La Terra Santa vista da fra Patton, ospite a Lecco con il suo libro
Martedì 25 febbraio, presso la Sala Don Ticozzi di Lecco, si è svolto un incontro con fra Francesco Patton, Custode di Terra Santa, per la presentazione del libro "Come un pellegrinaggio. I miei giorni in Terra Santa". Il volume, frutto di un dialogo con il giornalista Roberto Cetera (L'Osservatore Romano), racconta gli anni del religioso in Terra Santa e la complessa realtà della regione.
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Alla serata, moderata dalla giornalista Anna Pozzi (Mondo e Missione), erano presenti anche don Bortolo Uberti e il sindaco di Lecco Mauro Gattinoni. Il Prevosto ha aperto l’incontro sottolineando il legame profondo tra la comunità cristiana e la Terra Santa: "Parlare di Gerusalemme ci fa sentire uniti a quella parte di mondo, che rimane sorgente di vita anche in questo momento di morte. È la terra della pace, pur nel mezzo della guerra. Ascoltare chi la vive è un modo per esserne presenti".
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Il sindaco Mauro Gattinoni ha poi offerto una riflessione sul conflitto in corso, ricordando l’attacco di Hamas e la dura risposta di Israele: "Vediamo bambini morire al freddo a Gaza, mentre la scienza della guerra sembra spingersi oltre i limiti dell’umanità. Ma la pace non è solo far tacere le armi. Oggi, più che mai, serve capire cosa sta davvero accadendo, al di là della propaganda".
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Patton, intervistato da Anna Pozzi, ha invece approfondito il ruolo dei frati in Terra Santa e il significato dell’essere Custodi di un territorio che è cuore del cristianesimo. Parlando della cultura bellica e della necessità di costruire ponti, ha quindi sottolineato come il conflitto sia dominato dagli estremismi su entrambi i fronti: "La guerra serve a poco se chi di dovere non costruisce una soluzione politica. Altrimenti, tra qualche mese, si ricomincerà da capo. In Israele c'è un governo con una forte ala estremista, che è arrivata a ritenere sacrificabili anche gli ostaggi. Hamas, d’altra parte, è un'organizzazione terroristica che non riconosce il diritto di Israele a esistere. Tra questi due estremi, la tregua è difficile".
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La giornalista ha cercato di districare i tanti temi sul tavolo, domandando: "Cosa ha significato la tregua per voi?". "La tregua è sempre meglio della guerra, ma bisogna costruire" ha risposto fra Patton, ricordando storie di speranza come quelle raccontate nel libro: madri che, invece di lasciarsi travolgere dalla vendetta, scelgono di riconoscere anche il dolore altrui. "Dobbiamo imparare da loro cosa significa costruire la pace".
Fra Patton ha poi posto l’attenzione anche sui territori occupati: "Non si parla abbastanza di Cisgiordania e Jenin, dove si consumano abusi e violenze da parte dei coloni. Anche questo è un fronte di conflitto. La guerra non è solo immagini e notizie: è odori sgradevoli, notti insonni, distruzione fisica, psicologica e spirituale".
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Ma non tutto è distruzione. Scuola ed educazione restano pilastri fondamentali per costruire un futuro di convivenza. Un esempio è l'istituto di musica Magnificat, diretto da fra Alberto Pari, uno dei progetti più significativi della Custodia di Terra Santa. Questa realtà di Gerusalemme ha formato centinaia di giovani in un ambiente unico: "La maggior parte degli insegnanti è ebrea israeliana, mentre gli studenti sono quasi tutti palestinesi”. Proprio qui, ha raccontato, dopo il 7 ottobre le tensioni si sono fatte sentire anche in classe, ma con l’intervento di fra Pari le acque si sono calmate e la guerra è rimasta fuori dalla scuola. “Bisogna imparare a stare insieme, a riconoscersi innanzitutto come esseri umani".
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Esperimenti di convivenza come questi dimostrano che è possibile superare il conflitto tra Israele e Palestina. "Bisogna seminare – ha detto fra Francesco –, costruire con pazienza, senza perdere la speranza".
Un concetto che si riflette anche nella spiritualità francescana, che invita al dono di sé e alla generosità. Una filosofia che guida i frati della Custodia, ma che rappresenta anche una fonte di coraggio per i cristiani della regione, una presenza che continua a ridursi di fronte alle difficoltà, in un luogo che non è solo un simbolo, ma per i fedeli è il cuore della pace.
