Mandello accoglie il nuovo vicario don Andrea Giorgetta
Il 5 gennaio, giorno del suo 36esimo compleanno, don Andrea Giorgetta, originario di Chiavenna, riceve dal vescovo di Como mons. Oscar Cantoni la nomina a vicario della comunità di Mandello del Lario, presso le parrocchie di San Lorenzo, Sacro Cuore, Olcio e Somana.
Il sacerdote, ordinato nella cattedrale di Como il 6 giugno 2019, ha alle spalle un lavoro presso una agenzia immobiliare con un diploma da geometra. Gravedona ed Uniti, il primo “campo” di azione ministeriale. A seguire, la destinazione valtellinese di Berbenno. Domani, domenica 16 febbraio, l'ingresso al fianco di mons. Giuliano Zanotta. Il programma prevede la messa alle 18 al Sacro Cuore, poi l'incontro con il neo vicario in oratorio.
Don Andrea esistono linee guida del suo nuovo mandato, oppure le possiamo già riassumere in: stare con la gente in mezzo alla gente?
Credo che stare con le persone, conoscere le varie storie sia fondamentale per tener viva la vita del prete in una comunità. Tuttavia, ogni esperienza assume colore e significato nel tempo in cui viene vissuta per non rischiare di cadere nel ciclo dell’eterno ritorno cioè il ripetere esperienze, attività, incontri già vissuti in altre comunità riproponendoli a nuovo o copiandoli.
Mandello del Lario la nuova comunità pastorale, già la conosceva o ci sono dei legami con questa nuova destinazione?
Nella vita del prete non esiste la possibilità di scegliere un luogo per poter vivere il proprio ministero ma in base alle necessità della chiesa si è inviati in una precisa porzione di territorio. Se il Vescovo mi avesse inviato in altra comunità pastorale tale sarebbe in attesa del mio arrivo.
Sinceramente non conosco molto Mandello, se non a livello geografico ovviamente.
I giovani di oggi cosa si aspettano dal prete?
Tale domanda andrebbe fatta ai giovani.
Posso cercare di dare risposta indicando accanto ai giovani le famiglie come cardine e pilastri per la vita degli oratori capaci di collaborare con il sacerdote per costruire fondamenta di fede e umanità. Giovani e famiglie insieme possono realizzare grandi cose anche senza la guida di un prete edificando vita vera nelle comunità.
“La grazia della malattia come condizione per annunciare, vivere e condividere il Vangelo”. Parole sue che leggo quale spinta ulteriore nella sua scelta di essere sacerdote?
La malattia è sempre stata un punto interrogativo nel mio cammino vocazionale e di seminario poiché solo “sul campo” si può tramutare in testimonianza viva.
Un sacerdote affetto da una patologia può avvicinarsi alle persone nella semplicità di chi vive sul proprio corpo le stesse fatiche di ogni persona.
Il sacerdote, ordinato nella cattedrale di Como il 6 giugno 2019, ha alle spalle un lavoro presso una agenzia immobiliare con un diploma da geometra. Gravedona ed Uniti, il primo “campo” di azione ministeriale. A seguire, la destinazione valtellinese di Berbenno. Domani, domenica 16 febbraio, l'ingresso al fianco di mons. Giuliano Zanotta. Il programma prevede la messa alle 18 al Sacro Cuore, poi l'incontro con il neo vicario in oratorio.
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Credo che stare con le persone, conoscere le varie storie sia fondamentale per tener viva la vita del prete in una comunità. Tuttavia, ogni esperienza assume colore e significato nel tempo in cui viene vissuta per non rischiare di cadere nel ciclo dell’eterno ritorno cioè il ripetere esperienze, attività, incontri già vissuti in altre comunità riproponendoli a nuovo o copiandoli.
Mandello del Lario la nuova comunità pastorale, già la conosceva o ci sono dei legami con questa nuova destinazione?
Nella vita del prete non esiste la possibilità di scegliere un luogo per poter vivere il proprio ministero ma in base alle necessità della chiesa si è inviati in una precisa porzione di territorio. Se il Vescovo mi avesse inviato in altra comunità pastorale tale sarebbe in attesa del mio arrivo.
Sinceramente non conosco molto Mandello, se non a livello geografico ovviamente.
I giovani di oggi cosa si aspettano dal prete?
Tale domanda andrebbe fatta ai giovani.
Posso cercare di dare risposta indicando accanto ai giovani le famiglie come cardine e pilastri per la vita degli oratori capaci di collaborare con il sacerdote per costruire fondamenta di fede e umanità. Giovani e famiglie insieme possono realizzare grandi cose anche senza la guida di un prete edificando vita vera nelle comunità.
“La grazia della malattia come condizione per annunciare, vivere e condividere il Vangelo”. Parole sue che leggo quale spinta ulteriore nella sua scelta di essere sacerdote?
La malattia è sempre stata un punto interrogativo nel mio cammino vocazionale e di seminario poiché solo “sul campo” si può tramutare in testimonianza viva.
Un sacerdote affetto da una patologia può avvicinarsi alle persone nella semplicità di chi vive sul proprio corpo le stesse fatiche di ogni persona.
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