In viaggio a tempo indeterminato/372: il destino ci ha portato dal figlio di Shiva

Il Signore degli Esseri e la Dea dell’Alba ebbero un figlio, ma decisero di non dargli un nome.
Il bambino pianse a lungo e pregò il padre di dargli un nome anche corto, anche simbolico.
Gli fu concesso "Rudra" dalla parola "rud" che significa piangere o ululare.
Che fantasia il padre!
Rudra però scoprì ben presto di avere degli enormi poteri come dio quindi in molti iniziarono a tradurre il suo nome con "urlatore" o, ironicamente, "Shiva" che significa "gentile".
Ed è così che nacque lui, il supereroe di tutte le divinità induiste. Shiva, il distruttore appunto.
Sposato con Parvati, si mostra verso di lei come il marito ideale, generoso e rispettoso.
Certo stacca la testa al figlio e gliene mette una di elefante, ma queste son quisquilie.
La coppia divina, insieme ai figli, Ganesh quello con la testa di elefante e Muruga a sei teste, risiede sul monte Kailasa nell’Himalaya.

Lo so, sembra una via di mezzo tra la trama di un cartone giapponese e una soap opera sudamericana. E invece è la storia di una delle tre divinità più importanti dell'induismo.
Insieme a Brahama e Vishnu, Shiva infatti compone la trimurti indù.
Posso sbilanciarmi?
Questa è la religione più allegra che io abbia mai conosciuto.
Le divinità vivono vite che sembrano quelle degli uomini ma hanno dei super poteri. Combattono contro i demoni, si appartano con le mogli, viaggiano, fanno figli.
E poi ci sono le loro reincarnazioni che sono decine e decine, con altrettante storie e aneddoti interessanti.
Aggiungiamoci anche che nel 2025 con l'intelligenza artificiale si possono creare delle immaginine degli dei in stile manga giapponese ed ecco che il premio "religione più colorata", l'induismo lo vince facile.
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C'è un fatto ricorrente che abbiamo notato.
Ogni volta che torniamo in India scopriamo una nuova divinità.
In genere la scoperta avviene per caso, quasi senza accorgercene.
Qualcuno direbbe che è lei a scegliere noi e non viceversa.
Non so se sia realmente così, ma quello che è certo è che questa volta il destino ci ha condotti da Murugan, il figlio secondogenito di Shiva e Parvati.
Murugan, chiamato anche Karthikeya, è il dio della guerra, ma non quella per cui serve un esorbitantemente costoso riarmo europeo.
La guerra intesa come la lotta interiore contro quelle che sono considerate le forze del male. Murugan in pratica è il simbolo della crescita spirituale e intellettuale.
Nelle nostre passate avventure indiane non ci eravamo mai imbattuti in un tempio dedicato a lui.
Non so davvero come sia stato possibile, dato che qui nel sud dell'India viene venerato moltissimo.
Stavolta, invece, nel giro di una settimana ci siamo trovati a visitare ben 3 templi in suo onore, due dei quali costruiti sulla cima di una montagna.

La storia di Murugan ha dei colpi di scena decisamente vietati ad un pubblico di minori.
Qui ci vorrebbe una bel jingle in stile "Beautiful" la telenovela.
Gli dei erano preoccupati per la minaccia del demone Taraka. Agni, il dio del fuoco, venne incaricato di avvisare Shiva del pericolo.
In quel momento però Shiva era in altre faccende affaccendato.
Sì esatto, quelle faccende! Si era appartato con la moglie Parvati per adempiere ai loro doveri coniugali.
Nessun problema però per Shiva che già che c'era decise di emettere il suo seme su Agni (sì, si parla proprio di quel seme...).
Agni però, non fu in grado di sostenerlo e lo affidò quindi alle sei Kṛittikā sulla riva del fiume Gange. Le sei madri, in comunione, diedero alla luce Murugan che proprio per questo motivo viene spesso rappresentato con 6 teste e 12 braccia.
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"La religione è l'oppio del popolo" diceva Marx.
Con questa frase lui intendeva dire che le persone ricorrerebbero alla religione per crearsi una condizione artificiale che li aiuterebbe a sopportare la difficile situazione materiale che vivono.
Che detta così, nel 2025, mi sembra anche una spiegazione perfetta dei social media.
Non credo sia il caso di entrare in questioni teologiche o filosofiche.
Quello che però mi piace pensare è che se dopo sei volte che veniamo in India, solo ora abbiamo fatto la conoscenza di Murugan è perché dovevamo imparare qualcosa.
Ma cosa?
Questo devo ancora capirlo.
Nel frattempo, però, credo di aver trovato in una delle massime attribuite a questa divinità, la chiave perfetta per affrontare non solo un viaggio in India, ma tutta la vita in generale.
"Concentrati sul gradino davanti a te, non sull'intera scalinata".
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