Vita da specializzando/4: sei presenze in contemporanea in Ortopedia, 'valore aggiunto per il reparto' con la traumatologia a 'tirare'

“Mi ero imposto: massimo sei mesi per ogni struttura, poi si cambia. Qui sono invece andato oltre”. Il Manzoni per il dottor Matteo Blancato è stato l'Ospedale dell'eccezione alla regola che si era auto-imposto: superato il primo semestre di attività da specializzando in Ortopedia, ha deciso di rimanere. Vuoi per alcuni benefit che altrove non sono riconosciuti – dalla mensa ad un euro al parcheggio – vuoi anche e sopratutto per l'ambiente e per la possibilità di trattare, da protagonista, un po' tutta la traumatologia, vero elemento d'appeal del reparto gestito dal dottor Piero Poli, un porto di mare quanto a presenza di giovani medici in formazione. Sei, attualmente, gli specializzandi ospitati, in affiancamento al primario stesso e ai suoi strutturati.
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Gianfranco Coviello, Mattia Blancato, Piero Poli, Sara Buzzi e Andrea Nervi

“Qui si spendono particolarmente per farti imparare e anche in sala operatoria tengono a farti fare, a farti vedere a 360°”, sottolinea Blancato, 27 anni, siciliano di nascita, laureato a Roma e ora iscritto alla scuola di Ortopedia della Statale di Milano al terzo anno, come la collega Sara Buzzi. Lei al Manzoni “gioca in casa” essendo lecchese, pur non avendo avuto altre esperienze dirette con il nosocomio di via dell'Eremo, scelto, esattamente come Matteo, per la traumatologia e perché no, per testare la location, in vista di una eventuale sistemazione futura, dopo aver già frequentato Galeazzi e CTO. Ed è approdato a Lecco da questa prima realtà anche il dottor Gianfranco Coviello, originario della Basilicata ma a Milano già dai tempi dell'Università. “Lì non facevo nulla da solo”, ammette, descrivendo lo specializzando come “un medico – alle volte di questo aspetto ci si dimentica – con voglia di imparare e crescere, anche dal punto di vista umano”. 
“Da studente – sottolinea la collega Buzzi – diventa finalmente lavoratore. E decide cosa fare della sua professione”. “Deve imparare tanto – aggiunge Blancato, completando dunque una definizione corale – con responsabilità e quella voglia di fare che di solito è ai massimi livelli e che tende invece a scemare nel tempo tra gli strutturati”. 
“Deve formarsi per diventare autonomo: non lo è ancora, ma progressivamente tende a diventarlo” sottolinea anche il dottor dottor Andrea Nervi, anche lui specializzando (al quarto anno) ma... anche già “di ruolo”. Sfruttando le possibilità del così detto Decreto Calabria ha partecipato infatti ad un concorso per un posto a tempo indeterminato in Ortopedia a Lecco, venendo selezionato e assunto così con un contratto a 32 ore (e 2.700 euro di stipendio, contro i 1.600 degli iscritti alla scuola). 
“Mi sarebbe piaciuto girare ancora un po', ma si è presentata l'occasione e ho deciso di rimanere” commenta a “giustificare” la sua posizione, aggiungendo anche, a completamento del suo bagaglio pregresso, di aver fatto per sei mesi, in attesa del test per accedere alla specializzazione, anche il medico di base durante il periodo Covid, gestendo da neo-laureato un suo pacchetto di pazienti. Un incarico impegnativo, sotto punti di vista diversi rispetto alla strada poi intrapresa per diventare Ortopedico, appassionato, come i colleghi, dalla traumatologia e dunque attratto, in primis, da attività a ben più alto tasso adrenalinico rispetto alle visite ambulatoriali.
“Gli specializzandi sono valore aggiunto per il nostro reparto e non in quanto “forza lavoro”, ma in quanto stimolo giornaliero per gli strutturati” commenta il direttore Piero Poli. “Hanno dalla loro la mente aperta e girando in più ospedali, portano da noi anche le novità che vedono altrove, mentre noi insegniamo loro ciò che siamo in grado di fare, in un perfetto principio dei vasi comunicanti”. Una bella metafora, senza gelosie. Nell'interesse di tutti, pazienti inclusi.
A.M.
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