Festa per il 25° del 'nuovo' Ospedale Manzoni: 'bello ancora oggi'
Festa per i 25 anni dell’ospedale “Alessandro Manzoni” di Lecco, inaugurato il 5 febbraio 2000 e che il primo marzo di quello stesso anno cominciò ad accogliere i pazienti. 
Un ospedale all’avanguardia, il primo ospedale di nuova concezione inaugurato in Lombardia: «E che ancora oggi è bello», come ha detto il direttore generale Marco Trivelli aprendo la mattinata di celebrazioni tenutasi nell’aula magna dello stesso presidio di via dell’Eremo.
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Mattinata di festa e quindi i richiami alle criticità, a cominciare da quello non secondario delle liste d’attesa o del sovraffollamento del pronto soccorso, sono rimasti fuori dalla porta. Il momento era celebrativo, articolato perciò per sottolineare le eccellenze. Le quali, in controtendenza con gli altri ospedali lombardi, costituiscono elementi di attrazione per gli stessi medici e infermieri così che Lecco non soffrirebbe nemmeno di carenze di personale, vacanze di posti come si verifica altrove: ciò, almeno, stando alle parole del presidente regionale Attilio Fontana.
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Il “governatore” lombardo è stato anche l’unico ad accennare alle polemiche d’attualità a proposito della classifica stilata dal Ministero della salute che ha posizionato la sanità lombarda al sesto posto in Italia. Graduatoria contestate da Fontana che aveva aspramente criticato il ministero: «A volte mi arrabbio – ha spiegato al pubblico lecchese - ma perché so che la qualità della nostra sanità è di livello superiore, il nostro capitale umano è superiore a qualsiasi classifica, con duecentomila prestazioni erogate ogni anno a pazienti provenienti da altre regioni».
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Alla festa per i “25 anni di cura” con lo slogan “Continuiamo a costruire salute” (scelto da un sondaggio tra il personale), oltre a Fontana e naturalmente a Trivelli, sono intervenuti il sindaco Mauro Gattinoni, il vicepresidente provinciale Mattia Micheli, il direttore generale dell’ATS Brianza Michele Brait, il direttore sanitario dell’ASST Alessandra Grappiolo, il docente di organizzazione aziendale Domenico Bodega e il sottosegretario regionale Mauro Piazza.
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Inoltre, un paio di intermezzi hanno visto alcuni medici che vissero il momento del trasferimento dal vecchio al nuovo ospedale raccontare quei giorni “storici” con qualche aneddoto: Francesco Locatelli (già direttore del reparto di Nefrologia e Dialisi) ha dialogato con lo stesso Trivelli, mentre Laura Chiappa (già direttore medico all’ospedale lecchese), Anna Cazzaniga (era direttore del personale sanitario dell’azienda ospedaliera) e Carlo Pietro Soatti (direttore della Radioterapia) sono stati intervistati dal giornalista Stefano Spreafico che ha condotto l’intera manifestazione.
Aprendo i lavori della mattinata, Trivelli ha ricordato come la gestazione del nuovo ospedale non sia stata breve, visto che già dal 1958 il Comune di Lecco aveva messo a disposizione l’area dell’Eremo, ma soltanto nel 1991 poterono partire i lavori. Sono state ricordate le figure di Aldo Rossi, Giovanni Fiamminghi e soprattutto Roberto Rotasperti, il primo alla testa dell’ospedale di circolo ormai in fase di superamento, il secondo al vertice dell’Unità sociosanitaria locale (come allora si chiamava quella che è oggi Azienza sanitaria) e il terzo presidente dell’ospedale, negli anni in cui il nuovo Manzoni è stato ideato, progettato e realizzato, tra gli anni Settanta del Novecento e il Duemila.
