Lecco: mostra Arturo Vermi, un “Diario” della felicità

Nel Palazzo delle Paure a Lecco  si tiene  una mostra interessante di Arturo Vermi (15 marzo – 8 giugno 2025). La sensazione che si prova è di sottotono. Fuori dal Palazzo, appese alle finestre, dei piccoli manifesti riproducono una tela poco attraente. Al primo piano, una bella foto in bianco e nero, a mezzo busto dell’artista, ti accoglie. Lo sguardo perso, con la camicia con il colletto alzato, sollecita curiosità. 
vermimostra1.jpg (24 KB)
Arturo Vermi, nato a Bergamo, il 26 marzo 1928, si trasferisce a Milano e lavora come operaio alla Pirelli. È proprio nel Centro Culturale Pirelli che si forma, studia, incontra artisti. Nel 1956 tiene la sua prima mostra proprio presso il Centro Culturale Pirelli.
Muore nel 1988 a Paderno d’Adda, lontano dalla città da bere. 
Nel 1974, si trasferisce in Brianza, a Verderio poi, nel 1985, a Paderno d’Adda. La Brianza è il luogo del distacco indispensabile per l’artista per ascoltare il suono dell’infinito, che egli esprime con l’opera Om su una tela. La Brianza è sempre stata terra di artisti, è un luogo che nasconde angoli misteriosi di silenzio, fungendo da cesura dalla metropoli.
Nella prima sala, le prime due tele figurative – di carattere espressionista - sono angoscianti, come le tenebrose tre opere  ‘informali’. La dimensione cambia, quando la tela bianca diventa uno spazio libero, aperto con dei segni leggeri (Diari) che simbolizzano una forma cosmica di scrittura. I segni si ripetono con ossessione, lo spazio è al centro della riflessione, è contaminato dal grafismo che impatta con  il concetto di infinito.
vermimostra2.jpg (12 KB)
Il figurato scompare, la materia è lo spazio, il segno diventa concettuale. L’amicizia, nel 1967 con Lucio Fontana, è uno stimolo fondante per continuare la sua ricerca sulla bidimensionalità dello spazio. 
Superato il grafismo ossessivo della verticalità, che occupa e lo spazio, si libera e si apre alla dimensione simbolica con forme geometriche. 
Nella terza sala, sulla destra, appena entrati, ci sono delle tele con uno sfondo monocromatico rotto da una longilinea rosa tracciata con un sottile segno stilizzato che richiamo alla natura. 
Sempre nella stessa sala, sulla parete di sinistra, lo spazio lascia il posto alla poesia: “Ognuno sta solo sul cuore della terra, trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera” (Ed è subito sera, Salvatore Quasimodo).
vermimostra3.jpg (11 KB) 
Lo sfondo nero (spazio), il semicerchio (luna), il quadrato (sole) spalancano e rompono la biodimensione. Negli anni settanta, in un clima abbastanza turbolento a livello sociale e con squarci ombrosi, Arturo Vermi, scrive il Manifesto del Disimpegno. 
Milano19/11/76
Dichiaro iniziata l’era del disimpegno; Poiché oggi sono diverso da ieri, devo negare o modificare ciò che ho affermato ieri.
Senza questa libertà, non c’è evoluzione,  progresso, scienza, felicità. Quindi basta immagini con: Il padre, la madre, i figli, la patria, il dogma, gli ideali, la parola data, ecc…ecc… facciamo soltanto ciò che ci fa felici! Arturo Vermi 
È un momento importante per la sua dimensione esistenziale, è critico nei confronti della concezione mercantilistica dell’arte e non solo.
Nelle altre due sale si trovano delle strutture tridimensionali: Frammenti, Sequoie, Piattaforme. L’oro compare  come sfondo monocromatico. È la tridimensionalità dello spazio. L’artista si confronta con la dimensione dello spazio-tempo dell’infinito.
vermimostra4.jpg (28 KB)
Nell’ultima sala, la dimensione monocromatica dell’azzurro chiaro tagliato con forme geometriche  dà respiro e interroga l’infinito. L’azzurro è il simbolo della felicità, della leggerezza e della calma.  
Dr. Enrico Magni
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.