In viaggio a tempo indeterminato/375: Hampi, museo a cielo aperto, tra il pattume
Appena arrivati ci siamo sentiti come sul set di un film.
Non uno di quelli di Bollywood con le danze che partono inaspettatamente e la gente che applaude alle gesta eroiche del belloccio di turno.
Intendo più un film alla Indiana Jones, con esploratori e tranelli da evitare. Le rovine del tempio, le rocce giganti che sembrano cadute da un altro pianeta e il fiume che scorre tranquillo.
Sbarcati dall'autobus nella "Città della vittoria" siamo stati avvolti da quell'atmosfera intrisa di storia e polvere, tipica dei luoghi che hanno un passato glorioso.
Hampi, tutti lo conoscono così, è un villaggio indiano all'interno dell'antico regno di Vijayanagar che tra il 1300 e il 1500 governava nella maggior parte del sud dell'India.
Alla stazione degli autobus ad attenderci qualche mucca pacifica e parecchie scimmie disinteressate.
Ma anche un gentile signore che appena scesi dallo sgangherato bus ci si è avvicinato come se dovesse rivelarci il segreto di Hampi.
"Cercate una stanza?" ci chiede.
Io tergiverso come al solito, Paolo invece gli dà retta. E la cosa inizialmente mi stupisce parecchio perché generalmente evitiamo di dare corda a chi ci propone hotel o passaggi.
Ma stavolta Paolo è convinto.
"Mi sembra simpatico questo signore e poi gli ho detto il nostro budget e mi ha risposto che ha una capanna che fa al caso nostro".
Lo seguiamo nell'unica via di Hampi, tra i negozi che vendono souvenir e i ristoranti con il menù scritto in inglese.
È un luogo molto turistico qui in India ma sono le due di pomeriggio e il caldo scoraggia molti dall'uscire dalla stanza.
Una svolta in una vietta a fondo chiuso ed ecco che arriviamo alla nostra capanna che è a tutti gli effetti...una capanna.
Pareti realizzate con foglie di palma, e un separè tra camera e bagno. Per 7 euro non è niente male ma ci accorgiamo subito che il piccolo difettuccio sarà la mancanza totale di insonorizzazione. In pratica sarà come dormire in una tenda. E tra cani che abbaiano, scimmie che corrono e umani operosi la mattina molto presto, ci sarà da divertirsi.

Dopo la notte in treno, ci prendiamo qualche ora per rimetterci in sesto e capire dove siamo. Nella capanna c'è persino la doccia calda, un lusso a cui è bello abbandonarsi nonostante i 30 gradi.
La voglia di esplorare però vince sulla stanchezza e così usciamo giusto in tempo per vedere il sole tramontare dietro le rovine di un luogo che sembra incredibile.
Hampi è il più grande museo a cielo aperto dell'Asia e nel periodo d'oro la sua bellezza era paragonabile a quella della Roma imperiale.
Oggi restano centinaia di templi, palazzi, edifici da apprezzare. Alcuni sono ormai rovine, altri invece sono perfettamente conservati e permettono di capire come doveva essere vivere in una città indiana nel XV secolo.
Mi sento dentro la storia tra quella sabbia dorata e gli antichi pozzi con le scale simmetriche.
Paolo sale su un monumento, il più alto dell'antico regno. "Più pizza per tutti" urla aprendo le braccia quasi stesse pronunciando un editto.
Da lassù la vista toglie il fiato, si vede il fiume che attraversa la vallata e quelle enormi rocce che sembrano essere state messe lì da un bambino che cercava di costruire un castello.
Ma dall'alto si vede anche l'altra faccia di quel luogo magico.

