PAROLE CHE PARLANO/217
Tempesta
Questa parola deriva dal latino tempestās, che a sua volta discende da tempus, con il chiaro significato di "tempo cronologico". Nel latino classico, tempestās indicava un intervallo di tempo ben definito, indipendentemente dal fatto che fosse sereno o turbolento. Col trascorrere degli anni, tuttavia, il termine assunse prevalentemente il significato di "condizioni atmosferiche avverse".
Questa evoluzione semantica riflette il legame stretto tra il concetto di tempo e i fenomeni meteorologici nell'immaginario culturale antico, in cui i cambiamenti atmosferici repentini erano spesso interpretati come manifestazioni dell'intervento di forze sovrannaturali.
Come accade per molte parole legate ai fenomeni naturali, anche il termine tempesta si è subito prestato a usi metaforici, diventando una forte immagine evocativa per rappresentare emozioni travolgenti, conflitti accesi o profonde turbolenze interiori.
Dante paragona la passione sfrenata e incontrollata che ha dominato la vita dei lussuriosi in terra a una vera e propria tempesta che li sbatte da una parte all’altra:
Io venni in loco d'ogne luce muto,
che mugghia come fa mar per tempesta,
se da contrari venti è combattuto.
La bufera infernal, che mai non resta,
mena li spirti con la sua rapina;
voltando e percotendo li molesta.
Nei versi del suo canto “La quiete dopo la tempesta”, Leopardi considera l’evento atmosferico come qualcosa che interrompe la quotidianità, sconvolge la natura e crea un senso di disagio, simboleggiando l'imprevedibilità della vita e la precarietà dell'esistenza. La tempesta rappresenta quindi un momento di crisi, che mette alla prova la nostra resistenza e la nostra capacità di reagire.
Passata è la tempesta:
odo augelli far festa, e la gallina,
tornata in su la via,
che ripete il suo verso. Ecco il sereno
rompe là da ponente, alla montagna:
sgombrasi la campagna,
e chiaro nella valle il fiume appare.
Ogni cor si rallegra, in ogni lato
risorge il romorio,
torna il lavoro usato.
Alda Merini, infine, nella sua brevissima poesia “Ogni notte per me è tempesta di pensieri”, non descrive semplicemente l'incapacità di dormire, ma trasforma la notte in un campo di battaglia interiore, dove i pensieri si scontrano e si rincorrono come onde in un mare burrascoso. Questo tumulto notturno, però, non è solo fonte di angoscia, ma di ispirazione e di creazione poetica. È un vero e proprio brainstorming notturno, un processo creativo in cui le idee si intrecciano e si combinano in modo inaspettato, dando vita a nuove connessioni e a sorprendenti intuizioni. Per la Merini, pertanto, anche il caos più profondo può essere una fonte di grande creatività.