80 anni fa: allarme aereo su Lecco, suonava la sirena

Era il suono della sirena che segnalava alla popolazione l’arrivo di aerei nemici sul territorio di Lecco. Sono passati ottant’anni da quella primavera 1945. I ricordi possono essere nella memoria dei cittadini più anziani, classi ancora numerose nella nostra città e nel territorio.
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Sotterranei di via Ghislanzoni, allora 3, che sono stati rifugi antiaerei. Sono foto del 2001, prima dei lavori di ristrutturazione del complesso
Gli allarmi aerei sono segnati in un diario che venne curato da Ercole Regondi, classe 1920: era addetto al centralino di chiamata dell’UNPA, le squadre di pronto intervento dopo i bombardamenti; avevano sede in un vecchio edificio con ampio cortile di via Cavour demolito ormai da diversi anni per il complesso Isolago. Il centralino telefonico del Comune di Lecco era collegato con la rete di segnalazione aerei di Milano; era operante nell’attuale palazzo civico di piazza Diaz.
Il suono della sirena chiamava la gente a raggiungere i rifugi più vicini. La città disponeva di una mappa di ricoveri sotterranei, presso la stazione ferroviaria e presso lo stesso palazzo municipale. Vi erano rifugi nei cunicoli sotto il campanile della basilica di San Nicolò, avanzi delle fortificazioni sotterranee viscontee ed i relativi collegamenti. Un rifugio super sicuro era ritenuto quello della cantina a solidissime volte nell’edificio di via Ghislanzoni, di fronte al complesso scolastico che ha visto per tanti anni l’Istituto per ragioniere Parini, prima della sede attuale in località Caleotto, nelle vicinanze di villa Manzoni.
Il rifugio “del cortile delle botti e dei sassi” di via Ghislanzoni, allora al civico 3, aveva gallerie di collegamento sotto le due ali del palazzo ed un tunnel che li univa sotto la fascia centrale del cortile. Presentava, così, due possibili uscite. Il rifugio veniva occupato non soli dai residenti del vasto palazzo, ma anche da abitanti dei cortili vicini, come “la curt d’Africa” di via Pizzi-via Appiani, il cortile detto del Frigerio sull’attuale corso Martiri, ed anche altre famiglie degli edifici che si trovavano su via Ghislanzoni verso la Piccola Velocità Ferroviaria.
Gli allarmi aerei di febbraio erano, purtroppo, l’anticipo di altri più intensi bombardamenti, fra i quali quello vicino a via Ghislanzoni, ovvero lo scalo ferroviario della Piccola Velocità, dove c’erano mezzi di locomozione, automezzi militari ed i binari dell’importante linea ferroviaria Milano-Sondrio.
Coloro che erano nei rifugi di via Ghislanzoni possono ricordare come gli aerei vibrassero “sopra la testa” nel volo di abbassamento di quota per mitragliare lo scalo ferroviario. Erano momenti di panico collettivo nel buio del rifugio rischiarato solo da qualche pila, mentre alcuni pregavano ed altri imprecavano.
Comunque, purtroppo, era un anticipo dei bombardamenti molto più intensi del mese di marzo 1945 che provocheranno quattro morti ed otto ferivi, anche gravi, alla Fiocchi Munizioni, in quartiere Belledo.
A.B.
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