I luoghi della Prima Guerra Mondiale in provincia di Lecco/3. Sulla vetta del Legnoncino, montagna diventata una fortezza

"Tappa in salita" - direbbero gli appassionati di ciclismo - per questa puntata del nostro tour suoi luoghi della Prima Guerra Mondiale nel lecchese.
In questa domenica vi portiamo infatti sul Monte Legnoncino una piramide di 1.711 metri tra la Valtellina e l'Alto Lario, trasformata negli anni del conflitto in una vera e propria fortezza, una costellazione caserme, camminamenti, cannoni, trincee e postazioni di artiglieria.


Pronti a fermare il nemico se fosse riuscito a rompere la prima linea, tra lo Stelvio e l'Adamello, o se avesse invaso la Svizzera e da lì la Valchiavenna, passando dai passi alpini.
Il Legnoncino era infatti uno dei punti più importanti della cosiddetta Linea Cadorna, e questa volta ci affidiamo ai dati per spiegare l'imponenza delle opere realizzate. Nel sotto-settore di Bellano-Dervio furono costruiti 1562 metri di trincee; 3491 di camminamenti; 12 appostamenti per mitragliere in caverna, 34 alla prova e 54 scoperti; ricoveri per più di 1300 uomini; baraccamenti per 2748 soldati; più di 5 chilometri di reticolati con filo spinato e diverse batterie di medio calibro.

E' cosi Sueglio il punto di partenza di questo nostro itinerario. Persino la strada che da Dervio -usciti dalla SS 36 - sale lungo la Valvarrone, fatta di tornanti stretti e tortuosi che ci portano in quota, è nata infatti come strada militare, che solo nei primi del '900 ha collegato i paesi della valle con il lago e quindi con la vecchia statale 36.


Prendiamo un caffè al volo, mentre la frizzante aria di montagna ci dà una piacevolissima sveglia, lasciamo alle nostre spalle anche Sueglio e, sempre in macchina, iniziamo a salire verso la località Roccoli di Artesso, a quota 1210m. Ogni tornante che percorriamo è un salto indietro nel tempo: la Storia ha fatto il suo ingresso irruento in questo angolo della Valvarrone: le caserme sono sorte di fianco alle baite, le cannoniere sono spuntate tra i pascoli, le mitragliatrici sono state installate negli angoli nascosti e solitari.
Chissà cosa avranno pensato i pastori e i contadini di questa zona ancora, oggi silenziosa e tranquilla, quasi isolata, nel vedere il primo cannone puntato verso la Svizzera, la prima squadra di operai iniziare a bucare la montagna, i mezzi percorrere le strade sorte al posto degli antichi sentieri.


Prima di iniziare la nostra escursione che ci porterà sulla vetta del Legnoncino, visitiamo la caserma blindata al Duello. Una grande fortezza, che si para davanti ai nostri occhi all'improvviso, in una radura in mezzo ad un bosco di imponenti castagni in fiore. Grandi saloni, muri interamente in pietra, cunicoli di collegamento con le postazioni di artiglieri e un grosso terrapieno che la rendeva praticamente invisibile al nemico: la struttura era pronta ad ospitare fino a centocinquanta uomini, e altrettanti potevano trovare rifugio nella vicina caserma "gemella" al Paul di Vestreno.


Poco sopra si trova poi l'appostamento di Locco Tocco, un enorme galleria di 150 metri interamente scavata nella rocce con 6 grandi bocche spalancate sull'alto Lario, pensate per ospitare 6 cannoni ognuno pesante 6,5 tonnellate - più o meno come 4 automobili - capace di bombardare fino a 12 chilometri di distanza. Realizzate velocemente nel corso del 1917, con un'incredibile quantità di lavoro di scavo, queste postazioni non furono in realtà mai armate.


