Vercurago: il gonfalone rinasce grazie alle suore di Tolentino e all'ex sindaco

Lo stendardo si presentava "con estese parti di tessuto ammalorato e/o mancanti, liso in corrispondenza delle cuciture, strappato vicino ai ricami e nella stoffa rossa dello scudo centrale".
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Lo stendardo prima del restauro
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Le sapienti mani delle Suore Carmelitane Scalze di Tolentino, con infinita pazienza e cura dei dettagli, lo hanno riportato all'originale splendore, restituendolo così, in tutta la sua bellezza, alla comunità di Vercurago.  Rinasce dunque, grazie ad un accurato restauro, il gonfalone comunale. 
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Il gonfalone restaurato

"Simbolo di storia, fede e identità, racconta la lotta per la libertà e dell’eredità di San Gerolamo Emiliani.  Esso porta i colori forti della fede e del coraggio: rosso ghibellino e azzurro guelfo" annota l'amministrazione comunale, nel dare notizia del ritorno a casa dello stendardo, "tornato a splendere con la dignità che merita, tra memoria, arte e orgoglio" su iniziativa dell'ex sindaco Paolo Lozza che si è anche fatto carico di finanziare l'intervento, affidato, come detto alle Suore Carmelitane che hanno provveduto a rafforzarne la struttura, impostando un lavoro conservativo con l'integrazione ex novo delle parti invece, ormai, mancanti (QUI la spiegazione dell'intervento, nella relazione delle religiose stesse).

La storia del Gonfalone e dello stemma di Vercurago
Con delibera del 4 ottobre 1969 la Giunta Comunale incaricava il professore milanese Giuseppe Bonfanti di effettuare approfondite ricerche storiche ed araldiche volte a consentire la realizzazione del bozzetto per lo stemma ed il gonfalone di Vercurago, che all'epoca non disponeva ancora né di un proprio emblema né tantomeno di un personale ed originale labaro.
Dopo attenta valutazione, l'esperto consegnò una relazione nella quale esprimeva le seguenti considerazioni:
"Due sono le caratteristiche che debbono essere richiamate nello stemma comunale: il ricordo della lotta contro il prepotere visconteo, simbolo della lotta per la libertà, e la presenza dell'opera di S. Gerolamo Emiliani e il ricordo sempre vivo delle Sue virtù e dell'amore che ha avuto per Somasca e Vercurago".
Lo studio ed i suggerimenti del Bonfanti riscossero il plauso degli amministratori che, incaricarono subito il pittore vercuraghese Giovanni Secomandi di approntare gli schizzi e le tavole preparatorie dello stemma e del gonfalone; successivamente venne stilata la richiesta da inoltrare al Presidente della Repubblica per ottenere l'approvazione ufficiale e legale.
Nel documento inviato a Roma, ed in seguito ratificato, si parla di uno stemma "tagliato, nel primo, d'azzurro alla montagna della croce al naturale; nel secondo di rosso alla freccia e lancia d'argento poste in croce di S. Andrea e da due palle astate d'argento, poggiate colle aste sulla freccia. Corona, fronde, di quercia e d'alloro propri degli stemmi di comune".
Per il gonfalone, invece, si fa esplicita proposta di un "drappo tagliato di rosso e d'azzurro, riccamente ornato di ricami d'argento e caricato dello stemma con l'iscrizione centrale in argento. Le parti metalliche e i cordoni, d'argento; l'asta verticale ricoperta di velluto rosso e azzurro alternato e fissato con bullette argentate poste a spirale. Nella freccia lo stemma comunale e, nel gambo, il nome del Comune. Cravatte e nastro ricolorati dei colori nazionali frangiati d'argento".
E' evidente la sintonia con quanto enunciato dal Bonfanti. Dobbiamo infatti ricordare che il colore rosso, che si voleva campeggiasse nella parte inferiore del labaro, rimandava esplicitamente ai Ghibellini (pro imperatore), e alludeva proprio a Barnabò Visconti, contro il quale si era lottato "nel territorio di Vercurago nel 1373". Al contrario, le sfumature azzurre, che si desiderava facessero da cornice alla parte superiore dell'insegna, intendevano richiamare i Guelfi (pro papato), gli artefici della lotta contro il Visconti medesimo.
Inoltre, sempre il campo superiore del gonfalone esprimeva la diffusa volontà di rendere omaggio alla vita e all'opera di S. Gerolamo, figura emblematica che aveva fatto conoscere in tutta Italia il nome di Somasca. Non solo, nel testo inviato a Roma si legge anche che "la via che s'inerpica lungo il fianco del monte della Croce e raggiunge l'eremo di S. Gerolamo è entrata nel paesaggio manzoniano anche per la presenza dei ruderi della rocca attribuita all'innominato..." tantochè, come ricorda l'epilogo della lettera, non vi è turista o pellegrino che non percorra quella strada o che non le mandi uno sguardo passando sulla strada nazionale o con il treno".
Le perorazioni e le argomentazioni dovettero risultare gradite e persuasive, dato che a distanza di pochi mesi, e più precisamente il 3 dicembre 1970, Giuseppe Saragat ed Emilio Colombo firmarono il decreto di concessione al Comune di Vercurago dello stemma e del gonfalone, il cui significato e la cui bellezza possiamo oggi comprendere e gustare appieno.
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