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«Fu un momento storico – ha detto Trivelli - Era un ospedale davvero innovativo e lo è ancora oggi. E’ ancora molto bello perché è stato costruito bene. Inoltre, le promesse fatte nel 2000 sono state mantenute», ma naturalmente l’aggiornamento va continuato e c’è ancora bisogno di innovazioni: dopo l’arrivo della terza tac, ci sarebbe bisogno di una nuova risonanza magnetica e anche un aggiornamento del servizio logistico, ma lo sguardo va anche al recupero di Villa Eremo, l’edificio che sta cadendo in rovina e cha da anni attende un futuro. Trivelli ha annunciato che in aprile si comincerà a mettere mano alla progettazione per il recupero dello stabile che dovrebbe ospitare la neuropsichiatria e gli spazi destinati agli interventi contro il disagio giovanile.
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Micheli ha ricordato come quest’anno ricorra un altro anniversario importante, proprio quello della Provincia di Lecco che compie trent’anni e la realizzazione del nuovo ospedale fu frutto anche dell’autonomia amministrativa ottenuta dal territorio, sottolineando inoltre come in questi anni il presidio abbia tagliato traguardo di prestigio e come si sia dimostrato efficiente anche nei momento più difficili, come quello della pandemia di covid.
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Il sindaco Gattinoni ha invece ricordato come all’epoca della realizzazione del nuovo ospedale fosse un giovane giornalista e più di una volta partecipò alle visite ai cantieri al seguito del progettista, l’architetto Aurelio Gorgerino «che era fissato coi quadrati, dal piazzale all’intera struttura, tutto quadrato e fu un’intuizione geniale perché così si sarebbe potuti successivamente intervenire in ogni momento ad aggiungere eventuali ulteriori spazi». E “fissato” anche con il colore grigio che era il grigio delle rocce delle nostre montagne: non a caso, Trivelli ha parlato del grande cubo di cemento come del primo contrafforte del monte Resegone.
Da parte sua Gattinoni, ha poi tracciato un veloce ritratto di Roberto Rotasperti, entrato giovanissimo in ospedale come tecnico, in pratica un operaio, per poi studiare e laurearsi e diventare direttore generale, orgoglioso di poter inaugurare il nosocomio della sua città, dopo avere girato tutta l’Europa per vedere quali fossero i migliori presidi perché Lecco potesse avere il meglio.
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Quindi, con Gorgerino e Rotasperti, il sindaco ha voluto anche ricordare l’allora previsto monsignor Roberto Busti perché insistette per avere la cappella al centro dell’ospedale così che accanto alla dimensione di cura sanitaria vi fosse anche quella spirituale.
Infine «non lo cito – la conclusione – perché non ce n’è bisogno, ma c’è un altro lecchese ed è Roberto Formigoni che qualcosa di suo ci ha messo», essendo all’epoca presidente della Regione.
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E’ poi intervenuto il presidente Fontana che ha appunto ricordato come il “Manzoni” sia stato il primo ospedale di nuova generazione e appunto sostenendo come oggi sia attrattivo per medici e infermieri a differenze di altre parti della Lombardia, assicurando infine l’impegno della Regione a investire ancora nell’ospedale di Lecco: dopo le tre Tac, la sala ibrida (una sala operatoria attrezzata con tecnologia particolarmente innovativa) e il nuovo pronto soccorso, ci sarà il sostegno anche per i progetti per Villa Eremo.
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Il direttore generale dell’ATS Brait si è invece soffermato sull’aumento della popolazione anziana: nel Lecchese, peraltro, l’indice di vecchiaia è superiore a quello lombardo. Ciò comporta una ridefinizione del ruolo degli ospedali che devono diventare punto di riferimento per la telemedicina, le rsa e l’assistenza domiciliare.
Ricordando infine alcune cifre della rete sanitaria lecchese: 190 medici di base, 45 pediatri di libera scelta e 103 farmacie che dovranno rivestire un ruolo sempre più importante nell’erogazione di servizi come la cosiddetta diagnostica di prossimità.
Ed è stato Bodega, docente all’Università Cattolica di Milano, a concentrare l’attenzione sui cambiamenti in corso nella sanità e sulle nuove necessità e proprità, dalla medicina di prossimità alla digitalizzazione, dalla motivazione del personale alla necessità di una mappa che poorefiguri il futuro.