Riprendiamo di nuovo e finalmente arriviamo ai Roccoli di Artesso, dove lasciamo l'auto. Una piccola oasi di tranquillità: all'ombra degli alberi tavoli e giochi per bambini circondando un piccolo laghetto circolare.
A fare da corona 6 grandi postazioni per mortai, protette da 60 centimetri di cemento armato, ben mimetizzate e collegate da camminamenti sotterranei, oggi purtroppo crollati.
Qui iniziamo la nostra escursione vera e propria, che ci porterà prima ai Roccoli Lorla e poi in vetta al
Legnoncino: 2 ore circa di facile cammino, adatto a tutti.

Il blu del lago sulla sinistra, il verde brillante e il rosa intenso dei numerosissimi rododendri in fiore sulla destra ci accompagnano nel primo tratto, soprannominato il sentiero dei soldati.
Ci troviamo proprio sopra Piona e Colico, e un lungo sistema di trincee costeggia la mulattiera. Una vera e propria cicatrice nel fianco della montagna. Uno stretto solco, largo mezzo metro e profondo circa 1,5 m, scavato nel terreno e interamente sorretto da lunghi muri a secco.

Impossibile non farsi trasportare sulle montagne del Trentino o lungo i fronti della Francia e del Belgio, immaginando la vita - e la morte - dei milioni di soldati costretti a rimanere per giorni, mesi e settimane in ricoveri come questi, invasi dal fango, dalla neve, dal freddo e dai pidocchi. Davanti ai nostri occhi scompare il lago, splendente in una domenica di inizio giugno, e compaiono invece i reticolati, i colpi di mortaio, il terrore delle armi chimiche, i brandelli di cadaveri appesi al filo spinato, le urla, gli spari, i pianti, le baionette.
Con queste immagini nella mente riprendiamo il percorso, fino all'appostamento di Ca' Crosìn: un cunicolo scavata nella roccia viva per più di 40 metri, con 2 fessure dove si sarebbero dovute posizionare le mitragliatrici. Siamo ormai arrivati ai Roccoli Lorla, piccolo paradiso della Valvarrone dove Legnone e Legnoncino sembrano toccarsi: un grande prato con un laghetto, meta di famiglie e turisti in cerca di pace e silenzio.


Ma non è tempo per fermarci: ci aspetta ancora la salita vera e propria alla vetta, percorrendo la comodissima strada militare che sale lenta fino ai 1700 metri della croce. Un piccolo capolavoro di ingegneria, realizzata per poter portare cannoni, uomini e munizioni allo spettacolare appostamento di vetta.
A pochi metri dalla cima, sorge infatti la chiesetta di San Sfirio, risalente al XII secolo. Proprio nel costone di roccia sottostante, è stato scavato un importante punto di osservazione, che dominava dalla sua posizione strategica la vallata. Ma che ha causato anche non pochi danni strutturali alla preziosa struttura medievale, che rischia oggi di sprofondare.


Dalla vetta la vista è semplicemente incredibile. Un bellissimo balcone a 360° sul Lario, sulla Valtellina e sulla Valvarrone. Impossibile non fermarsi a contemplare il panorama: sotto di noi Dervio, il lago e anche Bellagio, alle nostre spalle il Legnone - che con i suoi 2600 metri fa sembrare il Legnoncino una collinetta - e poi la Valtellina, Colico, il Pian di Spagna, le Alpi.
Ci è immediatamente chiara l'importanza strategica della montagna, vera e propria chiave di volta di questo settore della linea Cadorna.

Galleria fotografica (64 immagini)


E' tempo di ritornare sui nostri passi. Lentamente scendiamo di nuovo ai Roccoli Lorla, dove ci fermiamo all'omonimo rifugio per un ''meritatissimo'' pranzo.
"Proprio qui di fronte qualche giorno fa è nato un piccolo capriolo. E' stata davvero una grande emozione" ci ha raccontato la rifugista. E cosi ci viene spontaneo pensare al cucciolo di bamby, alle felci che hanno invaso i camminamenti, agli alberi che oggi hanno coperto la visuale alle postazioni per le mitraglie. A una Natura che, indifferente, riconquista piano piano le opere militari, ignara del sangue versato su altri fronti, delle morti accatastati in altre trince. Indifferente, quasi irrispettosa, delle fatiche e alle storie di noi uomini, continua il suo eterno corso...
Paolo Valsecchi
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