Lecco: inaugurata la mostra 'Afghana', con le emozionanti foto del centro di maternità di Anabah
Inaugurata alla Torre Viscontea di Lecco la mostra fotografica “Afghana” dedicata al centro di maternità aperto nel 2003 da Emergency ad Anabah, nella valle del Panshir, nel nord dell’Afghanistan, unica struttura specializzata e gratuita che è punto di riferimento per un’area abitata da almeno 250mila persone. A documentarne l’attività sono le foto di Laura Salvinelli.

Alla presentazione, ieri sera, sono intervenuti, oltre a quest'ultima, il sindaco Mauro Gattinoni, l’assessore alla cultura Simona Piazza, la consulente dei musei cittadini Barbara Cattaneo e, per l’associazione Emergency, il referente del gruppo lecchese Adriano Crisafi, la responsabile della pediatria Manuela Valenti e quella del gruppo scuola Roberta Piazza. Introducendo l’incontro, Cattaneo ha sottolineato come la mostra, significativamente inaugurata alla vigilia dell'8 marzo, rivolga l’attenzione a un ospedale delle donne per le donne, in un Paese in cui queste ultime sono sempre più ai margini della vita sociale e civile.

«In Afghanistan – ha spiegato Salvinelli – è in corso una vera e propria guerra contro le donne, c’è un’apartheid di genere unico al mondo, La situazione è drammatica. Io ci sono stata otto volte tra il 2002 e il 2021 per periodi di tre o quattro mesi. E non ci sono grandi differenze tra allora e oggi anche se la situazione è decisamente peggiorata. Le donne erano e sono coperte dal burka, ma ora i Talebani hanno tirato fuori un’ottantina di editti tutti contro di loro, che non possono fare niente: uscire, andare a scuola, lavorare, fare sport, cantare. E adesso sono murate nelle loro case perché c’è stato l’ordine di bloccare le finestre affinché non fossero viste dai vicini e non alimentassero quindi pensieri peccaminosi. Scattare quelle fotografie è stata forse l’esperienza più emozionante della mia vita. Quando ho visto i parti mi sono commossa, è lo spettacolo più grandioso dell’universo. Ci sono sangue e dolore, ma vince la vita. C’era sempre questa storia del burka, che però è l’ultimo problema delle donne afghane. E allora mi ero detta che dovessi fotografare altro: ho voluto fare un lavoro sul corpo delle donne afghane. E facendo questi scatti mi sono sentita come un elefante in un negozio di cristalli. Perché si trattava di un tabù totale».

Da parte sua, Roberta Piazza si è soffermata sulle difficoltà delle strutture di Emergency in Afghanistan. A cominciare proprio dal centro maternità di Anabah dove la gran parte del personale è costituito da donne del luogo, ma ora le ragazze sopra i 12 anni non possono più andare a scuola. La prospettiva dunque è che presto ci saranno problemi di ricambio. Bisogna pur dire che anche tra i Talebani c’è chi è più pragmatico, più aperto, ma deve stare attento a quello che dice e a come si muove.

«Il governo dell’Afghanistan - ha spiegato - non è ancora riconosciuto a livello internazionale, però ci sono delle ambasciate, per quanto siano a Doha in Qatar, dove c’è anche la rappresentanza dei Talebani. In qualche maniera ci si parla. Però, l’Afghanistan è definito dall’Onu come il Paese dove è più difficile nascere e partorire. Ogni due ore, una donna muore di parto. Il nostro centro ha consentito di effettuare 7mila parti in sicurezza. Oltre quello di Anabah, Emergency gestisce altri tre ospedali in Afghanistan, specializzati in chirurgia di guerra e ora traumatologia. Ma da quando è finita la guerra, sono diminuite le sovvenzioni internazionali e cominciano a mancare i fondi. Quest’anno, dovremo spendere un milione e 200 mila euro in più solo per garantire i servizi che già prestiamo, non per nuove iniziative. Ecco perché è importante aiutare Emergency».