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Cifre sono arrivate anche dalla ds Grappiolo: l’ospedale lecchese fa registrare 21mila ricoveri, 67mila accessi al pronto soccorso, 8mila interventi chirurgici, 19mila prestazioni ambulatoriali, 6 milioni di esami.
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In quanto alla storia, il dottor Locatelli ha ricordato come negli anni Settanta del Novecento, durante la presidenza di Aldo Rossi, «una mente illuminata», si cominciò a dibattere della necessità di ammodernamento dell’ospedale e si era divisi tra chi voleva una struttura tutta nuova e chi voleva ristrutturare il vecchio e decisivo fu un comunicato unitario dei primari per la soluzione “uno”. Tra gli aneddoti lo stallo durante la presidenza Fiamminghi quando la legge bloccava i nuovi ospedali e fu l’allora segretario Filadelfio La Marca a trovare la quadra. Anziché parlare di nuovo ospedale si parlava di ristrutturazione della rete ospedaliera lecchese e così nel 1994 si assegnò l’incarico della progettazione.
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Altri ricordi sono arrivati da Chiappa e Cazzaniga a proposito del singolare corteo organizzato per il trasferimento dalla vecchia sede di via Ghislanzoni alla nuova dell’Eremo, con le ambulanze che passarono anche davanti al Municipio che era poi il palazzo progettato dall’architetto Giuseppe Bovara nell’Ottocento per ospitare il primo nosocomio di Lecco. Da parte sua, l’allora presidente Rotasperti la “sfilata” in moto.
Tanti anche i richiami manzoniani. E non poteva essere diversamente, essendo l’ospedale intitolato a don Lisander, come volle l’allora dirigenza che pubblicò anche libro per sottolineare come la scelta non fosse campata per aria, ma che in tema di sanità, Manzoni aveva pur avuto voce in capitolo.
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E un’edizione preziosa dei “Promessi sposi” è stato il dono del sindaco al direttore generale Trivelli.
Marco Trivelli
Un ospedale all’avanguardia, il primo ospedale di nuova concezione inaugurato in Lombardia: «E che ancora oggi è bello», come ha detto il direttore generale Marco Trivelli aprendo la mattinata di celebrazioni tenutasi nell’aula magna dello stesso presidio di via dell’Eremo.
Mattinata di festa e quindi i richiami alle criticità, a cominciare da quello non secondario delle liste d’attesa o del sovraffollamento del pronto soccorso, sono rimasti fuori dalla porta. Il momento era celebrativo, articolato perciò per sottolineare le eccellenze. Le quali, in controtendenza con gli altri ospedali lombardi, costituiscono elementi di attrazione per gli stessi medici e infermieri così che Lecco non soffrirebbe nemmeno di carenze di personale, vacanze di posti come si verifica altrove: ciò, almeno, stando alle parole del presidente regionale Attilio Fontana.
Attilio Fontana
Il “governatore” lombardo è stato anche l’unico ad accennare alle polemiche d’attualità a proposito della classifica stilata dal Ministero della salute che ha posizionato la sanità lombarda al sesto posto in Italia. Graduatoria contestate da Fontana che aveva aspramente criticato il ministero: «A volte mi arrabbio – ha spiegato al pubblico lecchese - ma perché so che la qualità della nostra sanità è di livello superiore, il nostro capitale umano è superiore a qualsiasi classifica, con duecentomila prestazioni erogate ogni anno a pazienti provenienti da altre regioni».
Alla festa per i “25 anni di cura” con lo slogan “Continuiamo a costruire salute” (scelto da un sondaggio tra il personale), oltre a Fontana e naturalmente a Trivelli, sono intervenuti il sindaco Mauro Gattinoni, il vicepresidente provinciale Mattia Micheli, il direttore generale dell’ATS Brianza Michele Brait, il direttore sanitario dell’ASST Alessandra Grappiolo, il docente di organizzazione aziendale Domenico Bodega e il sottosegretario regionale Mauro Piazza.
