Erve: celebrato il 25 Aprile con il discorso di Virginio Brivio

Anche a Erve si è celebrato nei giorni scorsi il 25 Aprile, 80° anniversario della Festa della Liberazione. Dopo la Messa con il parroco don Marcello Crotti, il sindaco Giancarlo Valsecchi ha introdotto Virginio Brivio, ex primo cittadino di Lecco, che ha successivamente tenuto il discorso ufficiale applaudito da tutti i presenti.
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Eccolo in forma integrale:

Il 25 aprile è la Festa di tutti, anche di chi, 80 anni fa, era dalla parte sbagliata.
E anche di chi oggi non la comprende fino in fondo.
La migliore risposta non è rivendicare una primogenitura, o appropriarsene, ma condividere il risultato finale, a partire dal conoscere o ri-conoscere ciò che è accaduto.
Guerra Civile? Ricordiamo il monito di Pertini: “Posso pensarla diversamente da te ma farò di tutto perché tu possa liberamente esprimere il tuo pensiero”.

Chi l’ha istituita: De Gasperi e il Re Reggente con un primo Decreto Luogotenenziale il 22 aprile 1946 (a pochi giorni dalla data e a poche settimane dal Referendum sulla forma di Governo che si tenne il 2 giugno 1946). Poi nel 1949 fu istituzionalizzata insieme con quella del 2 giugno (a ricordo della scelta della forma Costituzionale del paese).
Il nocciolo di ciò che si ricorda nella Giornata odierna: si raggiunse il risultato di liberare a un tempo l’Italia dai Fascisti, che “eletti” quasi 25 anni prima fecero evolvere l’assetto istituzionale del paese in una dittatura. E sconfiggere Hitler e l’esercito tedesco, il Nazismo, in definitiva alleato dei fascisti e la dittatura che con ancora più scientificità esercitava la soppressione non solo di chi la pensava diversamente ma anche delle persone diverse per razza, religione, modo di vivere, orientamento sessuale…
Sconfitta che fu esito di un concorso “dal basso” essenziale, vale a dire il movimento del dissenso che evolse nella lotta partigiana, e “dall’alto” il concorso essenziale dell’esercito degli alleati dell’asse USA e GB con la Russia, Francia ecc., nel più ampio contesto delle vicende della Seconda Guerra mondiale.
 
Ricordiamo le tante vicende locali, la medaglia d’argento al valor militare per l’impegno nella resistenza conferita alla città di Lecco, le montagne, la battaglia di Erna, Calolzio e la Valle San Martino che hanno visto estese partecipazioni e impegno di partigiani. Da qui l'importanza di conoscere volti, storie concrete, persone semplici e di cultura diverse che si sono messe in gioco. Veramente la liberazione fu un fatto storico che vide un concorso di popolo.
 
Ma quali sono i frutti di quella lotta partigiana di quel 25 aprile, per evitare di guardare solo “nostalgicamente” indietro e fare memoria “operosa”?
Il più maturo: la Costituzione e i suoi valori fondanti la Repubblica, il Referendum del 2 giugno 1946 (12 milioni contro 10 scelsero la Repubblica) e l'elezione dell'Assemblea Costituente. La prima volta delle donne al voto (strepitoso come lo racconta il film “C’è ancora domani”). In un anno fu elaborato il testo Costituzionale che entrò in vigore il 1°
gennaio 1948. I principi fondamentali nei primi 12 articoli (l’ultima modifica tre anni fa all’art 9 per dare rilevanza costituzionale al bene comune rappresentato dall’ambiente, influenzato indirettamente dal magistero di Papa Francesco). 
Leggiamo e diffondiamo il Discorso ai Giovani tenuto da Calamandrei a Milano nel 1955, ritroviamo non solo il senso della Costituzione ma le sfide ancora attuali per concretizzarla. Quello che sta maturando è l'Europa. La Costituzione non ne parla esplicitamente ma parla di organizzazioni internazionali che devono promuovere la pace preventiva per evitare i conflitti e risolvere le questioni tramite appunto l’adesione alle organizzazioni internazionali.
Europa come contesto, spesso richiamato durante gli ultimi anni del fascismo e in quelli della Liberazione a partire dal manifesto di Ventotene e non solo. Come si può vivere in pace senza un'entità sovraordinata che supera i confini, sempre più vissuti come “luoghi di divisione” e non di incontro?
E poi il frutto più acerbo, la pace, intesa come uguaglianza tra i cittadini dentro le Nazioni e rapporti paritari tra le nazioni.
 
Forse non è vero che abbiamo vissuto decenni di pace, si pensi alla divisione di Berlino e della Germania (superata solo 1989), alle Dittature Spagnola, Greca, Portoghese, i paesi dell’EST affacciati sull’Europa. Pace non è insomma solo assenza di guerra… Pace giusta è quella che dobbiamo perseguire (si vedano sul tema i numerosi interventi del Presidente Mattarella), che non può sancire lo status quo del più forte e tollerare l’esasperazione di principi antidemocratici che sottendono l’uomo solo al comando, il primato dell’economia rapace sulla politica, l’esorbitanza dei mezzi di comunicazione che condizionano la vita e la verità delle cose. Anche oggi dobbiamo, come allora, decidere da che parte stare. 

Concludo allora con una testimonianza raccolta da Eleonora Lavelli, consigliere comunale di Imbersago, di una cittadina ucraina, Anya, residente nel suo paese: “Viviamo in un’epoca in cui le minacce sono sottili, ma reali. C’è chi dice che "dappertutto è brutto", che "tutti gli stati sono ugualmente colpevoli", e che quindi tanto vale lasciare le cose come stanno. È una trappola pericolosa, perché porta all’indifferenza, all’accettazione passiva dell’ingiustizia. Ma la realtà dimostra che non tutto è uguale. La Russia ha sovvertito l’ordine mondiale, mostrando che è possibile invadere, distruggere, annientare il vicino senza venire fermati. Ha trasformato i confini in trincee, i civili in bersagli, le città in fosse comuni. Un’altra tentazione diffusa è il pensiero che “è così dappertutto”. Non è vero. Ogni essere umano ha difetti e debolezze, sì. Ognuno di noi ha bisogno di aiuto. Non esiste una persona al mondo che possa farcela da sola. È proprio questo che ci rende umani: siamo, grazie al cielo, imperfetti. Ma non siamo tutti uguali. Sì, abbiamo le nostre fragilità, ma cerchiamo ogni giorno di fare il nostro meglio – e spesso, ci riusciamo. Non tutti torturiamo, non tutti uccidiamo, non tutti gettiamo altri esseri umani nelle fosse comuni. La differenza esiste. È concreta. È tra chi sceglie le risposte facili e chi sceglie la compassione e pazienza. Tra chi cerca colpevoli e chi cerca la soluzione. La democrazia non è perfetta, ma è il meglio che abbiamo costruito. E per difenderla serve l'esperienza del passato ma specialmente l'intelligenza del cuore”.
 
Viva la resistenza, viva La liberazione, viva la pace.
Buon 25 aprile!
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