Il sindaco Gattinoni ha ribadito la volontà di continuare la collaborazione con l’associazione, fondata del 1994 dal medico milanese Gino Strada per realizzare ospedali nelle zone di guerra del mondo. Già nel giugno dello scorso anno, in municipio era stata ospitata una mostra in occasione della Giornata del rifugiato. Nel frattempo, il Comune di Lecco ha aderito a “Ripudia”, la campagna contro la guerra lanciata da Emergency richiamandosi all’articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana la quale appunto «ripudia la guerra».

«Questo impegno – ha detto il primo cittadino – lo sposiamo a oltranza. Queste fotografie generano speranza e sono un modo per diffondere un messaggio sempre più potente, un pensiero di pace che è anche una promessa. Perché siamo ostinatamente dalla parte della pace e degli ultimi». L’assessore Piazza ha detto come la mostra non sia stata realizzata soltanto con le donne e per le donne, ma anche con il loro sguardo. Ed è la più bella immagine per le giovani sulla parità di genere alla vigilia dell'8 marzo.

A proposito di “Ripudia”, Crisafi ha ricordato come il Comune di Lecco sia stato il primo della provincia e uno dei primi in Italia ad aderire alla campagna di Emergency. Ora sono circa trecento.
«E non è mai stato importante come adesso – ha aggiunto Salvinelli – ricordare che l’Italia ripudia la guerra, tutte le guerre, anche quelle contro i migranti e contro le donne. Quando Gino Strada parlava del suo lavoro diceva d’aver visto tutte i conflitti, e che altri sarebbero arrivati, e poi ci sarebbe stata la guerra di tutti contro tutti. Ed era lungimirante, perché oggi siamo a quel punto. Eppure, l’Afghanistan è stata la dimostrazione di come le guerre non servano a niente. Siamo stati giù per vent’anni, c’erano i Talebani all’inizio e ci sono i Talebani adesso». «E proprio Gino Strada – ha concluso Valenti – diceva che siamo contro la guerra non perché siamo pacifisti, ma perché la guerra l’abbiamo vista».
La mostra resterà aperta fino al 30 marzo con i consueti orari della Torre Viscontea: il giovedì dalle 10.00 alle 13.00; il venerdì e il sabato dalle 14.00 alle 18.00; la domenica dalle 10.00 alle 18.00. Ingresso libero.

Laura Salvinelli
Alla presentazione, ieri sera, sono intervenuti, oltre a quest'ultima, il sindaco Mauro Gattinoni, l’assessore alla cultura Simona Piazza, la consulente dei musei cittadini Barbara Cattaneo e, per l’associazione Emergency, il referente del gruppo lecchese Adriano Crisafi, la responsabile della pediatria Manuela Valenti e quella del gruppo scuola Roberta Piazza. Introducendo l’incontro, Cattaneo ha sottolineato come la mostra, significativamente inaugurata alla vigilia dell'8 marzo, rivolga l’attenzione a un ospedale delle donne per le donne, in un Paese in cui queste ultime sono sempre più ai margini della vita sociale e civile.

«In Afghanistan – ha spiegato Salvinelli – è in corso una vera e propria guerra contro le donne, c’è un’apartheid di genere unico al mondo, La situazione è drammatica. Io ci sono stata otto volte tra il 2002 e il 2021 per periodi di tre o quattro mesi. E non ci sono grandi differenze tra allora e oggi anche se la situazione è decisamente peggiorata. Le donne erano e sono coperte dal burka, ma ora i Talebani hanno tirato fuori un’ottantina di editti tutti contro di loro, che non possono fare niente: uscire, andare a scuola, lavorare, fare sport, cantare. E adesso sono murate nelle loro case perché c’è stato l’ordine di bloccare le finestre affinché non fossero viste dai vicini e non alimentassero quindi pensieri peccaminosi. Scattare quelle fotografie è stata forse l’esperienza più emozionante della mia vita. Quando ho visto i parti mi sono commossa, è lo spettacolo più grandioso dell’universo. Ci sono sangue e dolore, ma vince la vita. C’era sempre questa storia del burka, che però è l’ultimo problema delle donne afghane. E allora mi ero detta che dovessi fotografare altro: ho voluto fare un lavoro sul corpo delle donne afghane. E facendo questi scatti mi sono sentita come un elefante in un negozio di cristalli. Perché si trattava di un tabù totale».

