Sala al Barro: rapina ai danni di un ragazzino, 23enne condannato a 3 anni e 5 mesi


Con altri due soggetti, al tempo under 18, ad oggi ancora in attesa di essere giudicati dal Tribunale per i minorenni, avrebbe rapinato un ragazzino, dopo averlo atterrato con un pugno. Per tale vicenda, risalente al 17 settembre 2021, quest'oggi, un giovanotto senegalese, classe 2000, è stato condannato a ben 3 anni e 5 mesi dal Tribunale di Lecco, all'esito di un processo piuttosto veloce, apertosi con la deposizione del denunciante. Quest'ultimo in Aula, al cospetto del collegio giudicante – presidente Paolo Salvatore, a latere Martina Beggio e Gianluca Piantadosi – ha raccontato quanto accaduto quel pomeriggio. Il terzetto di stranieri avrebbe seguito lui e un amico dalla stazione di Sala al Barro fino al semaforo posto sopra la chiesa della frazione galbiatese dove poi si sarebbe consumata l'aggressione sfociata in una vera e propria rapina. Dopo averlo buttato a terra, l'imputato avrebbe infatti strappato il borsello che il querelante portava a tracolla, portandosi via dunque il portafoglio con pochi spicci all'interno oltre alle sigarette e alle cuffiette Airpods. Il pestaggio avrebbe anche provocato un taglio sopra un occhio alla vittima, da qui la contestazione del reato di lesioni. Non presente personalmente in Aula, il senegalese – rappresentato dall'avvocato Mauro Tosoni – è stato riconosciuto dal denunciante attraverso l'album fotografico predisposto dalla Procura, con la pubblica accusa oggi sostenuta dal Pm Chiara Di Francesco, arrivata poi a chiedere la condanna del 23enne a 3 anni e 6 mesi, oltre che una multa da 4.000 euro, convinta di essere riuscita a provare la sua penale responsabilità in ordine all'accaduto, avendo i carabinieri anche trovato a casa dell'imputato abiti coincidenti con quelli descritti nell'immediatezza del fattaccio dal galbiatese preso di mira e dell'amico che era con lui. All'abitazione dell'africano, come raccontato dal maresciallo Davide Arrigoni, al tempo in servizio presso la caserma Carabinieri di Olginate, le divise erano arrivate dopo aver individuato, con l'aiuto di social, uno dei due minori, nato a Milano ma di origini sudamericane. Messo alle strette, avrebbe fornito ai militari i numeri di telefono degli altri due soggetti che erano con lui. Pur essendo la Sim ritenuta in uso al senegalese registrata a altro nome, gli operanti erano poi arrivati a lui per conoscenza diretta, trovando infine – come accennato – nel suo appartamento vestiti identici a quelli indossati dal rapinatore.
Prove che evidentemente hanno convinto il collegio che ha condannato lo straniero, pur limando leggermente la pena finale scesa a 3 anni e 5 mesi, con 700 euro di multa.
A.M.
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