Lecco: poliziotto a processo per truffa sugli straordinari, in Aula il suo 'accusatore'

La Questura di Lecco
Erano soliti darsi il cambio in Questura. Oggi lo hanno fatto in Tribunale, accomodandosi uno dopo l'altro al microfono, al cospetto del giudice monocratico Martina Beggio. Primo a prendere la parola "l'accusatore", a ruota l'imputato, a processo con l'accusa di truffa aggravata, dopo essersi - inusualmente - egli stesso opposto all'archiviazione del fascicolo a suo carico, con il chiaro intento di ottenere un'assoluzione piena che fughi ogni dubbio sul suo comportamento, dopo 38 anni trascorsi in Polizia, senza contestazioni, "solo medaglie", come ha avuto modo di sottolineare rendendo esame.
Ultime battute dunque per il procedimento a carico del sovrintendente capo Arcangelo Raffaele, classe 1960, in pensione dal 2020. L'ex capoturno della Squadra Volanti, stando all'impianto accusatorio ora al vaglio dell'organo giudicante, nel 2019 avrebbe percepito 19 euro per straordinari non effettivamente "maturati" avendo lasciato il posto di lavoro prima dell'orario indicato sui moduli compilati per la liquidazione delle spettanze.
A segnare la questione all'allora responsabile dell'Ufficio - il dottor Enrico Burbi - facendo poi scattare le indagini delegate alla Squadra Mobile coordinata - sempre al tempo - dal dottor Danilo Di Laura (con entrambi i dirigenti già escussi in Aula lo scorso 5 ottobre) fu un collega, ora in servizio a Trieste dopo aver lavorato in Questura a Lecco tra il 1996 e il 2019. Incalzato dalle domande del sostituto procuratore Caterina Scarselli, l'ispettore, sentito oggi come testimone, ha raccontato di aver raccolto le segnalazioni di tre colleghi (aventi Raffaele quale capoturno), avviando in proprio gli accertamenti - a terminale - per verificare la fondatezza dei loro "sospetti", utilizzando, per farlo, da una parte gli ordini di servizio e gli statini su cui venivano segnati gli straordinari e dall'altra i dati registrati dal varco d'ingresso e uscita da Lecco posto lungo Corso Monte Ortigara, sulla vecchia strada per Ballabio, luogo di residenza dell'odierno imputato. Utilizzata, per il raffronto, la targa di una Kia, convintamente indicata dall'accusatore (ma a suo dire anche dai tre sottoposti che hanno dato il la alla sua "indagine") come vettura solitamente in uso a Raffaele. Quest'ultimo invece, ha affermato di usare abitualmente una Peugeot, non spiegandosi né perché gli ex colleghi sostengano il contrario né perché il suo "accusatore" sia diventato tale. "In 25 anni che lo conosco non ho mai nemmeno preso un caffè con lui" ha dichiarato su esplicita domanda del giudice, parlando dunque di rapporto "neutro".
Quattro le supposte uscite anticipate contestate al 62enne. Nel dettaglio, come emerso nel corso dell'udienza dello scorso 5 ottobre, il 16 febbraio 2019 la Kia sarebbe transitata verso la Valsassina attorno alla 1 ma gli extra "segnati" dal sovrintendente si sarebbero protratti fino alle 4 di notte; il 23 febbraio l'auto sarebbe passata sulla vecchia strada per Ballabio un'ora prima dell'uscita del poliziotto; il 26 idem mentre nella notte tra il 3 e il 4 marzo "ballano" una quarantina di minuti, con la targa letta alle 0.19 dallo "scudo" cittadino e il fine servizio indicato invece alle 2.08.
Spiegando nuovamente il funzionamento tanto degli straordinari - tra programmati e per necessità impreviste - tanto del cambio turno, Arcangelo ha ammesso di aver lasciato la Questura in anticipo in una sola occasione, per correre dal padre a Monza, avvisando però telefonicamente il suo superiore, al quale, a suo dire, sarebbe spettato poi far stornare le ore non effettivamente lavorate. Lo stesso dottor Burbi, come accertato riprendendo le trascrizioni della sua deposizione, aveva bollato come possibile la circostanza, non ricordando comunque l'episodio specifico.
Al termine dell'udienza, il vpo Scarselli ha chiesto di poter sentire anche i tre colleghi che per primi avrebbero nutrito sospetti sul comportamento dell'imputato, i cui nomi sono usciti oggi per la prima volta. Dello stesso avviso, sulla necessità di farli intervenire, anche l'avvocato Luca Marsigli, difensore del sovrintendente. Il giudice si è riservato.
Si torna in Aula il 21 febbraio per il completamento dell'istruttoria e la discussione finale.
A.M.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.