Domenico Bodega
Carlo Soatti
Inoltre, un paio di intermezzi hanno visto alcuni medici che vissero il momento del trasferimento dal vecchio al nuovo ospedale raccontare quei giorni “storici” con qualche aneddoto: Francesco Locatelli (già direttore del reparto di Nefrologia e Dialisi) ha dialogato con lo stesso Trivelli, mentre Laura Chiappa (già direttore medico all’ospedale lecchese), Anna Cazzaniga (era direttore del personale sanitario dell’azienda ospedaliera) e Carlo Pietro Soatti (direttore della Radioterapia) sono stati intervistati dal giornalista Stefano Spreafico che ha condotto l’intera manifestazione.
Aprendo i lavori della mattinata, Trivelli ha ricordato come la gestazione del nuovo ospedale non sia stata breve, visto che già dal 1958 il Comune di Lecco aveva messo a disposizione l’area dell’Eremo, ma soltanto nel 1991 poterono partire i lavori. Sono state ricordate le figure di Aldo Rossi, Giovanni Fiamminghi e soprattutto Roberto Rotasperti, il primo alla testa dell’ospedale di circolo ormai in fase di superamento, il secondo al vertice dell’Unità sociosanitaria locale (come allora si chiamava quella che è oggi Azienza sanitaria) e il terzo presidente dell’ospedale, negli anni in cui il nuovo Manzoni è stato ideato, progettato e realizzato, tra gli anni Settanta del Novecento e il Duemila.
«Fu un momento storico – ha detto Trivelli - Era un ospedale davvero innovativo e lo è ancora oggi. E’ ancora molto bello perché è stato costruito bene. Inoltre, le promesse fatte nel 2000 sono state mantenute», ma naturalmente l’aggiornamento va continuato e c’è ancora bisogno di innovazioni: dopo l’arrivo della terza tac, ci sarebbe bisogno di una nuova risonanza magnetica e anche un aggiornamento del servizio logistico, ma lo sguardo va anche al recupero di Villa Eremo, l’edificio che sta cadendo in rovina e cha da anni attende un futuro. Trivelli ha annunciato che in aprile si comincerà a mettere mano alla progettazione per il recupero dello stabile che dovrebbe ospitare la neuropsichiatria e gli spazi destinati agli interventi contro il disagio giovanile.
Mattia Micheli
Micheli ha ricordato come quest’anno ricorra un altro anniversario importante, proprio quello della Provincia di Lecco che compie trent’anni e la realizzazione del nuovo ospedale fu frutto anche dell’autonomia amministrativa ottenuta dal territorio, sottolineando inoltre come in questi anni il presidio abbia tagliato traguardo di prestigio e come si sia dimostrato efficiente anche nei momento più difficili, come quello della pandemia di covid.
Mauro Gattinoni
Il sindaco Gattinoni ha invece ricordato come all’epoca della realizzazione del nuovo ospedale fosse un giovane giornalista e più di una volta partecipò alle visite ai cantieri al seguito del progettista, l’architetto Aurelio Gorgerino «che era fissato coi quadrati, dal piazzale all’intera struttura, tutto quadrato e fu un’intuizione geniale perché così si sarebbe potuti successivamente intervenire in ogni momento ad aggiungere eventuali ulteriori spazi». E “fissato” anche con il colore grigio che era il grigio delle rocce delle nostre montagne: non a caso, Trivelli ha parlato del grande cubo di cemento come del primo contrafforte del monte Resegone.
Da parte sua Gattinoni, ha poi tracciato un veloce ritratto di Roberto Rotasperti, entrato giovanissimo in ospedale come tecnico, in pratica un operaio, per poi studiare e laurearsi e diventare direttore generale, orgoglioso di poter inaugurare il nosocomio della sua città, dopo avere girato tutta l’Europa per vedere quali fossero i migliori presidi perché Lecco potesse avere il meglio.
Quindi, con Gorgerino e Rotasperti, il sindaco ha voluto anche ricordare l’allora previsto monsignor Roberto Busti perché insistette per avere la cappella al centro dell’ospedale così che accanto alla dimensione di cura sanitaria vi fosse anche quella spirituale.
