Lecco: Vermi e Ligabue per le 'grandi mostre 2025'
Prima Arturo Vermi, artista del segno e precursore del minimalismo, già da venerdì prossimo, 14 marzo. Poi, nel corso dell’estate, Antonio Ligabue e tutto un mondo di “contorno”, quello dei cosiddetti outsiders, dei non allineati. Sono le due “grandi mostre” di quest’anno del cartellone dei musei civici per il Palazzo delle paure, mostre alle quali si aggiungerà naturalmente l’appuntamento con il “Capolavoro per Lecco” proposto dalla comunità pastorale “Madonna del Rosario”.

Il programma è stato presentato oggi, 11 marzo, nel corso di una conferenza stampa tenutasi a Palazzo delle paure con l’intervento dell’assessore alla cultura Simona Piazza, della conservatrice onoraria dei musei Barbara Cattaneo, dalla dirigente del settore cultura Giuseppina Di Gangi, della curatrice Simona Bartolena e del direttore della società Vidi, alla quale il Comune appalta l’organizzazione delle mostre, Fabio Sanvito.
Come si vede, due conferme: quella della curatrice Bartolena e quella della società Vidi che ha nuovamente vinto l’appalto per organizzare le mostre per quattro anni, dal 2025 al 2028. La necessità di indire il nuovo bando di gara è stato il motivo per cui, quando nel novembre vi era stata la tradizionale presentazione del calendario delle mostre per il 2025 non si era fatto cenno alle “grandi mostre”, tanto che qualcuno vi aveva letto la fine di un ciclo. E nel suo intervento di oggi, l’assessore Piazza ha avuto un guizzo polemico contro «chi aveva detto che a Lecco non sarebbero più state organizzate grandi mostre: questa è la risposta».

La presentazione è anche servita, oltre che per sottolineare il rinnovato accordo con Vidi, anche per annunciare una serie di interventi per rinnovare il percorso delle mostre e gli spazi espositivi: «Ci siamo accorti che le segnalazioni non erano funzionali, dopo dodici anni era necessario un restyling»
E’ stata quindi approntata un nuova grafica e scelto l’azzurro quale colore simbolo che accomunerà sia il Palazzo delle paure che la Torre viscontea: è stato rinnovato il sistema di illuminazione dei quadri, installati nuovi umidificatori e deumidificatori. Inoltre sarà adottato un biglietto integrato tra mostre temporanee e collezioni permanenti. La società Vidi, inoltre, si occuperà anche delle iniziative didattiche. Nel frattempo è stata anche restaurata la “Lucia” scolpita da Francesco Confalonieri che ha trovato posto nella sala dei ritratti della Galleria di arte moderna e contemporanea. Altri interventi sono stati effettuati alla Torre Viscontea dove la sala al piano terra diventerà un’area di incontro per la presentazione delle mostre, e a Palazzo Belgioioso con il restauro di alcuni reperti, mentre la Villa Manzoni, come si sa, è chiusa per i lavori di ristrutturazione.

«Abbiamo sviluppato un progetto rinnovato di promozione dei nostri poli musali – ha detto l’assessore Piazza - anche con un allestimento rinnovato nella grafica. Abbiamo lavorato per ospitare una programmazione culturale sempre più al passo con i tempi».

Sanvito ha quindi presentato la filosofia che accompagnerà i prossimi anni, dopo il quadriennio passato in cui ci si è concentrati su una sorta di percorso didattico andando a coprire l’arte dalla fine dell’Ottocento alle avanguardie della seconda metà del Novecento. L’idea ora è di promuovere due mostre: una prima di più breve durata dedicata a un artista già affermato anche se non di una celebrità assoluta e che in qualche modo abbia avuto legami con il territorio lecchese. La seconda mostra, aperta più a lungo, vuole invece avere un respiro internazionale.
Questo orientamento, come detto, quest’anno risponde al nome da una parte di Arturo Vermi (1928-1988) e dall’altro di Antonio Ligabue (1899-1965), in questi ultimi anni – va detto – oggetto in Italia di più di una mostra.