Roberta Piazza
Da parte sua, Roberta Piazza si è soffermata sulle difficoltà delle strutture di Emergency in Afghanistan. A cominciare proprio dal centro maternità di Anabah dove la gran parte del personale è costituito da donne del luogo, ma ora le ragazze sopra i 12 anni non possono più andare a scuola. La prospettiva dunque è che presto ci saranno problemi di ricambio. Bisogna pur dire che anche tra i Talebani c’è chi è più pragmatico, più aperto, ma deve stare attento a quello che dice e a come si muove.

«Il governo dell’Afghanistan - ha spiegato - non è ancora riconosciuto a livello internazionale, però ci sono delle ambasciate, per quanto siano a Doha in Qatar, dove c’è anche la rappresentanza dei Talebani. In qualche maniera ci si parla. Però, l’Afghanistan è definito dall’Onu come il Paese dove è più difficile nascere e partorire. Ogni due ore, una donna muore di parto. Il nostro centro ha consentito di effettuare 7mila parti in sicurezza. Oltre quello di Anabah, Emergency gestisce altri tre ospedali in Afghanistan, specializzati in chirurgia di guerra e ora traumatologia. Ma da quando è finita la guerra, sono diminuite le sovvenzioni internazionali e cominciano a mancare i fondi. Quest’anno, dovremo spendere un milione e 200 mila euro in più solo per garantire i servizi che già prestiamo, non per nuove iniziative. Ecco perché è importante aiutare Emergency».

Manuela Valenti
Il sindaco Gattinoni ha ribadito la volontà di continuare la collaborazione con l’associazione, fondata del 1994 dal medico milanese Gino Strada per realizzare ospedali nelle zone di guerra del mondo. Già nel giugno dello scorso anno, in municipio era stata ospitata una mostra in occasione della Giornata del rifugiato. Nel frattempo, il Comune di Lecco ha aderito a “Ripudia”, la campagna contro la guerra lanciata da Emergency richiamandosi all’articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana la quale appunto «ripudia la guerra».

«Questo impegno – ha detto il primo cittadino – lo sposiamo a oltranza. Queste fotografie generano speranza e sono un modo per diffondere un messaggio sempre più potente, un pensiero di pace che è anche una promessa. Perché siamo ostinatamente dalla parte della pace e degli ultimi». L’assessore Piazza ha detto come la mostra non sia stata realizzata soltanto con le donne e per le donne, ma anche con il loro sguardo. Ed è la più bella immagine per le giovani sulla parità di genere alla vigilia dell'8 marzo.

Adriano Crisafi
A proposito di “Ripudia”, Crisafi ha ricordato come il Comune di Lecco sia stato il primo della provincia e uno dei primi in Italia ad aderire alla campagna di Emergency. Ora sono circa trecento.
«E non è mai stato importante come adesso – ha aggiunto Salvinelli – ricordare che l’Italia ripudia la guerra, tutte le guerre, anche quelle contro i migranti e contro le donne. Quando Gino Strada parlava del suo lavoro diceva d’aver visto tutte i conflitti, e che altri sarebbero arrivati, e poi ci sarebbe stata la guerra di tutti contro tutti. Ed era lungimirante, perché oggi siamo a quel punto. Eppure, l’Afghanistan è stata la dimostrazione di come le guerre non servano a niente. Siamo stati giù per vent’anni, c’erano i Talebani all’inizio e ci sono i Talebani adesso». «E proprio Gino Strada – ha concluso Valenti – diceva che siamo contro la guerra non perché siamo pacifisti, ma perché la guerra l’abbiamo vista».
D.C.