ha chiesto ben altro: ottenere (almeno) l'allungamento del tracciato fino a Sala, portando il traffico fuori Calolzio.
Che poi non è comunque Bergamo, verrebbe da dire ampliando l'orizzonte. E di strada per portare Renzo e Lucia sulle Mura Venete ne manca ancora parecchia, mentre a Cisano, come rimarcato dal sindaco Antonella Sesana, presente tra il pubblico, è pronta a partire una Variante “inutile”...
A.M.
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