Tra le meraviglie, l'orrore.
Il passato glorioso accanto all'immondizia del presente.
Qua e là, spazzatura sparsa come fossero coriandoli rimasti dopo carnevale.
La zona patrimonio dell'Unesco è ben tenuta e i guardiani controllano che tutti usino i cestini, oltre a fischiare vigorosamente chiunque provi a fare piroette per un video su tiktok.
Ma appena fuori, dove le scimmie sembrano essere le padrone, ecco che tutto cambia.
L'India ha un problema serio con l'inquinamento, è inutile nascondere questa verità sotto la sabbia. Solo recentemente sta sviluppando una coscienza in tal senso e questa è la prima volta negli ultimi 8 anni che vediamo addirittura i camion dell'immondizia che passano casa per casa.
È un minuscolo passo avanti ma è pur sempre qualcosa, soprattutto se pensiamo che questo è il Paese più popoloso del mondo.
Oltre all'immondizia prodotta dal miliardo e quattro di abitanti, l'India importa anche rifiuti da Paesi esteri. Tra questi ci sono anche i Paesi Europei.
Quindi, quando guardiamo l'India e la additiamo perché sporca e inquinata, pensiamo che lì in mezzo, tra quelli che sembrano coriandoli, potrebbe esserci anche la nostra di immondizia.
Meraviglia e orrore.
Luci e ombre.
Amore e odio.
Anche in un luogo da film come Hampi, l'India riconferma la sua incredibile e affascinante contraddizione.
Non uno di quelli di Bollywood con le danze che partono inaspettatamente e la gente che applaude alle gesta eroiche del belloccio di turno.
Intendo più un film alla Indiana Jones, con esploratori e tranelli da evitare. Le rovine del tempio, le rocce giganti che sembrano cadute da un altro pianeta e il fiume che scorre tranquillo.
Sbarcati dall'autobus nella "Città della vittoria" siamo stati avvolti da quell'atmosfera intrisa di storia e polvere, tipica dei luoghi che hanno un passato glorioso.
Hampi, tutti lo conoscono così, è un villaggio indiano all'interno dell'antico regno di Vijayanagar che tra il 1300 e il 1500 governava nella maggior parte del sud dell'India.
Alla stazione degli autobus ad attenderci qualche mucca pacifica e parecchie scimmie disinteressate.
Ma anche un gentile signore che appena scesi dallo sgangherato bus ci si è avvicinato come se dovesse rivelarci il segreto di Hampi.
"Cercate una stanza?" ci chiede.
Io tergiverso come al solito, Paolo invece gli dà retta. E la cosa inizialmente mi stupisce parecchio perché generalmente evitiamo di dare corda a chi ci propone hotel o passaggi.
Ma stavolta Paolo è convinto.
"Mi sembra simpatico questo signore e poi gli ho detto il nostro budget e mi ha risposto che ha una capanna che fa al caso nostro".
Lo seguiamo nell'unica via di Hampi, tra i negozi che vendono souvenir e i ristoranti con il menù scritto in inglese.
È un luogo molto turistico qui in India ma sono le due di pomeriggio e il caldo scoraggia molti dall'uscire dalla stanza.
Una svolta in una vietta a fondo chiuso ed ecco che arriviamo alla nostra capanna che è a tutti gli effetti...una capanna.
Pareti realizzate con foglie di palma, e un separè tra camera e bagno. Per 7 euro non è niente male ma ci accorgiamo subito che il piccolo difettuccio sarà la mancanza totale di insonorizzazione. In pratica sarà come dormire in una tenda. E tra cani che abbaiano, scimmie che corrono e umani operosi la mattina molto presto, ci sarà da divertirsi.

Dopo la notte in treno, ci prendiamo qualche ora per rimetterci in sesto e capire dove siamo. Nella capanna c'è persino la doccia calda, un lusso a cui è bello abbandonarsi nonostante i 30 gradi.
La voglia di esplorare però vince sulla stanchezza e così usciamo giusto in tempo per vedere il sole tramontare dietro le rovine di un luogo che sembra incredibile.
Hampi è il più grande museo a cielo aperto dell'Asia e nel periodo d'oro la sua bellezza era paragonabile a quella della Roma imperiale.
Oggi restano centinaia di templi, palazzi, edifici da apprezzare. Alcuni sono ormai rovine, altri invece sono perfettamente conservati e permettono di capire come doveva essere vivere in una città indiana nel XV secolo.
Mi sento dentro la storia tra quella sabbia dorata e gli antichi pozzi con le scale simmetriche.
Paolo sale su un monumento, il più alto dell'antico regno. "Più pizza per tutti" urla aprendo le braccia quasi stesse pronunciando un editto.
Da lassù la vista toglie il fiato, si vede il fiume che attraversa la vallata e quelle enormi rocce che sembrano essere state messe lì da un bambino che cercava di costruire un castello.
Ma dall'alto si vede anche l'altra faccia di quel luogo magico.

Tra le meraviglie, l'orrore.
Il passato glorioso accanto all'immondizia del presente.
Qua e là, spazzatura sparsa come fossero coriandoli rimasti dopo carnevale.
La zona patrimonio dell'Unesco è ben tenuta e i guardiani controllano che tutti usino i cestini, oltre a fischiare vigorosamente chiunque provi a fare piroette per un video su tiktok.
Ma appena fuori, dove le scimmie sembrano essere le padrone, ecco che tutto cambia.
L'India ha un problema serio con l'inquinamento, è inutile nascondere questa verità sotto la sabbia. Solo recentemente sta sviluppando una coscienza in tal senso e questa è la prima volta negli ultimi 8 anni che vediamo addirittura i camion dell'immondizia che passano casa per casa.
È un minuscolo passo avanti ma è pur sempre qualcosa, soprattutto se pensiamo che questo è il Paese più popoloso del mondo.
Oltre all'immondizia prodotta dal miliardo e quattro di abitanti, l'India importa anche rifiuti da Paesi esteri. Tra questi ci sono anche i Paesi Europei.
Quindi, quando guardiamo l'India e la additiamo perché sporca e inquinata, pensiamo che lì in mezzo, tra quelli che sembrano coriandoli, potrebbe esserci anche la nostra di immondizia.
Meraviglia e orrore.
Luci e ombre.
Amore e odio.
Anche in un luogo da film come Hampi, l'India riconferma la sua incredibile e affascinante contraddizione.
Angela (e Paolo)