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L'incontro di Lecco è stato uno dei nove appuntamenti pubblici che fra Francesco Patton ha tenuto tra Lombardia e Veneto dal 21 al 27 febbraio, affrontando il tema del conflitto israelo-palestinese, la possibilità di un cessate il fuoco permanente, la liberazione di ostaggi e detenuti e l’accesso agli aiuti umanitari.
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Alla serata, moderata dalla giornalista Anna Pozzi (Mondo e Missione), erano presenti anche don Bortolo Uberti e il sindaco di Lecco Mauro Gattinoni. Il Prevosto ha aperto l’incontro sottolineando il legame profondo tra la comunità cristiana e la Terra Santa: "Parlare di Gerusalemme ci fa sentire uniti a quella parte di mondo, che rimane sorgente di vita anche in questo momento di morte. È la terra della pace, pur nel mezzo della guerra. Ascoltare chi la vive è un modo per esserne presenti".
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Fra Francesco Patton
Il sindaco Mauro Gattinoni ha poi offerto una riflessione sul conflitto in corso, ricordando l’attacco di Hamas e la dura risposta di Israele: "Vediamo bambini morire al freddo a Gaza, mentre la scienza della guerra sembra spingersi oltre i limiti dell’umanità. Ma la pace non è solo far tacere le armi. Oggi, più che mai, serve capire cosa sta davvero accadendo, al di là della propaganda".
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Don Bortolo Uberti e Anna Pozzi
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A destra Mauro Gattinoni
Patton, intervistato da Anna Pozzi, ha invece approfondito il ruolo dei frati in Terra Santa e il significato dell’essere Custodi di un territorio che è cuore del cristianesimo. Parlando della cultura bellica e della necessità di costruire ponti, ha quindi sottolineato come il conflitto sia dominato dagli estremismi su entrambi i fronti: "La guerra serve a poco se chi di dovere non costruisce una soluzione politica. Altrimenti, tra qualche mese, si ricomincerà da capo. In Israele c'è un governo con una forte ala estremista, che è arrivata a ritenere sacrificabili anche gli ostaggi. Hamas, d’altra parte, è un'organizzazione terroristica che non riconosce il diritto di Israele a esistere. Tra questi due estremi, la tregua è difficile".
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La giornalista ha cercato di districare i tanti temi sul tavolo, domandando: "Cosa ha significato la tregua per voi?". "La tregua è sempre meglio della guerra, ma bisogna costruire" ha risposto fra Patton, ricordando storie di speranza come quelle raccontate nel libro: madri che, invece di lasciarsi travolgere dalla vendetta, scelgono di riconoscere anche il dolore altrui. "Dobbiamo imparare da loro cosa significa costruire la pace".
Fra Patton ha poi posto l’attenzione anche sui territori occupati: "Non si parla abbastanza di Cisgiordania e Jenin, dove si consumano abusi e violenze da parte dei coloni. Anche questo è un fronte di conflitto. La guerra non è solo immagini e notizie: è odori sgradevoli, notti insonni, distruzione fisica, psicologica e spirituale".
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Ma non tutto è distruzione. Scuola ed educazione restano pilastri fondamentali per costruire un futuro di convivenza. Un esempio è l'istituto di musica Magnificat, diretto da fra Alberto Pari, uno dei progetti più significativi della Custodia di Terra Santa. Questa realtà di Gerusalemme ha formato centinaia di giovani in un ambiente unico: "La maggior parte degli insegnanti è ebrea israeliana, mentre gli studenti sono quasi tutti palestinesi”. Proprio qui, ha raccontato, dopo il 7 ottobre le tensioni si sono fatte sentire anche in classe, ma con l’intervento di fra Pari le acque si sono calmate e la guerra è rimasta fuori dalla scuola. “Bisogna imparare a stare insieme, a riconoscersi innanzitutto come esseri umani".
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Esperimenti di convivenza come questi dimostrano che è possibile superare il conflitto tra Israele e Palestina. "Bisogna seminare – ha detto fra Francesco –, costruire con pazienza, senza perdere la speranza".
Un concetto che si riflette anche nella spiritualità francescana, che invita al dono di sé e alla generosità. Una filosofia che guida i frati della Custodia, ma che rappresenta anche una fonte di coraggio per i cristiani della regione, una presenza che continua a ridursi di fronte alle difficoltà, in un luogo che non è solo un simbolo, ma per i fedeli è il cuore della pace.
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M.Bo.