E’ stata Simona Bartolena a entrare nel merito delle scelte artistiche. A cominciare dall’antologica di Antonio Vermi che sarà inaugurata venerdì alle 18,30.
«L’idea – ha detto Bartolena – è appunto quella di presentare un artista di rilevanza internazionale ma in qualche modo legato al territorio di Lecco. Vermi pur lavorando a Milano, aveva scelto di vivere nella Brianza lecchese, prima a Verderio e poi a Paderno d’Adda. E la sua presenza ha condizionato molta pittura degli artisti di quella zona, ma al di là dei confini locali è stato uno dei grandi interpreti dell’arte italiana tra anni Sessanta e Novanta. E’ stato prima un “artista del segno” e poi un precursore del minimalismo. Ha un’indole gioiosa che in questo periodo non può che far bene. Diceva che essere felici non è un diritto, ma un dovere. E aveva spinto questa sua riflessione fino ad arrivare a stendere un Manifesto del disimpegno che in effetti può avere dei risvolti un po’ egoistici. Si tratta di uno di quegli artisti noti anche se non notissimi e forse più conosciuto all’estero che da noi. La mostra parte dalla sua prima produzione figurativa e arriva, toccando i vari periodi, fino alla fase finale quando c’è stato un ritorno al figurativo. Non si tratta di una mostra semplice, ma potrà conquistare il pubblico».
In quanto a Ligabue, la curatrice ha ammesso che si tratta di un artista negli ultimi tempi un po’ inflazionato. «E per renderlo un po’ meno uniforme ad altre mostre – ha aggiunto Bartolena – abbiamo voluto allargare lo sguardo da Ligabue ai cosiddetti artisti outsider che hanno vissuto e lavorato ai margini del sistema e magari hanno attraverso situazioni manicomiali nel vero senso della parola. Come Filippo De Pisis che in manicomio è morto, dopo essere stato ricoverato solo perché era un diverso e non certo matto. O come Carlo Zinelli che, invece, in manicomio ha cominciato a dipingere. Tutti caratterizzati da un’evoluzione artistica al di fuori estranea alle accademie».
Il programma è stato presentato oggi, 11 marzo, nel corso di una conferenza stampa tenutasi a Palazzo delle paure con l’intervento dell’assessore alla cultura Simona Piazza, della conservatrice onoraria dei musei Barbara Cattaneo, dalla dirigente del settore cultura Giuseppina Di Gangi, della curatrice Simona Bartolena e del direttore della società Vidi, alla quale il Comune appalta l’organizzazione delle mostre, Fabio Sanvito.
Come si vede, due conferme: quella della curatrice Bartolena e quella della società Vidi che ha nuovamente vinto l’appalto per organizzare le mostre per quattro anni, dal 2025 al 2028. La necessità di indire il nuovo bando di gara è stato il motivo per cui, quando nel novembre vi era stata la tradizionale presentazione del calendario delle mostre per il 2025 non si era fatto cenno alle “grandi mostre”, tanto che qualcuno vi aveva letto la fine di un ciclo. E nel suo intervento di oggi, l’assessore Piazza ha avuto un guizzo polemico contro «chi aveva detto che a Lecco non sarebbero più state organizzate grandi mostre: questa è la risposta».
La presentazione è anche servita, oltre che per sottolineare il rinnovato accordo con Vidi, anche per annunciare una serie di interventi per rinnovare il percorso delle mostre e gli spazi espositivi: «Ci siamo accorti che le segnalazioni non erano funzionali, dopo dodici anni era necessario un restyling»
