CM Val San Martino e Lario Orientale: girava ipotesi senza il PD, ora un tavolo con Regione

Fratelli d'Italia pronta a scaricare il PD? Così era sembrato, quando lo schema, di inoltro in inoltro, ha cominciato a girare per essere valutato da tutti i coinvolti. Piergiovanni Montanelli presidente, Simone Scola suo vice. Assessori: Giovanni Bruno Bussola, Luca Tami e Igor Amadori. Questo l'inedito assetto ipotizzato per la Comunità Montana Lario Orientale e Val San Martino da Alessandro Negri e i “suoi”, assegnando la presidenza dell'assemblea o a Malgrate – probabilmente a Francantonio Corti – o a Monte Marenzo. I primi movimenti risalgono già a venerdì, andando a chiedere a Montanelli di sostituire Antonio Rusconi quale vertice, per poi comporre il resto della lista che, neanche a dirlo, non ha ricevuto il necessario sostegno per arrivare ad essere presentata, anche perché, oltre a escludere i dem lecchesi, bhe, non rispettava nemmeno la ripartizione dei seggi tra i due rami dell'Ente – Val San Martino e Lario Orientale – precondizione fino ad oggi posta a base di qualunque ragionamento messo sul tavolo. 
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Non commenta la bozza circolata Luca Pigazzini, “papà”, con altri, dell'altra ipotesi conciliativa avanzata nei giorni scorsi e candidato, in tale schema, vice di Rusconi, con Tami, Bussola e Fasoli assessori. “Poche cose per me devono essere certe: l'alternanza tra Val San Martino e Lario Orientale, con la presidenza che spetta alla Lario Orientale; due posti in Giunta alla Val San Martino, di cui uno per la componente bergamasca. La soluzione che avevamo proposto mi sembrava al migliore al netto di questi criteri, con tutti rappresentati, tutti con pari dignità. Ora se qualcuno decide di stare fuori, vediamo se altri vogliono entrare” aggiunge sulla scia dei ragionamento dei 9 sindaci capitanati di Bussola che hanno bocciato la lista per via dell'esclusione di Simone Scola (inserito come presidente dell'assemblea) che avrebbero voluto anche primo dei supplenti. Evidente l'ammiccamento verso i 4 civici non firmatari della nota di ieri.
“Tutti – ha aggiunto tornando all'ipotesi costruita attorno a Montanelli, escludendo però il PD lecchese - siamo capaci di scrivere liste con nomi. Ma come non accettiamo veti da una parte, non ce ne possono essere nemmeno dall'altra. Poi se qualcuno riesce a arrivare alla maggioranza, io gli batto davvero le mani”.
Nel mentre, pare che in Regione anche Mauro Piazza e Gian Mario Fragomeli abbiano avallato la richiesta, già avanzata da Giacomo Zamperini, di aprire un tavolo dall'assessore Sertori, per provare a dirimere la questione a livello politico. Ma ora ognuno dei 26 comuni dovrà “incasellarsi”, per contare. La Lega ha in mano di sicuro 4 tessere (i sindaci di Calolzio, Lierna, Ballabio e Oliveto) e 5 sono i colleghi con cui hanno fatto fronte comune (Abbadia, Cesana, Civate, Colle e Pescate) in uno schieramento iniziale pro Rusconi che contava anche i 4 Civici “puri” di centrosinistra (Valmadrera, Garlate, Galbiate e Erve); Fratelli d'Italia ha una tessera (Malgrate, con Mandello ritenuto vicino ma non iscritto al partito); il PD ne ha 2 (Olginate e Carenno) con almeno Monte Marenzo, Valgreghentino, Vercurago a corollario. Tutti gli altri potrebbero spostare gli equilibri tra chi fa l'assessore e chi il presidente dell'assemblea, il nodo della vicenda.
A.M.
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