Lecco: cieco dalla nascita, campione di sci nautico. Daniele Cassioli racconta l'importanza dello sport

Quanto è importante lo sport per imparare a superare gli ostacoli? È la domanda che ha tenuto insieme l’interessante incontro andato in scena nella serata di mercoledì 17 aprile a Lecco e promosso dalla libreria sociale Mascari5 – libri, cose, persone e dalla cooperativa La Vecchia Quercia a Lecco.
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L’auditorium dell’Officina Badoni per una sera è diventato spazio di dialogo con Daniele Cassioli, un vero e proprio supereroe del nostro tempo che ha raccontato la sua esperienza nello sport, ma ha portato un forte messaggio di forza e di inclusione. Altissima la partecipazione che ha visto bambini e adulti di tutte le età, ascoltare emozionati le parole dell’atleta paraolimpico che ha fornito uno sguardo sul mondo con importanti riflessioni. 
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Daniele Cassioli

L’incontro, moderato da Linda Pirovano e Ingrid Bonaiti, è stato organizzato e fortemente voluto dalla cooperativa La Vecchia Quercia. Il lavoro del gruppo è rivolto verso persone adulte con disabilità ma soprattutto verso i minori, tra cui sordociechi, fornendo sostegno e personale specialistico. Dal 2022 è nato un progetto per rispondere al bisogno degli alunni con disabilità e delle loro famiglie per esplorare anche il mondo che c’è oltre. Grazie al contributo di numerose associazioni coinvolte sono state create delle attività ludiche, sportive, sostegno per il doposcuola e anche incontri con ormai ex studenti per capire che futuro può esserci per le persone con disabilità sensoriale. Al centro c’è la relazione dell’altro, la conoscenza, la condivisione e l’incontro con Daniele Cassioli si inserisce alla perfezione in questo contesto permettendo ai collaboratori della cooperativa, ma soprattutto ad un grande pubblico, di assistere alla testimonianza di chi ha trasformato la differenza  in un suo punto di forza. 
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Emanuele Torri

“Serate come queste sono un vero e proprio regalo, la nostra città ha molto bisogno di riflettere sullo sport e in particolare quello inclusivo. Lecco ha la fortuna di essere abbracciata dalle montagne e di riflettersi nel lago e grazie a questo sul territorio ci sono oltre 80 società sportive che coinvolgono molte persone e volontari soprattutto nel weekend. Da anni siamo ormai al primo posto nella promozione dello sport tra bambini e ragazzi, facciamo molto per lo sport inclusivo che è un valore che sentiamo molto, ma credo che possiamo fare ancora di più, purtroppo ci sono ancora molte strutture che nemmeno permettono l’accesso alle diversamente abili. A Lecco lavoriamo molto con Special Olympics, un programma rivolto a persone con disabilità intellettive, in città ci sono molte associazioni che permettono a tutti di fare sport come la scherma o il baskin. In questo momento lo sport è il modo migliore di avvicinarsi alle diversità e farle comprendere” ha detto Emanuele Torri, assessore all’istruzione e sport del Comune di Lecco che ha introdotto l’incontro fornendo una panoramica sulla città e sulla provincia. 
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Daniele Cassioli è diventato un simbolo dell’integrazione grazie allo sport; nato nel 1986 con una cecità congenita, si è specializzato nello sci nautico diventando l’atleta paraolimpico più forte in questa disciplina. Ha vinto 25 titoli mondiali, 25 europei e 41 titoli italiani, ma soprattutto ha creato contatti, ha portato l’esempio della sua storia dando vita all’associazione “Real Eyes sport” che promuove l’attività sportiva tra bambine e bambini non vedenti e che oggi conta oltre trecento atleti in tutta Italia. Condotto dalle parole di Linda Pirovano e  Ingrid Bonaiti, l’ospite ha offerto al numeroso pubblico presente un vero e proprio viaggio non solo nella propria esperienza, ma un intero mondo fatto di forza e di diversità.  Il punto di partenza è l’educazione, riuscire a tirare fuori le cose belle che ognuno ha, ma per farlo è fondamentale incontrare le persone giuste. “Da bambino non mi sono mai trovato bene con i giochi, per esempio andava di moda nascondino ed io ero escluso a prescindere, poi però grazie ad un’insegnante speciale ho scoperto l’ora di educazione fisica a scuola che è diventata qualcosa di veramente importante. Spesso con chi c’è disabilità emerge la difficoltà di condividere le proprie mancanze rischiando addirittura un’iper protezione, con lo sport invece è tutto diverso. Tutti hanno la possibilità di esprimersi, di mettersi in gioco, di sperimentare ciò che si è in grado di fare con l’acqua, la roccia o semplicemente una palla, ma è necessario il contributo di tutti. Si parla tanto di progetti inclusivi ma non basta, serve l’attitudine delle persone, la voglia di aprirsi ma anche ad essere disposti ad affrontare la realtà, anche se vuole dire rischiare” racconta Daniele sottolineando come i nostri comportamenti più o meno educativi fanno sempre la differenza, anche se sono minuscoli proviamo a non accorgercene
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Ingrid Bonaiti