E’ stata quindi approntata un nuova grafica e scelto l’azzurro quale colore simbolo che accomunerà sia il Palazzo delle paure che la Torre viscontea: è stato rinnovato il sistema di illuminazione dei quadri, installati nuovi umidificatori e deumidificatori. Inoltre sarà adottato un biglietto integrato tra mostre temporanee e collezioni permanenti. La società Vidi, inoltre, si occuperà anche delle iniziative didattiche. Nel frattempo è stata anche restaurata la “Lucia” scolpita da Francesco Confalonieri che ha trovato posto nella sala dei ritratti della Galleria di arte moderna e contemporanea. Altri interventi sono stati effettuati alla Torre Viscontea dove la sala al piano terra diventerà un’area di incontro per la presentazione delle mostre, e a Palazzo Belgioioso con il restauro di alcuni reperti, mentre la Villa Manzoni, come si sa, è chiusa per i lavori di ristrutturazione.
«Abbiamo sviluppato un progetto rinnovato di promozione dei nostri poli musali – ha detto l’assessore Piazza - anche con un allestimento rinnovato nella grafica. Abbiamo lavorato per ospitare una programmazione culturale sempre più al passo con i tempi».
Sanvito ha quindi presentato la filosofia che accompagnerà i prossimi anni, dopo il quadriennio passato in cui ci si è concentrati su una sorta di percorso didattico andando a coprire l’arte dalla fine dell’Ottocento alle avanguardie della seconda metà del Novecento. L’idea ora è di promuovere due mostre: una prima di più breve durata dedicata a un artista già affermato anche se non di una celebrità assoluta e che in qualche modo abbia avuto legami con il territorio lecchese. La seconda mostra, aperta più a lungo, vuole invece avere un respiro internazionale.
Questo orientamento, come detto, quest’anno risponde al nome da una parte di Arturo Vermi (1928-1988) e dall’altro di Antonio Ligabue (1899-1965), in questi ultimi anni – va detto – oggetto in Italia di più di una mostra.
E’ stata Simona Bartolena a entrare nel merito delle scelte artistiche. A cominciare dall’antologica di Antonio Vermi che sarà inaugurata venerdì alle 18,30.
Vermi con il figlio
«L’idea – ha detto Bartolena – è appunto quella di presentare un artista di rilevanza internazionale ma in qualche modo legato al territorio di Lecco. Vermi pur lavorando a Milano, aveva scelto di vivere nella Brianza lecchese, prima a Verderio e poi a Paderno d’Adda. E la sua presenza ha condizionato molta pittura degli artisti di quella zona, ma al di là dei confini locali è stato uno dei grandi interpreti dell’arte italiana tra anni Sessanta e Novanta. E’ stato prima un “artista del segno” e poi un precursore del minimalismo. Ha un’indole gioiosa che in questo periodo non può che far bene. Diceva che essere felici non è un diritto, ma un dovere. E aveva spinto questa sua riflessione fino ad arrivare a stendere un Manifesto del disimpegno che in effetti può avere dei risvolti un po’ egoistici. Si tratta di uno di quegli artisti noti anche se non notissimi e forse più conosciuto all’estero che da noi. La mostra parte dalla sua prima produzione figurativa e arriva, toccando i vari periodi, fino alla fase finale quando c’è stato un ritorno al figurativo. Non si tratta di una mostra semplice, ma potrà conquistare il pubblico».

Eclisse di Vermi
In quanto a Ligabue, la curatrice ha ammesso che si tratta di un artista negli ultimi tempi un po’ inflazionato. «E per renderlo un po’ meno uniforme ad altre mostre – ha aggiunto Bartolena – abbiamo voluto allargare lo sguardo da Ligabue ai cosiddetti artisti outsider che hanno vissuto e lavorato ai margini del sistema e magari hanno attraverso situazioni manicomiali nel vero senso della parola. Come Filippo De Pisis che in manicomio è morto, dopo essere stato ricoverato solo perché era un diverso e non certo matto. O come Carlo Zinelli che, invece, in manicomio ha cominciato a dipingere. Tutti caratterizzati da un’evoluzione artistica al di fuori estranea alle accademie».
D.C.