Lecco: 'ho agito nell'interesse supremo della giustizia', in Aula la confessione della pasionaria di Gilardi

Viviana Tononi
“Sono consapevole di avere infranto la legge e accetterò la pena che mi verrà comminata”: così Viviana Tononi, la “pasionaria” di Carlo Gilardi finita a processo con diversi capi d'imputazione (violazione di domicilio consumata e tentata, turbamento di funzioni religiose, molestie e disturbo nonché la violazione del misure di prevenzione), ha ammesso le proprie responsabilità penali.
Nel corso del suo esame, la 51enne residente nel bresciano – specificando preliminarmente che non avrebbe avuto intenzione di rispondere ad eventuali domande da parte della pubblica accusa (rappresentata dal vpo Mattia Mascaro) e della parte civile  - ha fatto riferimento solo a due episodi fra quelli a lei contestati: ha confermato di essersi intrufolata intorno alle 6 del mattino del 10 ottobre 2021 nella stanza degli Istituti Riuniti Airoldi e Muzzi di Germanedo in cui è ospitato Carlo Gilardi, così come ha raccontato della rocambolesca intrusione all'interno della cappella della struttura durante la messa domenicale il 13 marzo 2022.
Nella prima occasione avrebbe avuto modo di parlare con l'anziano e “rassicurarlo” (“era quello il mio intento” ha spiegato l'odierna imputata): gli avrebbe portato parole di conforto, raccontato di quanto stava accadendo fuori dalla RSA, delle manifestazioni in suo sostegno e della mobilitazione creatasi dopo la messa in onda dei servizi de “Le Iene”. “Ad un certo punto mi disse che voleva scrivere una lettera a Brahim” ha continuato la signora Tononi, che avrebbe intrattenuto l'anziano proprio parlando del badante fino all'intervento delle forze dell'ordine.
Durante il secondo ingresso invece – costatole l'accusa di turbamento di funzioni religiose – non sarebbe riuscita a parlare con il professor Gilardi perché  bloccata dagli operatori a qualche metro dal banchetto in cui era seduto. Perciò sarebbe stata “costretta” ad urlare per portargli i saluti di un suo caro amico, che avrebbe voluto incontrarlo, ma (secondo l'imputata) gli sarebbe stato impedito dall'amministratrice di sostegno, l'avvocato Elena Barra. Nemmeno il presunto schiaffo ricevuto da una suora stizzita sarebbe servito a placare le sue grida: “ho proseguito finché non fui costretta ad uscire dalla chiesa”.
Nell'ammettere le proprie condotte la donna si è così giustificata: “ho agito nell'interesse supremo della giustizia”, una giustizia che secondo lei e molti altri le istituzioni non sarebbero stati in grado di fornire.
“No comment” dunque in merito a tutti gli altri fatti di cui è accusata: i diversi altri tentativi di entrare nella casa di riposo, i sit-in e le rimostranze con tanto di megafono (durante i quali avrebbe causato notevoli disturbi non solo ai sanitari che lì operano, ma agli stessi pazienti), le continue telefonate e messaggi minatori lasciati al telefono fisso dello studio legale dell'avvocato Elena Barra (“vediamo se siete solo ladri o anche assassini: ho lasciato detto che se mi succede qualcosa sanno dove cercarvi. Vi romperò i coglioni fino alla morte” avrebbe promesso dall'altro lato della cornetta).
Si è invece trattato in aula delle presunte violazioni di misure di prevenzione (in ben 13 occasioni avrebbe infatti fatto ingresso nel Comune di Lecco nonostante il provvedimento con cui il 15 dicembre 2021 il Questore le aveva vietato di tornare in città) attraverso la testimonianza di un agente della Polizia di Stato presso la Questura di Lecco, che avrebbe identificato e deferito la donna all'autorità giudiziaria in ben due occasioni (il 22 febbraio 2022 e il 13 marzo 2022).
Prima di rinviare al prossimo 13 febbraio esclusivamente per sentire come testimone della difesa il Garante nazionale dei diritti delle persone private, si è discusso in merito ad una richiesta di produzione avanzata dall'avvocato Chiara Brizzolari (difensore di fiducia di Viviana Tononi): il verbale dell'incidente probatorio con cui Carlo Gilardi quasi due anni fa era stato sentito dal gup Salvatore Catalano in merito alle presunte circonvenzioni operate ai suoi danni da diversi soggetti di origine straniera e dal suo badante Brahim (poi condannato a 1 anno e 8 mesi). Secondo l'avvocato Brizzolari, infatti, il documento sarebbe stato fondamentale per dimostrare l'inattendibilità della testimonianza resa dall'avvocato Barra nella parte in cui avrebbe dichiarato che il 90enne non avrebbe voluto ricevere visite in RSA.
Alla produzione si è opposta l'avvocato Alessandra Maggi (oggi per la parte civile in sostituzione della collega Elena Ammannato) per motivazioni di difformità della richiesta del legale (rispetto a quanto prescritto dall'articolo 468 cpp) e di irrilevanza (trattandosi di un procedimento estraneo a quello odierno, con tutt'altre contestazioni ed altri imputati). Il giudice Giulia Barazzetta, dopo una breve camera di consiglio, ha deciso per il rigetto della produzione.
Presenti anche oggi alcuni rappresentanti del comitato “Aiutiamo Carlo Gilardi”, “pizzicati” dal Carabiniere d'udienza mentre effettuavano riprese video ed audio con i propri smartphone. Messa al corrente, la dottoressa Barazzetta ha dovuto ammonire i presenti e ricordare del divieto di registrare in aula.
F.F.
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