Premana: incontro sulla sanità, tra problematiche (sovra) regionali e questioni locali. Focus sulle RSA

Ha registrato un’ampia partecipazione l’incontro promosso dall’amministrazione comunale premanese dal titolo “Migliorare la sanità lombarda. La nostra sfida per più medici di famiglia e più servizi territoriali”, tenutosi ieri sera presso il Cineteatro parrocchiale di San Rocco, a Premana, e che ha visto la presenza del consigliere regionale Gian Mario Fragomeli. D’altronde, la materia è al centro del dibattito anche dalle parti del Pirellone (e di Palazzo Chigi): liste d’attesa per l’accesso alle prestazioni sanitarie, disponibilità di medici di base sul territorio e futuro delle Rsa sono alcuni tra i temi più caldi ai quali le amministrazioni a tutti i livelli stanno lavorando (e urge accelerare i tempi) per trovare delle soluzioni.
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Gian Mario Fragomeli, Elide Codega, Luca Rossi e Giovanni Bellati

Il sindaco Elide Codega ha introdotto la serata, mostrandosi soddisfatta per la buona risposta di pubblico e mettendo fin da subito sul tavolo i principali temi dell’incontro. Ossia, le problematiche in ambito sanitario, tanto a livello delle criticità riscontate in un territorio periferico come quello premanese, quanto in termini di questioni di respiro regionale e nazionale (ma con riflessi inevitabilmente locali). Tra i vari punti: carenza di medici di base e, soprattutto, tema della presenza degli stessi sul territorio; mancanza cronica di personale medico e sanitario; necessità di riflettere sulle prospettive di case di comunità (al momento la Valsassina è servita da quella di Introbio, che “funziona, anche se mancano ancora diverse figure”) e ospedali di comunità (sempre a Introbio, la sua costruzione è ferma da qualche tempo); crescita della popolazione anziana, conseguente aumento della domanda di servizi assistenziali e necessità di adeguare metodi gestionali e competenze delle Rsa; “fallimento” del servizio di trasporto pubblico verso Introbio per visite ed esami, dato che “un anziano impiega una mattinata intera per poter fare un prelievo di sangue” e che “parliamo di un servizio di trasporto, non certo di accompagnamento e di assistenza nei confronti dei più fragili”. L’invito del primo cittadino del “paese delle lame” è stato poi quello di intervenire per mettere sul piatto le criticità esistenti, “in modo che il qui presente consigliere regionale Fragomeli possa portarle sui tavoli decisionali di Regione”.
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Sul tema Rsa, è intervenuto Giovanni Bellati, presidente del Cda di “Casa Madonna della Neve” (la residenza per anziani di Premana), il quale già qualche settimana fa aveva pubblicato una lettera rivolta ai concittadini per metterli al corrente del “periodo difficile” che l’ente sta attraversando, delle problematiche cui si sta cercando di far fronte e delle prospettive ritenute più auspicabili dallo stesso Bellati e dai consiglieri per il futuro della struttura. In occasione dell’incontro di ieri sera, il presidente ha voluto riprendere lo stesso tema, mettendo al centro della sua riflessione la necessità di un adeguamento dei metodi gestionali di Casa Madonna delle Neve per far fronte alle pressanti esigenze di professionalizzazione (in ambito sanitario, ma anche amministrativo e legale) che le Rsa “di oggi” richiedono. Nel concreto, Bellati ha spiegato che “il volontariato non può più far fronte alle nuove sfide che ci vengono poste” e che “il piccolo è bello finché è possibile, ma nel nuovo panorama che si sta delineando, il piccolo è solamente sinonimo di rischio”. Da questa considerazione, la conseguente necessità di “trovare un ente, magari “non enorme” ma ben strutturato, al quale affiancarsi e che ci permetta di accedere alle risorse necessarie a mantenere quelle professionalità che una realtà come quella attuale non può più sostenere, ma che sono fondamentali per rispondere ai bisogni dei nostri anziani e per garantire la sopravvivenza dell’ente”. Il presidente ha infine sottolineato che, da una parte “per come si sono messe le cose, io e il Cda che rappresento non andiamo più avanti, e siamo pronti a cedere il testimone ad altri premanesi che vogliano prendere in mano la situazione”; dall’altra, “se il nostro obiettivo, come mi auspico, è quello di far sì che il servizio rimanga, allora credo che il passo fondamentale sia quello di muoversi verso un modello gestionale che non dipenda dalle persone del momento, perché le persone cambiano, mentre le strutture amministrative restano”.
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Riprendendo la parola, il sindaco Codega ha dapprima ringraziato Bellati per il lavoro svolto fino a questo momento, dichiarando poi di condividere l’obsolescenza dell’attuale metodo gestionale di Casa Madonna della Neve, ma assicurando al contempo che “l’Rsa di Premana sta funzionando e continuerà a farlo, anche se magari cambierà facciata”. Il primo cittadino ha inoltre messo sul tavolo l’esigenza di identificare quali edifici pubblici (comunali o di proprietà di associazioni) in paese potrebbero ospitare i servizi alla persona “da zero a cento anni”.