Infine «non lo cito – la conclusione – perché non ce n’è bisogno, ma c’è un altro lecchese ed è Roberto Formigoni che qualcosa di suo ci ha messo», essendo all’epoca presidente della Regione.
E’ poi intervenuto il presidente Fontana che ha appunto ricordato come il “Manzoni” sia stato il primo ospedale di nuova generazione e appunto sostenendo come oggi sia attrattivo per medici e infermieri a differenze di altre parti della Lombardia, assicurando infine l’impegno della Regione a investire ancora nell’ospedale di Lecco: dopo le tre Tac, la sala ibrida (una sala operatoria attrezzata con tecnologia particolarmente innovativa) e il nuovo pronto soccorso, ci sarà il sostegno anche per i progetti per Villa Eremo.
Michele Brait
Il direttore generale dell’ATS Brait si è invece soffermato sull’aumento della popolazione anziana: nel Lecchese, peraltro, l’indice di vecchiaia è superiore a quello lombardo. Ciò comporta una ridefinizione del ruolo degli ospedali che devono diventare punto di riferimento per la telemedicina, le rsa e l’assistenza domiciliare.
Ricordando infine alcune cifre della rete sanitaria lecchese: 190 medici di base, 45 pediatri di libera scelta e 103 farmacie che dovranno rivestire un ruolo sempre più importante nell’erogazione di servizi come la cosiddetta diagnostica di prossimità.
Ed è stato Bodega, docente all’Università Cattolica di Milano, a concentrare l’attenzione sui cambiamenti in corso nella sanità e sulle nuove necessità e proprità, dalla medicina di prossimità alla digitalizzazione, dalla motivazione del personale alla necessità di una mappa che poorefiguri il futuro.
Alessandra Grappiolo
Cifre sono arrivate anche dalla ds Grappiolo: l’ospedale lecchese fa registrare 21mila ricoveri, 67mila accessi al pronto soccorso, 8mila interventi chirurgici, 19mila prestazioni ambulatoriali, 6 milioni di esami.
Il Dg dialoga con il dottor Locatelli
In quanto alla storia, il dottor Locatelli ha ricordato come negli anni Settanta del Novecento, durante la presidenza di Aldo Rossi, «una mente illuminata», si cominciò a dibattere della necessità di ammodernamento dell’ospedale e si era divisi tra chi voleva una struttura tutta nuova e chi voleva ristrutturare il vecchio e decisivo fu un comunicato unitario dei primari per la soluzione “uno”. Tra gli aneddoti lo stallo durante la presidenza Fiamminghi quando la legge bloccava i nuovi ospedali e fu l’allora segretario Filadelfio La Marca a trovare la quadra. Anziché parlare di nuovo ospedale si parlava di ristrutturazione della rete ospedaliera lecchese e così nel 1994 si assegnò l’incarico della progettazione.
Laura Chiappa
Anna Cazzaniga
Altri ricordi sono arrivati da Chiappa e Cazzaniga a proposito del singolare corteo organizzato per il trasferimento dalla vecchia sede di via Ghislanzoni alla nuova dell’Eremo, con le ambulanze che passarono anche davanti al Municipio che era poi il palazzo progettato dall’architetto Giuseppe Bovara nell’Ottocento per ospitare il primo nosocomio di Lecco. Da parte sua, l’allora presidente Rotasperti la “sfilata” in moto.
Tanti anche i richiami manzoniani. E non poteva essere diversamente, essendo l’ospedale intitolato a don Lisander, come volle l’allora dirigenza che pubblicò anche libro per sottolineare come la scelta non fosse campata per aria, ma che in tema di sanità, Manzoni aveva pur avuto voce in capitolo.
Mauro Piazza
E se il sindaco Gattinoni ha infatti evocato il brano della piccola Cecilia deposta dalla madre sul carro dei monatti, il sottosegretario Piazza ha concluso il suo intervento come il Manzoni concludeva la vicenda di Renzo e Lucia: «La quale, se non v’è dispiaciuta affatto, vogliatene bene a chi l’ha scritta…». E un’edizione preziosa dei “Promessi sposi” è stato il dono del sindaco al direttore generale Trivelli.
D.C.