Nella storia di Daniele Cassioli ha un ruolo fondamentale la sua famiglia, sua madre e suo padre infatti non l’hanno mai messo sotto una campana di vetro, ma l’hanno sempre trattato come i suoi coetanei spronandolo a fare meglio e a non nascondersi dietro la disabilità. “La famiglia è fondamentale nella definizione di noi stessi, sia nel bene che nel male. Un nucleo famigliare si può paragonare ad uno spogliatoio, una squadra può avere investito tanto nei giocatori, ma se manca unione ed energia tutto è inutile. La famiglia è il primo spogliatoio della vita e stare bene è fondamentale, non deve essere solo protezione, ma anche saper lasciare andare; c’è il rischio che l’aiutare diventi una forma di potere. I miei genitori mi hanno insegnato a prendermi le mie responsabilità ed affrontare le conseguenze dei miei gesti così come facevano i miei coetanei senza mai limitarmi. Nello sport un allenatore può dare tanti consigli, accompagnare un atleta, ma poi quando c’è da tirare un rigore non può farlo al posto tuo, allo stesso modo la vita va come ma e non possiamo fare altro che dare il nostro meglio per cercare di barcamenarci” ha proseguito Daniele sottolineando come sia necessario andare oltre i problemi mettendosi in gioco e in questo lo sport ha giocato un ruolo fondamentale. 
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“Nella mia vita ciò che mi ha aiutato molto è tato il rendermi conto che funziona tutto un po’ come nello sport: puoi prepararti tanto, ma poi la gara non dipende solo da te. Quando ero piccolo mi sono chiesto spesso perché la cecità fosse capitata proprio a me, poi mi sono reso conto che il mio pensiero era sbagliato, piuttosto perché avrebbe dovuto capitare a qualcun altro? Credo che sia fondamentale cercare di trovare il meglio possibile in quello che la vita ci offre, non vedere solo le mancanze. – ha aggiunto -  La vita mi ha dato tanto e mi ha messo alla prova, ma credo che in qualche modo tutto sia servito, spesso i genitori dei bambini disabili hanno paura di esporli al mondo ma non c’è cosa più sbagliata. Occorre rischiare, mettersi in gioco partendo dagli ambienti protetti, non raccontare la favola di un mondo in cui tutti si è protetti, arriverà un momento in cui dovranno affrontare quello vero e non saranno pronti. E’ quindi più che mai necessario avere fiducia negli altri, la fiducia di farcela può essere addirittura più forte della paura di sbagliare e questo è lo stesso concetto che sta alla base dello sport”.
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Linda Pirovano

Durante l’incontro Daniele Cassioli è stato letteralmente un fiume in piena che ha fatto emergere come lo sport abbia avuto un ruolo fondamentale nella sua vita. Dal karate al calcio, dal nuoto fino ad arrivare allo sci nautico, non si è mai messo freni, ma ha sperimentato anche grazie alla sua famiglia che gli è sempre stato accanto senza mai fargli mancare nulla, nemmeno la possibilità di sbagliare come accade a tutti i bambini. Presto lo sport è diventato incontro, condivisione, ma anche l’occasione di raccontare ai compagni di scuola quello che aveva fatto durante il weekend. “Spesso quando si parla di sport e disabilità si pensa subito alle olimpiadi, ma c’è ben altro. Lo sport è condivisione e divertimento, non è necessariamente vincere, ma anche semplicemente sentire qualcuno che ci batte le mani. Fare sport fa bene non solo al bambino, ma anche al genitore che non porta più sol il figlio ad un ospedale, ma ad un centro sportivo. C’è una cosa che non bisogna dimenticare: sono sempre le persone a fare la differenza, le loro scelte, la loro voglia di mettersi in gioco, Ma questo non significa mettere da parte se stessi, ogni genitore di un figlio diversamente abile dovrebbe curare anche il suo spirito, prendersi un momento per se, capire cosa si ha veramente bisogno e solo dopo ripartire”.
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Emanuele Manzoni

Al termine della serata il numeroso pubblico presente ha avuto la possibilità di confrontarsi con Daniele ponendo domande, curiosità e riflessioni che hanno fatto emergere ancora una volta la necessità di fare dello sport un mezzo di conoscenza dell’altro, ma soprattutto di unione. E’ stata affidato ad Emanuele Manzoni, presidente della conferenza dei sindaci, il compito di fare una summa della serata. “Tutti noi non ci nascondiamo davanti alle difficolta e ai tanti passi da fare, il nostro territorio ha come abitudine il costruire collaborazioni e lavorare tutti insieme. Daniele ha trattato vari temi tra cui quello dell’importanza dell’istruzione, e della protezione. L’obiettivo che dobbiamo porci non è mettere più al centro la vulnerabilità e la malattia, ma andare oltre, l’articolo 3 della nostra Costituzione infatti dice che dobbiamo rimuovere gli ostacoli, non salvare o proteggere, questo non va dimenticato. Dobbiamo togliere gli ostacoli che creano difficoltà e creare un nuovo percorso, mi rendo conto che sono richiesti tempo e risorse, ma la sfida è propri questo. Se vogliamo che ogni persona raggiunga il pieno sviluppo di se stessa dobbiamo mettere da parte l’individualismo, creare piuttosto una squadra dando così il meglio di noi stessi, ma insieme”.
G.M.
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