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Sul tema, ieri sera a Premana è intervenuto anche Luca Rossi, direttore della casa di riposo “La Madonnina” di Vendrogno, che ha spiegato come tutte le Rsa dei territori periferici lamentino sostanzialmente le stesse problematiche (reclutamento del personale, costi, esigenze di professionalizzazione amministrativa, …), esortando gli stessi enti a portare delle soluzioni, perché “le proposte alla politica dobbiamo farle noi”. Da questo punto di vista, Rossi si è detto contrario ai “grandi gruppi”, dove “sei solo un numero”, ribadendo viceversa che “la differenza la deve fare il territorio”. In questo senso, “voi premanesi siete bravi a fare squadra, perciò dovete rimboccarvi le maniche e dare una mano, perché la risposta deve arrivare dalla comunità”. Nel concreto, Rossi ha confermato l’idea che “in termini di gestione dell’ente, il passaggio deve passare dal volontariato a figure specializzate e professionali”, prima di ricordare in chiusura alcune delle opportunità esistenti in termini di assistenza ad anziani e malati, tra le quali la “Rsa aperta”, servizio che segue la tendenza di Regione a puntare sulla domiciliarità.
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Precedendo l’intervento di Fragomeli, il presidente della Croce Rossa di Premana Sem Rusconi è intervenuto brevemente per ricordare la vasta gamma di attività che l’ente svolge al di là del servizio di emergenza 118: dalla Protezione civile, alla presenza sulle piste da sci e in ambiente acquatico, fino – a proposito del tema della serata – a livello di servizi di trasporto disabili e trasporto dialisi. “Nel giro di meno di quindici anni, come Croce Rossa di Premana siamo passati da due ambulanze e due auto a tre ambulanze e cinque auto” ha spiegato Rusconi, a conferma dell’importanza di un servizio come quello svolto dai volontari di Cri, nella vastità delle funzioni che riescono ad assolvere.
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Palla, a questo punto, al consigliere regionale Gian Mario Fragomeli, che in apertura ha voluto sottolineare quanto sia fondamentale che la politica regionale si interfacci da vicino con l’ambito locale, per comprendere le problematiche anche “piccole o banali, ma sempre importanti e mai da sottovalutare”, oltre che per verificare nel concreto l’efficacia delle risposte messe in campo, superando dunque “una valutazione che guarda solo numeri e percentuali”. Il primo tema affrontato dal consigliere è stato quello delle liste di attesa, a proposito della quali i numeri parlano di un aumento delle prescrizioni mediche di 3 milioni dal 2023 al 2024 (da 33 a 36 milioni circa), a fronte di soli 20 milioni di erogazioni (precisamente, 20,5 milioni nel 2023 e 20,3 milioni nel 2024, con una diminuzione dell’1% circa). Una semplice sottrazione permette di constatare che lo scorso anno ben 16 milioni di lombardi hanno trovato difficoltà insormontabili nell’accesso alla sanità pubblica (o privato accreditato), con conseguente “ripiegamento” sul privato o, peggio, con la rinuncia a curarsi. Sul tema, Fragomeli ha parlato di come sia fondamentale che il CUP (Centro Unico di Prenotazione) a livello regionale entri in funzione per permettere di “capire i bisogni e organizzare i servizi in ogni provincia lombarda”.
Il secondo aspetto trattato dal consigliere regionale è stato quello della carenza di camici bianchi e di infermieri. Per i primi, si parla sia di un problema di personale a livello di medici d’urgenza (pronto soccorso) legato al calo delle iscrizioni in questa specializzazione (dovuto, a sua volta, a fattori economici: nel concreto, l’impossibilità di svolgere la libera professione); sia della “fuga degli specialisti” verso le cliniche private; sia, infine, della carenza di medici di base, soprattutto in termini di presenza nelle aree più periferiche. Su questo ultimo punto, Fragomeli ha spiegato che “nel giro di un paio di anni, il problema sarà in netto miglioramento, e si andranno a coprire tutti i buchi”. A proposito del personale infermieristico, la questione è annosa e riguarda il mancato adeguamento di stipendi e carriere (anche a fronte del sempre crescente investimento educativo – in parole povere, la necessità di avere una laurea).
La serata si è conclusa con uno spazio dedicato al dibattito, durante il quale in diversi sono intervenuti per mettere sul tavolo problemi e questioni del quotidiano, quando si tratta di dover prenotare una visita, assistere i propri anziani. Problemi e questioni che necessitano di trovare una soluzione. E al più presto.

A.Te.
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