Galbiate: il Centro Diurno Integrato intitolato la Rosario Livatino

Il Centro Diurno Integrato per anziani “Le Querce di Mamre” è ora dedicato  al Magistrato Rosario Livatino. La struttura è il primo bene della provincia di Lecco confiscato alla ‘ndrangheta locale e riconsegnato alla comunità, come servizio che risponde ai bisogni delle persone avanti con gli anni di Galbiate e dei comuni limitrofi, supportando le famiglie nella gestione delle fatiche legate al carico assistenziale e di cura.
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La cerimonia di dedicazione al giovane magistrato, ucciso dai killer delle cosche ad Agrigento il 21 settembre 1990, tenutasi nei giorni scorsi, è il frutto di una riflessione avviata nel 2024, in occasione del traguardo dei 20 anni del centro, che ha coinvolto la cooperativa L’Arcobaleno, che gestisce la struttura, Caritas Ambrosiana, il Comune di Galbiate, Fondazione Comunitaria del Lecchese, Libera, con la volontà di non dimenticare e restituire dignità al ricordo. 
I referenti di queste realtà, Maria Grazia Nasazzi, Presidente della Fondazione Comunitaria del Lecchese, il Coordinatore Regionale di Libera Lorenzo Frigerio e il Referente provinciale di Libera Lecco Alberto Bonacina, oltre al Viceprefetto Paola Cavalcanti, il Sindaco di Galbiate Piergiovanni Montanelli, il Vice Presidente Nazionale di Avviso Pubblico Roberto Nigriello e il Referente Regionale dei beni confiscati di Confcooperative per la Lombardia Gabriele Marinoni, hanno partecipato alla cerimonia e, con i loro interventi, hanno condiviso con la platea una riflessione profonda sulle tematiche della legalità e giustizia, introducendo l’intervento finale di Salvatore Insenga, cugino di Rosario Livatino,.
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“A seguito dell’importante operazione Wall Street che ha permesso ad un bene confiscato di diventare patrimonio della comunità e grazie al lavoro sinergico fra Comune, Caritas, la Cooperativa ed associazioni, il centro ha potuto ospitare nel tempo quasi 400 ospiti, offrendo un luogo tutelato, sereno e protetto per le persone inserite e le loro famiglie”, introduce, così, la coordinatrice Sabrina Elia la cerimonia che si è tenuta nel giardino della struttura, alla presenza delle istituzioni e con la numerosa partecipazione dei ragazzi delle scuole che si sono uniti agli anziani ospiti del centro, per condividere un momento ricco di significato. Accanto agli anziani, che rappresentano la memoria da tutelare, radici della comunità, i ragazzi e le ragazze presenti sono stati chiamati a credere nei valori della giustizia e della legalità e a metterli in campo quotidianamente.
“L’occasione di ricordare mio cugino Rosario è per me molto importante, è come se lo riabbracciassi” esordisce così Salvatore Insenga, “che scelse di svolgere il suo lavoro vicino casa per stare accanto agli anziani genitori, a cui era molto legato”. Insenga mette l’accento sul “fare memoria, ma ancor più sul “fare ricordo”, cioè richiamare al cuore, trasferire nel presente i valori di giustizia e amore che guidarono la vita e il lavoro del giovane magistrato, affinché i giovani continuino in questa direzione. Ringrazia, infine, Piero Nava che “ha sempre dichiarato di non essersi mai pentito della scelta di testimoniare”.
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Il pomeriggio si è concluso con una merenda insieme anche agli operatori che fanno parte dell’équipe del centro e ai volontari che collaborano alla realizzazione di numerose attività per gli anziani, contribuendo a rendere la struttura una realtà aperta al territorio con svariate iniziative. Tra queste il progetto MeMo-Memorie in Movimento rivolto alle scuole, che permette di tenere alta l’attenzione sulla storia della casa e che ha offerto, negli anni, a ospiti, operatori, insegnanti e ragazzi la possibilità di crescere come cittadini, sviluppando il senso critico sugli aspetti della legalità. “Oggi le porte sempre aperte del nostro centro, conclude Elia, “si spalancano con un’ulteriore tappa, simbolo di rinnovato impegno per il futuro, presenza e testimonianza condivisa”.
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