'Iene' a giudizio per Gilardi: in aula l'avvocato Lanfranconi, processo verso l'epilogo

“Il signor Gilardi ha accettato volontariamente il ricovero, non era entrato con un TSO”: sono state le parole pronunciate in aula dalla dottoressa Liliana Allevi , fino all'anno scorso responsabile del reparto di psichiatria dell'Ospedale Manzoni di Lecco ed oggi escussa come testimone nel procedimento per diffamazione a carico del badante di Carlo Gilardi, Brahim El Mazoury e delle “Iene” Nina Palmieri e Carlotta Bizzarri ai danni danni dell'amministratore di sostegno del professore di Airuno (la toga lecchese Elena Barra).
PALMIERIGILARDI.jpg (34 KB)
Un frame mandato in onda da Italia 1, con Nina Palmieri e l'immagine di Gilardi

Il medico aveva visitato l'anziano al suo accesso in pronto soccorso – il 27 ottobre 2020 – e, trovandolo “dimesso e trascurato, seppur lucido ed orientato”, l'aveva ritenuto meritevole di ricovero in reparto: secondo quanto riportato nel referto sottoposto alla teste, da lei sottoscritto all'epoca, la degenza sarebbe stata ritenuta necessaria per “staccare” l'anziano da situazioni esterne che gli avevano provato sintomi d'ansia ed aspetti depressivi.
Il 30 ottobre Gilardi sarebbe stato poi dimesso e ricoverato in RSA. Un cambiamento a cui la stessa psichiatra aveva preparato il paziente e che quest'ultimo avrebbe accettato: “non era contrario e come aveva tratto beneficio dall'accudimento e dall'ascolto degli infermieri durante il ricovero in reparto, così si prestava al ricovero in RSA”.
Se l'escussione della dottoressa è durata solo una manciata di minuti, si è invece protratto per tutta la mattinata l'esame di una seconda professionista, il cui cammino professionale ha incrociato il colto professore airunese. È stata infatti chiamata a testimoniare l'avvocato Adriana Lanfranconi, l'amministratrice di sostegno di Gilardi che aveva preceduto nel suo incarico l'avvocato Elena Barra.
Anche lei, come la collega, era finita al centro del polverone mediatico sollevato dalla trasmissione televisiva di Mediaset; inoltre era stata accusata (ed assolta dal Tribunale di Lecco) di peculato, in quanto, quando era amministratore del 90enne, avrebbe ordinato una bicicletta con pedalata assistita del valore di 1200 euro per il facoltoso insegnante in sostituzione del suo vecchio mezzo, di cui aveva subito il furto. Il velocipede in questione sarebbe stato rigirato ad altro acquirente a fronte della corresponsione di 700 euro che, nella ricostruzione della Guardia di Finanza, non sarebbero poi tornati nelle disponibilità dell'airunese. Quest'oggi la testimone, oltre a chiarire la propria vicenda giudiziaria, divenuta oggetto a sua volta di una puntata de “Le Iene”, si è soffermata su diversi aspetti della propria assistenza al professor Gilardi: l'avvocato era stata nominata dal giudice tutelare a gennaio del 2019, dopo un susseguirsi di altre toghe lecchesi, tra cui la sua collega di studio.
“Con Carlo avevo un bellissimo rapporto: mi voleva fraternamente bene perché diceva che io non ero un “rigido esecutore della legge”” ha spiegato l'avvocato Lanfranconi al giudice Gianluca Piantadosi. “Almeno fino a quando non ha iniziato a ricevere pressioni da parte di terzi”.
Il rapporto con l'anziano, infatti, avrebbe iniziato ad incrinarsi quando lei stessa aveva assunto Brahim come badante nei primi mesi del 2020: “è stata la cosa peggiore che potessi fare: da quel momento io non ho più potuto parlare da sola con Carlo. Brahim era sempre presente e il signor Carlo ha perso la fiducia in me”.
Seppure il professor Gilardi, infatti, avesse sempre provato avversione verso gli amministratori di sostegno perché non poteva disporre del proprio denaro a piacimento, si sarebbe sempre fidato dell'avvocato Lanfranconi: “usavo un po' il bastone e un po' la carota: facevo quel che potevo per accontentarlo” ha riferito la teste. “Della pensione lui era sempre stato libero di disporne anche con i miei predecessori, per il resto io andavo a prelevare e gli consegnavo il contante, ma non mi permettevo mai di chiedere cosa ne facesse”. Questo finché non le erano iniziate ad arrivare grosse richieste di donazioni per Brahim, a cui l'amministratore non aveva potuto acconsentire: “nei nostri colloqui ero registrata e minacciata, anche se non ho mai denunciato nulla” ha proseguito l'avvocato, tacciando il programma di Italia1 di aver mandato in onda registrazioni tagliate e manipolate. “Per la bicicletta Carlo mai mi avrebbe denunciato sua sponte”.
Secondo la testimonianza resa oggi in aula, l'avvocato sarebbe stata quasi sollevata di essere rimossa dall'incarico a favore della collega Barra, perché la situazione sarebbe divenuta ingestibile per lei: “Non aveva pace. Lasciato da solo a casa, era continuamente soggetto a pressioni continue che lo facevano stare malissimo. Io cercavo di seguire le sue oscillazioni di umore: un giorno diceva che era arrivato il momento di farsi restituire i soldi dovuti, poi tornava a chiedermene altri”.
Il giudice ha quindi rinviato al mese prossimo per arrivare, dopo tre anni di dibattimento, alla discussione finale fra le parti. In quell'occasione pubblica accusa (oggi rappresentata dal vpo Mattia Mascaro), legali difensori (avvocati Stefano Toniolo, Federico Giusti e Nicolas Pistollato rispettivamente per Nina Palmieri, Carlotta Bizzarri e Brahim El Mazoury) e l'avvocato di parte civile Elena Ammannato per la collega Barra, potranno tirare le fila dell'istruttoria e avanzare le proprie conclusioni.
F.F.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.