Circonvenzione di incapace a un imprenditore: a giudizio la compagna e un professionista

Circonvenzione di incapace (secondo l'articolo 643 cp). E' la pesante accusa di cui sono chiamati a rispondere due soggetti, finiti a processo in Tribunale a Lecco. E' entrata nel vivo quest'oggi, al cospetto del giudice in ruolo monocratico Paolo Salvatore, l'istruttoria dibattimentale all'esito della quale sarà accertata l'eventuale responsabilità penale degli imputati che, stando all'impianto accusatorio contestato loro dalla Procura e ancora tutto da dimostrare, avrebbero fatto leva sulla fragilità di un imprenditore residente in città - deceduto nel 2023 - ottenendo alcuni benefici di natura economica.
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Se all'ex compagna (A.C. le sue iniziali) la contestazione riguarda l'aver ricevuto - in donazione - due immobili intestati all'anziano oltre ad alcune elargizioni di denaro, a giudizio è finito anche un professionista - S.M., uomo di fiducia dell'imprenditore lecchese - che oltre ad ''incassare'' delle somme approfittando delle condizioni della presunta parte lesa, avrebbe "agito" anche sull'ipoteca di un bene per saldare un debito contratto con la stessa vittima.
E' stato un operante della Guardia di Finanza - alla quale la Procura aveva delegato le indagini dopo aver raccolto la denuncia presentata dalla figlia dell'anziano - a sfilare per primo quest'oggi in aula, quale teste del pubblico ministero.
L'esponente delle Fiamme Gialle ha ripercorso l'attività svolta: dall'escussione a sit di alcuni professionisti che avevano seguito l'imprenditore negli ultimi anni della propria vita, alla ricostruzione dei movimenti bancari in favore dei due indagati (oggi imputati). A questo proposito, stando a quanto riferito in aula dall'operante, sarebbero emersa una nutrita attività ''verso'' l'ex compagna: una serie di bonifici bancari (di cui uno dell'entità di 350mila euro), l'apertura di una posizione presso un istituto finanziario intestata alla donna, una polizza vita intestata all'imprenditore (con beneficiario) l'imputata. E poi ancora, sul fronte immobiliare, atti notarili per la cessione della nuda proprietà di abitazione e box a Como e il diritto di abitazione vitalizio in riferimento ad immobili situati a Lecco.
Una Mercedes Classe B intestata all'anziano era stata ceduta alla figlia della compagna per 1000 euro; una manciata di mesi più tardi però, la donna l'avrebbe rivenduta - stando a quanto riferito in aula dall'esponente della GdF - per un valore di 18mila euro, generando così una plusvalenza.
Tre invece i bonifici ''individuati'' sul conto del professionista, effettuati appunto dall'imprenditore l'anno precedente la sua scomparsa, per una somma complessiva di circa 55mila euro. Non chiarissime, a questo proposito, le causali indicate per giustificare il passaggio di denaro.
La deposizione dei notai Daniele Minussi, Giulio Donegana e Federica Croce si è rivelata utile a delineare alcuni aspetti dell'attività svolta dall'imprenditore e dei suoi rapporti con sua figlia, con la compagna e con l'altro imputato, ma anche e soprattutto a precisare meglio le condizioni che avevano portato alla stipula degli atti di cui si fa riferimento nel fascicolo del processo e a come appariva - dal punto di vista fisico e cognitivo - l'anziano. Se con il primo professionista l'imprenditore aveva un rapporto di lunga data, gli altri colleghi ne erano entrati in contatto successivamente.
A sfilare quest'oggi al cospetto del giudice Paolo Salvatore è stato Monsignor Davide Milani, sino allo scorso settembre prevosto di Lecco. Con quest'ultimo infatti, l'imputata aveva preso appuntamento, chiedendo lumi rispetto all'iter da espletare per poter contrarre matrimonio con l'imprenditore.
Il religioso ha poi incontrato la coppia: ''ho un ricordo sfumato perchè vedevo davvero tante persone qui in città'' ha detto don Davide, evidenziando tuttavia alcuni aspetti anomali della situazione, che in un certo senso gli sono rimasti impressi. L'ex prevosto ha definito l'imprenditore una persona autonoma dal punto di vista fisico. Eppure al termine di quell'appuntamento qualche perplessità gli era rimasta. ''Il discorso lo aveva tenuto la compagna, lui annuiva'' ha aggiunto, spiegando di aver tentato, invano, di stimolare l'anziano con alcune domande. ''Mi pare che poi lei ci avesse chiesto come andare avanti, ma non ci sono stati ulteriori contatti''.
A domande postegli dalle parti, don Davide ha ricordato un successivo incontro con una donna (la figlia dell'imprenditore ndr) che si era recata in canonica con toni preoccupati, pensando che il prevosto avesse già celebrato le nozze fra i due o comunque che avesse dato il via agli atti propedeutici alle nozze. Una volta appresa la reale situazione, il clima di quell'incontro si era decisamente placato.
L'escussione delle nipoti dell'anziano ha esaurito i testi citati per la lunga udienza di quest'oggi (alla quale ha preso parte unicamente il professionista a processo, difeso di fiducia dall'avvocato Elisa Magnani; assente invece l'imputata, assistita dall'avvocato Massimiliano Iantorno del foro di Como. Si torna in aula nelle prossime settimane per il completamento dell'istruttoria.
G.C.
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